Capitolo 46

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Tindari's Pov

Dopo essermi vestita comodamente scesi da Zayn, dovevo aiutarlo ad aprire i miei scatoloni.

"Eccomi amore!"

"Piccola mia!"

Mi strinse i fianchi e tirandomi verso di lui mi bació dolcemente, le sue labbra perfettamente attaccate alle mie scatenarono l'inferno nel mio stomaco.. sorrisi sulle sue labbra e gli accarezzai i capelli.

"Pronta Smith?"

"Certo, io sono nata pronta!"

Mi porse un taglierino e io lo afferrai piano, tirai fuori la punta e mi avvicinai a uno scatolone mentre Zayn cominciò ad aprirne un altro.

Strappai lo schoc e l'aprii.

Dentro c'era il mio album e tutte le foto di quando ero piccola, mi sedetti sul divano portando lo scatolone ai miei piedi.

Sfogliai il mio diario segreto, non era un diario comunque quello.. ci scrivevo solo quando mi autolesionavo e poi macchiavo la pagina di sangue.

Lessi in mente la prima pagina.

"Warrior? Dimmi Demi come faccio ad essere una guerriera?

Sono sempre stata un esempio di ragazza per tutti, ma nessuno ha mai capito che io sono sbagliata.

Ricordo i momenti passati a giocare con le barbie, amavo il suo sorriso disegnato perfettamente, perché io ora non posso averlo?

Mi sento una stupida a dover iniziare a scrivere di cosa provo quando mi faccio male..

Semplicemente due parole: sto bene!

Impugni quella cosina in mano e ti senti potente, la tua adrenalina sale e poi passi più volte il metallo freddo e a volte scorticato sulla pelle.. il sangue cola, schizza e scende su tutto il braccio.

Ridi, sei felice.. ma dopo? Svanisce tutto.. perché quella risata e quei sorrisi sono solo illusioni.

I film mentali di una stupida come me.

Eppure io non volevo arrivare a questo schifo, la dipendeza più brutta è questa.. non è il fumo, non è la droga..

Smetterla? Per cosa poi? Per chi continuare ad andare avanti? Per te stessa?

Io mi odio.

Odio il mio seno piccolo, le mie braccia, le mie cosce, le mie labbra, i miei ricci.. odio tutto..

Lo so, l'autostima è andata a farsi fottere..

Cosa sono io per questo mondo? A cosa servo io?

Per la mia famiglia potevo anche non nascere, sono il loro errore.

Per i miei "amici" sono invisibile.

Per me stessa non sono niente.

Morire adesso o più tardi non conta per me.. prima o poi chiederò gli occhi, preferisco morire di una malattia del sangue.

Si, causata dal metallo della lametta smontata dal temperino della mia compagna di banco, me l'aveva lanciato addosso per farmo male così adesso è completamente smontato.

Mio fratello mi ha visto con il cacciavite in mano mentre levavo la vite, che teneva ferma la lametta al temperino,piangevo quel giorno.

Ficcata nella scocca del cellulare per poi piangere ancora..

Diana.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora