cɦɑptɛʀ ɛʆɛѵɛɳ

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Sospirò rumorosamente per l'ennesima volta. Era forse l'unico segno di una sottospecie di interazione con la realtà.

Quella notte non aveva chiuso occhio, non poteva. Non appena l'avrebbe fatto, sarebbe stato colpito dagli incubi, e dal nero che le palpebre chiuse creavano al suo sguardo sarebbe emersa l'immagine di un amico prezioso su un letto di ospedale.

Non lo accetto.

La lotta contro la verità fu davvero difficile. Bakugou si aggrappava ad un flebile barlume, alla speranza che tutto quel che stava accadendo non era nient'altro che un sogno poco divertente. Anzi, di divertente non c'era proprio nulla.

Ma come aveva avuto l'illusione di una nuova compagna di classe poteva averla anche sul suo migliore amico, no? Certo, uno scherzo, una sorta di punizione per la sua ignoranza e per aver mancato di rispetto all'unica persona che lo amava nonostante i suoi difetti.

Quella mattina sarebbe tornato a scuola e lo avrebbe trovato al suo posto, giusto?





Sbagliato.

Purtroppo persino lui sapeva di sbagliarsi, ma ci sperava almeno un po.

Invece di dirigersi a scuola come doveva fare, i suoi piedi lo portarono all'ospedale.
Ricordava perfettamente le scale e i corridoi percorsi il giorno prima, con uno stato di affaticamento tale che sarebbe potuto morire da un momento all'altro.


Non lo accetto Pensò mentre arrivò di fronte alla sua stanza. Dentro vi era il silenzio, mentre nei corridoi vi era un via vai di dottori, infermieri e persone in attesa.


Bakugou avvicinò la mano alla maniglia ma esitò.
Fino a qualche giorno fa poteva dire con fermezza di non conoscere il senso della paura, invece in quel momento ne era totalmente avvolto.
Avrebbe avuto il coraggio di affrontare la situazione? Di riuscir a guardare colui che gli era da sempre sembrato una fortezza indistruttibile ridotto ad uno stato di incoscienza? Di poter per la prima volta parlare con lui ma non esser ascoltato?


Non era certo di esserne in grado.
Bakugou si era sempre dimostrato come quello ferrato di turno, capace di ogni cosa, ma quello andava oltre i suoi limiti.

Kirishima... Perché... Mi tremano le gambe?

Sperava di esser aiutato dalla sua voce, ma ovviamente non arrivò. Non la sentiva da tre giorni circa ma per lui sembrava esser passato più tempo, tanto da essersene quasi dimenticato.

Non voglio dimenticarmi di te.

Riuscì poi a decidersi pensando ad un Kirishima che sorrideva raggiante seduto sul letto per un controllo, una visione che purtroppo sfumò in un secondo, non appena lo vide invece in posizione supina sul letto.

Richiuse la porta alle sue spalle, come se il casino del corridoio potesse disturbarlo, poi gli si avvicinò cauto per lo stesso motivo.
A dirla tutta voleva interrompere quel suo sonno profondo, voleva addirittura urlare pur si svegliarlo.
Ma l'amico non stava semplicemente dormendo; Kirishima é quel tipo di ragazzo che dorme in posizioni strane, distruggendo il letto, con la bocca spalancata e un rivolo di bava che gli cola dalle labbra.
Era tutto diverso dalla realtà delle cose, era tutto così anomalo, e faceva male.

Kirishima... Bakugou si sedette sullo sgabello affianco al letto, lentamente, e subito dopo allungò la mano verso la sua. La presa fu delicata, la alzò e fece intrecciare le dita alle sue, ma al suo tocco Kirishima rimase impassibile.

Bakugou si concentrò su quel contatto come se bastasse soltanto quello per farlo riprendere. Una debole e crudele illusione, purtroppo.
Ed ancora una volta si rese conto di quanto voleva averlo vicino, il vigoroso desiderio di sentirlo suo, di sentire le sue mani di strette alle sue, di sentire le sue potenti braccia avvolgerlo in un abbraccio possessivo, ed di sentire quelle sue labbra sigillarsi alle sue.

Sì, il desiderio di baciarlo emerse nella sua mente come una boa fino ad ora trattenuta in profondità di forza. Una brama ardente con un persistente dubbio, se quei denti aguzzi, che rendevano il rosso così accattivante, potessero render il bacio letale dal quale difficilmente la lucidità poteva sopravvivere.

Ma Bakugou sapeva che non avrebbe potuto provarlo; Kirishima non aveva interrotto il suo sonno neanche per un istante.
Era quel che si meritava dopo tutto, Bakugou non si lamentò più di tanto, prima era stato lui ad ignorarlo: Kirishima lo stava ripagando con la sua stessa moneta, seppur tutto quello non era volontario.

Perdonami... Kirishima... Bakugou si sentiva così colpevole.
Nella sua vita Bakugou era consapevole di aver ferito i sentimenti di più di qualcuno, ex amici delle elementari o medie, specialmente a Deku -e per quest'ultimo continuava a farlo- e non se ne era mai importato perché lui era superiore a tutti e poteva permettersi questo ed altro. Almeno era quel che pensava.
Invece, per la prima volta, Bakugou percepì una sensazione davvero dolorosa, la sensazione che Kirishima aveva sempre cercato di evitare perché solo così il suo cuore poteva definirsi virile.

Il rimpianto.

"Un cuore virile per me é una vita vissuta senza rimpianti" é quel che si era detto prima di confessargli i suoi sentimenti.

«Kirishima...» Bakugou lasciò cadere la testa sul materasso, premendo il viso su quest'ultimo «A quanto pare... Il mio cuore non é così virile come te lo aspettavi...»

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