capitolo 5

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scusate, apro una breve parentesi, mi piacerebbe sapere se vi piace questa storia o al contrario cosa vorreste cambiassi. :)

aspetto commenti, grazie :)

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erano ormai le 9 di sera, ed ero stremata dopo tutte le rivelazioni della giornata ma non riuscivo a chiudere occhio, Hannabel mi avrebbe detto -Di, tu hai bisogno di un ciccio!- Mio Dio, quanto aveva ragione, avevo bisogno di una bella scopata con qualcuno che non cercasse di bucarmi la giugulare con i suoi canini. Ero stanca di essere circondata da stupidi succhiasangue, anche se dovevo ammetterlo, non erano niente male da osservare, peccato che fosse una cosa tipo: guardare e non toccare. Sempre che non volessi essere vista come la puttanella a cui tutti possono accedere, quindi o non andavo con nessuno a parte Vincent quando gli girava o andavo con tutti, perdendo i privilegi per cui avevo lottato, mi avrebbero vista come un corpo su cui soddisfarsi, e non era quello che volevo. Ero raggomitolata sotto le coperte quando la porta si spalancò in modo molto poco cerimonioso, sussultai, ma non mi mossi, cercavo di fingere di dormire.

-Diana- la voce severa di Vincent mi chiamò. Cosa avevo combinato stavolta? risposi, e continuai a respirare piano, avrebbe di certo sentito se avessi accelerato il respiro al suo richiamo. Avrei voluto buttarlo fuori da camera mia e non farlo entrare finchè non avesse bussato in maniera cortese e io l'avessi lasciato entrare.

- Piantala! lo so che sei sveglia- cazzo, vaffanculo te e il tuo intuito! scostai appena le coperte da sopra il viso e lo osservai arrossendo e gli feci un debole sorriso.

-nel mio ufficio tra dieci minuti- mi lasciò lì di sasso uscendosene dalla stanza, con lui era entrata una guardia e mi cadde l'occhio sul suo pacco, Dio solo sa quanto ero arrapata quel giorno. Rialzai gli occhi e incrociai lo sguardo malizioso della guardia incrociare il mio, se ne era accorta. Dannazione, che figura di merda! l'unica cosa che volevo era restarmene a letto a dormire e invece mi toccava alzarmi, tornare a fingere e affrontare la realtà.

Quindici minuti dopo mi trovavo di fronte all'enorme portone dello studio di Vincent e bussai delicatamente, senza aspettare risposta aprii appena la porta e sgusciai dentro, ma mi ritrovai inchiodata alla porta dallo sguardo d'acciaio del vampiro, poche erano le volte in cui lo avevo visto tanto arrabbiato e preoccupato.

- strano, ero sicuro di averti detto dieci minuti- ci rimasi malissimo, per quanto lo odiassi, non mi si era mai rivolto con un tono tanto aspro. Era il momento di calarsi nella parte. Corrugai la fronte e lo guardai preoccupata e ferita.

-le chiedo scusa ma..-  non feci in tempo di finire la frase se si alzò di scatto e mi assestò un ceffone in piena faccia, rimasi impietrita. Avevo tanta voglia di tirargliene uno  forte il doppio, ma al contrario lo osservai ferita e lacrime calde iniziarono a solcarmi il viso.

-non piangere- mi disse, il tono duro, d'acciaio, che cazzo gli prendeva?? schifosa sanguisuga. peccato per lui, ma non avevo alcuna intenzione di smettere di piangere, anzi, piansi nel modo più patetico e fastidioso che conoscessi. Nascosi il viso tra le mani e continuai ad essere scossa da singhiozzi.

-perchè?- strillai stra una lacrima e l'altra osservandolo negli occhi. il bastardo non aveva intenzione di cedere! mi prese per un braccio senza tante cerimonie e mi spinse addosso alla scrivania, alla quale fino a poco fa era seduto, cercando di attutire l'impatto urtai con il gomito una boccetta d'inchiostro che si rovesciò ad inzuppare tutta la scrivania. cazzo! Mi girai per cercare di salvare qualche foglio dal liquido nero. in un attimo fu su di me mi sollevò per i fianchi sbattendomi sul tavolo di mogano, ora ero io ad essere completamente imbrattata di inchiostro. che diavolo stava facendo?!

-cosa state facendo?!- gli strillai contro, avevo la voce da isterica, ma che altro potevo fare?

-non eravate voi che avevate detto di amarmi?-

-per questo mi state malmenando?!- stavo raggiungendo il limite della pazienza così come della voce. Ero piegata a 90° davanti a lui sulla scrivanie e mi rendevo conto di non essere esattamente in una bella situazione. il liquido nero imbrattava tutto il mio viso e il bustino celeste con rifiniture argentate, uno dei miei preferiti notai con dispiacere, ma al momento avevo ben altre urgenze. sentì la sua mano sollevare la sottogonna e risalire son foga sulle mie cosce. oddiooddiooddio!

-lo senti che effetto che hai su di me?-  disse emettendo un grugnito. Spinse il suo bacino contro di me e lo sentii. porca puttana, ero fottuta.

acta est fabulaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora