Capitolo secondo

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In paese.



Alcune gocce di pioggia caddero dal cielo, mentre la piccola processione accompagnava il corpo di Jocelyn alla cerimonia funebre.

Amici e conoscenti si erano radunati quel mattino dinnanzi alla casa di Luke per sostenere lui e Clary, anche solo con strette di mano e parole d'affetto.

Luke era distrutto.

Clary, gli occhi gonfi e rossi, aveva reso l'ultimo onore alla madre vestendola con l'abito della domenica, di un rosa pallido con piccoli fiori ricamati sull'orlo e il merletto intorno al collo.

Era il suo abito preferito, nonché il più bello che possedesse.

Trai capelli aveva deposto dei piccoli fiori di campo, provando a creare una coroncina per quanto possibile.

Poi Luke le si era avvicinato, stringendole le spalle in un gesto di amorevole conforto e l'avevano caricata sul carro del mugnaio,avvolta da un lenzuolo bianco.

Alec affiancava Clary insieme a Simon, mentre altri membri della servitù di Villa Bane li seguivano, tra singhiozzi e mormorii sommessi.

Alec non era abituato a piangere, non lo faceva più da quando era bambino.

In quel momento la sua espressione era afflitta, vuota. Così simile a quella del dottore.

Si chiedeva come sarebbero andate le cose per Clary e se Luke si sarebbe mai ripreso.

Come sarebbero andati avanti senza Jocelyn.

A questo pensava, mentre osservava la ragazza dai capelli rossi stringersi nell'abbraccio protettivo di Simon.

In chiesa, il prete tenne un piccolo discorso, commemorandola per la donna buona e d'animo gentile che era. E quando giunsero al cimitero,tutti le dettero l'ultimo saluto porgendole un fiore ciascuno.

Dopo sua madre Maryse e il piccolo Max, anche Alec depose un fiore nella fossa, ai piedi della piccola croce di legno infilzata nel terreno umido.

Quandola sepoltura fu ultimata, la piccola folla si disperse e ognuno dei presenti ritornò alle rispettive case.

Alec si incamminò sotto la pioggia sottile, diretto alla villa.

Non riusciva a pensare ad altro che a Jocelyn, al suo sorriso e alla nebbia che avvolgeva la barca che l'aveva ritrovata.

Sospirò.

Probabilmente era un fiore troppo fragile per i venti di questo mondo.






Villa Belcourt.



Il duca Valentine Mongerstern entrò nel boudoir di Camille Belcourt senza bussare, scuro in volto.

La marchesa era in piedi, nella stanza avvolta da una luce soffusa, trai tendaggi cremisi e i toni caldi del mobilio e della tappezzeria.

Indossava soltanto un corpetto di seta rosso e nero, con ricami arabescati e merletti sui bordi.

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