capitolo 2

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-Diana! Mia cara, che piacere vederti, oggi sei davvero radiosa- abbassai lo sguardo e arrossii leggermente, presi tra le mani dei bordi della gonna e iniziai a torturarli.- monsieur, voi siete davvero troppo generoso! Non merito tante attenzioni da parte vostra- alzai lo sguardo e incontrai il suo, lo riabbassai subito, arrossendo di nuovo. Verme, guardalo, riesce a malapena a tenere gli occhi fermi sul mio viso senza lasciarli vagare sul mio corpo. – cosa c’è?  qualcosa ti turba forse?- sì mi “turba” la tua presenza, schifoso! Lasciai andare di scatto la gonna che stavo torturando e strinsi le braccia intorno al corpo, feci qualche passo verso di lui, poi indugiai e alzai ancora lo sguardo ad incontrare il suo, corrugai la fronte, aprii la bocca per dire qualcosa, ma la chiusi e rimasi in silenzio a guardarlo preoccupata. – oh suvvia! Sai che puoi dirmi qualsiasi cosa tu voglia, dai vieni qui- accompagnò le parole ad al gesto di battere sulle sue ginocchia. Mi si raggelò il sangue nelle vene vuole davvero che mi sieda in braccio a lui?? Oh mio dio! Ok, calma, calma, calma! non vorrai mica rovinare tutto per questo? Gli feci un sorriso timido e con delicatezza mi sedetti sulle sue ginocchia e appoggiai la testa al suo petto. Ma non potevo resistere a tanto così mi alzai di scatto e mi preoccupai di mettere una certa distanza tra di noi. Vidi la sua espressione rabbuiarsi, si stava arrabbiando, dovevo sistemare tutto, così presi le redini della situazione, dovevo stare attenta a non farmela sfuggire di mano – devo dirle una cosa importantissima!- dissi corrucciando la fronte. – ti ascolto- mannaggia! Devo rimediare, era il momento! Devo sganciare la bomba. –io…- indugiai, e lacrime calde iniziarono a scaturite dai miei occhi, vidi il suo viso distendersi, raccolsi tutte le forze e.. – io la amo!- lo urlai con tutto il fiato che avevo in gola e vidi i suoi occhi strabuzzarsi come quelli di un pesce ottimo Diana! Continua! Non lasciargli spazio di ripresa!iniziai a singhiozzare più pesantemente ora e mi gettai ai suoi piedi urlando –mi dispiace! Mi dispiace!-avevo ancora abbassato lo sguardo ma mi prese il mento e mi indusse a guardarlo negli occhi, dove potevo leggervi la sorpresa. Non era certo cosa facile stupire un vampiro di più di 500 anni, eppure.. Me 1-0 vecchio vampiro. Allora mi alzai e per concludere l’attacco con sguardo supplichevole, ancora scossa da tremiti mi sedetti sulle sue ginocchia e mi accoccolai sul suo petto, avevo i conati di vomito, ma tutto stava procedendo alla grande. La parte più difficile però non era ancora arrivata, tra breve mi avrebbe preso la mano per controllare i miei sentimenti, era un suo particolare potere e dovevo sfruttare bene quest’occasione, se avesse riscontrato che i miei sentimenti fossero veri, allora l’avrei avuto in pugno, altrimenti avrei perso la sua fiducia econ essa ogni speranza di libertà sarebbe sfumata con i pochi privilegi che mi aveva piano piano concesso. Il vecchio bastardo sembrava non voler aggiungere niente, ma mica volevo rimanere in quella posizione per l’eternità così ripresi- mi spiace, ho rovinato tutto, vero?- sentì un sospiro sfuggire dalle sue labbra. –ma no cara! Come potresti mai rovinare tu qualcosa? Tanto più facendomi l’onore di includermi nel tuo piccolo cuore mortale, mi consenti?- mi porse la mano e io vi poggiai sopra la mia lasciando che il mio cuore si riempisse di amore per quell’uomo che mi aveva tratta in salvo dalla povertà e dalla miseria, guardai i suoi occhi erano rossi ora, rossi come il sangue che prendeva dalle sue vittime, all’inizio mi spaventava quando si tingevano di porpora, ma poi avevo imparato ad amarli e molte volte lo osservavo di nascosto mentre si nutriva, era uno spettacolo che molti avrebbero descritto macabro, ma non io, lo trovavo affascinante, e molte volte mi sono chiesta come ci si senta a stare in un modo così intimo tra le sue braccia, e quando sentivo percorrere il corridoio da alcune donne nel pieno della notte dirette alla sua camera, dirette altra le sue lenzuola, tra le sue braccia e nel suo cuore. Mi avrebbe mai amata come amava loro? Ogni volta che lui giaceva con altre sentivo le fiamme ardere nel mio cuore, e non mi capacitavo, giuro, non capivo da cosa fossero causate, ma poi era stato tutto più chiaro,era gelosia. E solo quando era in mia compagnia questo strano sentimento sembrava placarsi, avevo iniziato a dipendere da lui, molte volte, quando mi chiamava per andare nella sua stanza rifiutavo, e il mio petto ardeva di rabbia per la necessità incontrollata che provavo per lui. Strinsi la mia mano nella sua più forte e mi appacificai ancora di più, il contatto con la sua pelle mi faceva sentire bella, desiderata e amata. E non c’era cosa che bramassi di più nella mia vita, mi rilassai contro il suo petto e inspirai il suo profumo, sapeva così di buono. all’improvviso lui interruppe il contatto e lo sentì uscire dalla mia mente, fu allora che mi sentì così sola a aprii gli occhi guardandolo sconsolata, non mi voleva già più? – ora ho degli affari da sbrigare ci rivedremo dopo- fece per alzarsi, così mi scostai e lui mi diete un buffetto sulla testa accompagnandolo con un bacio sulla fronte.  Bleah! Delle lacrime calde iniziarono a sgorgarmi dagli occhi- mi sta abbandonando?- mugonai patetica- cosa? No!che sciocchezze, verrò a trovarti tra poco nella tua stanza- abbassai lo sguardo mentre le lacrime non accennavano a fermarsi, tirai su il moccio col naso (molto poco elegante, lo so) – non posso rimanere qui?- * sguardo da cerbiatta sola e abbandonata * -e va bene- lasciò andare queste parole con un sospiro, detto questo se ne andò dalla stanza.

Eccellente! Davvero eccellente! Davvero! Sono un’attrice mancata. presi un lembo della gonna e me lo strofinai dove, fino a poco fa le sue labbra mucose avevano sostato sulla mia fronte. Lo sapevo, lo sguardo da cerbiatta funzionava sempre! iniziavo dopo tanto tempo a vedere la fine di questo tunnel e mi lasciai cadere sul divanetto sul quale fino a poco fa aveva sostato quel brutto culone ma nel posto di fianco: avevo sempre evitato ogni suo contatto come la lebbra. Decisi che per questa notte era stato abbastanza, così decisi di addormentarmi sul divano anziché sul letto per evitare che si facesse strane idee in quel suo cervelletto malato.

acta est fabulaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora