capitolo 6

147 8 2
                                    

Potevo sentire attraverso la spessa gonna la sua erezione puntarsi contro il mio sedere. In che razza di casino mi ero ficcata stavolta? imprecai dentro di me. La mano che stava risalendo la gamba si fermò e si scostò ed emisi un sospiro di sollievo. Quando capii che si stava affacendando invece a slacciarmi il bustino mi si raggelò il sangue, stavolta sembrava davvero intenzionato ad andare fino in fondo. Sentivo la sua brama di possedermi, lo percepivo dai suoi movimenti, dalla sua postura, era completamente partito per la tangenziale con la testa.

-non è così che speravo di dimostrarle il mio amore- dissi con le lacrime ali occhi, cercai di girarmi per guardarlo in faccia ma non me lo permise, ani premette ancor di più il mio busto sul tavolo, quando slacciò tutto il bustino emise un ringhio di approvazione.

-avevi ragione Diana, questi bustini sono davvero una tortura, dovremmo provvedere per qualcosa di più pratico- ghignò.

mi abbracciai il corpo con quanta più forza avevo per impedirgli di sottrarmi quell'unico pezzo di stoffa che divideva la mia pelle nuda dalle sue luride manacce. a poco servì perchè in un battibaleno era chino su di me con le mani sui miei seni bagnati dall'inchiostro, ci avrei messo un'eternità a ripulirmi. dannazione! cosa posso fare per togliermelo di dosso? la mia mente sembrava congelata o andata in pappa, non so; fatto sta che non funzionava come avrebbe dovuto, dandomi un buon consiglio per sottrarmi ai suoi artigli. Una mano che mi stuzzicava un capezzolo scivolò giù sempre più giù. pregavo perchè si fermasse.

-mio Dio, sei così sexy piccola- un brivido di disgusto mi scosse e lui lo interpretò come un sinonimo di piacere, tant'è che mi sorrise soddisfatto sopra la spalla. Infilò la mano nelle mie mutande e iniziò a giocherellare con il mio clitoride. Cercai di sottrarmi, ma il suo corpo su di me era come una tomba. avevo il viso sporco di inchiostro e lacrime che non cessavano di scendere, e per intenderci, queste non erano più finzione, non riuscivo più a controllarle. Evidentemente credette dovessi essere pronta, perchè si avvassò i pantaloni del gessato e senza neanche finire di spogliarmi mi penetrò. non c'era dolore fisico, solo vergogna e umiliazione.

-ti piace puttanella?- gridò nel pieno dell'estasi, mi venne quasi subito dentro, non era mai stato famoso diciamo per le sue.. performance. Si rimise a posto l'uccello e tirò su la zip come se niente fosse. era vero, avevo bisogno di una scopata, ma questa non poteva definirsi tale. mi accasciai ai piedi della scrivania e continuai a singhiozzare. Si voltò per uscire tutto soddisfatto quando la porta gli si spalancò di fronte.

acta est fabulaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora