-Signorino Park, sono molto soddisfatto dei progressi che sta facendo. A cosa devo questo miglioramento?- Il medico lo aveva convocato quel martedì per controllare il suo percorso di riabilitazione. Jimin si sentiva a disagio, quell'uomo insisteva nel volergli leggere dentro e lui non voleva in alcun modo. Sfortunatamente Taehyung non aveva potuto accompagnarlo, in quanto non gli era stato permesso. Il corvino lo avrebbe voluto accanto a sé. -Non lo so... È Taehyung quello che mi obbliga ad assistere alle sedute o a consumare i pasti in mensa.- Mormorò il giovane. A quelle parole gli occhi del dottore s'illuminarono. -Interessante. E dimmi, signorino Park, secondo lei perché fa tutto ciò?- Jimin a quella domanda aggrottò le sopracciglia. In effetti, perché si preoccupava tanto per lui? Il ricordo del loro bacio si affacciò nella sua mente e le sue guance si tinsero di rosso. Da quella notte, i due ragazzi si erano comportati come se nulla fosse accaduto, eppure il corvino avvertiva che tutto era mutato. Ogni qualvolta che il castano soffermava i suoi occhi sulla figura dell'altro, Jimin sentiva il suo cuore accelerare i battiti e le gote andare a fuoco. Il giovane senza professare alcuna parola, intrecciava lentamente le sue mani grandi e calde a quelle del corvino, minute e gelide, continuando a passeggiare per i corridoi, un piccolo sorriso ad increspare le sue labbra. -Non ho alcuna idea del perché lo faccia. Forse per pietà.- Rispose. -Pietà? Perché dice questo, signorino Park?- Il giovane sospirò, facendo vagare lo sguardo per la stanza. -Sicuramente prova della compassione nei miei confronti, per questo è gentile con me. Essendo il mio compagno di stanza, forse si reputa responsabile nei miei confronti.- Nello studio calò il silenzio e Jimin puntò lo sguardo sull'uomo, intento a rigirare la penna fra le dita, pensieroso. -Non le è mai passato per la mente il pensiero che forse lo fa perché le vuole bene e non vuole perderlo?- Quelle parole rimasero impresse nel cuore del giovane. Taehyung lo amava? Taehyung non voleva perderlo? Una risata priva di gioia scaturì dalla sua gola. -No, perché è un pensiero a dir poco ridicolo. Ho imparato a mie spese che nessuno potrà mai amarti così tanto da metterti al primo posto in ogni cosa.- A quel punto il signor Wang alzò lo guardo ed il ragazzo lo sostenne, quasi sfidandolo. -Jimin, l'amore che tu hai sperimentato, non era quello autentico. Una persona che ti ama davvero, non ti avrebbe mai abbandonato. Sei ancora giovane, hai tutto il tempo per trovare ciò che stai disperatamente cercando e forse, lo hai già trovato.-
Taehyung se ne stava seduto nel corridoio, i piedi che picchiettavano nervosamente sul pavimento, attendendo il ritorno di Jimin. Non avrebbe voluto lasciarlo andare da solo ma non gli avevano permesso di seguirlo nello studio del medico. Era passata oramai un'ora da quando lo aveva visto varcare la soglia di quella stanza e la sua preoccupazione aumentava ogni minuto di più. La porta si spalancò d'improvviso ed il castano balzò in piedi. Scorse la chioma corvina di Jimin e con passo svelto si avvicinò a lui. Quest'ultimo teneva lo sguardo fisso a terra e Taehyung sospettò che la seduta non era andata nei migliori dei modi. Senza dire nulla lo avvolse tra le proprie braccia ed il maggiore sussultò. -Va tutto bene. Qualsiasi cosa abbia detto, va tutto bene, Jiminnie.- Sussurrò al suo orecchio. Il giovane annuì e lentamente lasciò che le sue braccia andassero a circondare la vita del castano, stringendosi a lui. -Torniamo in stanza e se vorrai parlarmene io ti ascolterò, d'accordo?- Ancora una volta Jimin non rispose ma annuì soltanto. Taehyung allora lo prese per mano ed insieme s'incamminarono verso la loro cella. Una volta giunti nella stanza, il corvino si rannicchiò nel letto dell'altro, posando il viso sul suo cuscino, odorandone il sentore. Taehyung si sdraiò al suo fianco e lo circondò con le braccia, avvicinandolo a sé. A quel contatto il corpo di Jimin andò in fiamme. Si sentiva così bene. Era al sicuro. Un leggero bacio venne depositato sul suo collo ed il ragazzo si voltò per affrontare il castano. I loro occhi s'intrecciarono e per la prima volta nella sua vita, Jimin desiderò scoprire cosa nascondessero al loro interno. Erano come due magneti neri che lo attiravano inesorabilmente. -Taehyung.- Sussurrò. -Dimmi.- Rispose il giovane. -Perché ti prendi cura di me?- Nel sentire quella domanda, Taehyung abbassò lo sguardo. Avrebbe dovuto dirgli la verità? Ma qual era, la verità? Se glielo avessero chiesto un mese prima, avrebbe risposto che lo stava facendo solo perché era stato costretto dal dottor Wang come alternativa all'incarcerazione. Avrebbe risposto che per lui, quel piccolo uomo non significava nulla. Ora invece non riusciva ad immaginare un giorno senza poter avere il privilegio di ammirare quel viso tanto angelico e dolce. Assaggiare quelle labbra che avevano la forma ed il colore di una rosa appena sbocciata. Era tutto così irrazionale, non si conoscevano affatto, eppure se guardava nei suoi occhi, l'unica parola che si affacciava nella sua mente era casa. E lui desiderava ardentemente un luogo accogliente in cui sentirsi finalmente al sicuro e amato. Jimin era quel luogo. -Perché lo faccio? Perché tu-Disse stampando un tenero bacio sulla punta del suo naso- sei estremamente prezioso ai miei occhi, e mi prenderò cura io di te, da ora in poi.- Per tutta risposta il corvino arrossì e nascose il viso nell'incavo del collo del castano. Quest'ultimo sorrise e lo strinse ancor di più a sé, deciso a non lasciarlo andare.
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𝐿𝑜𝓋𝑒 𝒴𝑜𝓊𝓇𝓈𝑒𝓁𝒻 ☾𝒱𝓂𝒾𝓃
Fanfiction❝I lied because there's no reason to love someone like me❞