cɦɑptɛʀ tɦiʀtɛɛɳ

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Bakugou aprì lentamente gli occhi.
Non sentiva più nulla, sembrava esser tutto scomparso. O forse era lui ad esser scomparso, vedeva solo bianco e sentiva un atroce dolore alla testa.

Poco prima ricordava di star correndo in preda al panico, ricordava delle grida ed infine una luce abbagliante.
Qualche secondo dopo, che parvero molto più lunghi, sentì nelle orecchie il potente stridere degli pneumatici contro l'asfalto.

E fu subito tutto chiaro: quelle luci appartevenano ai fari di una macchina e quelle grida eran perché Bakugou si era gettato a capofitto in mezzo alla strada.

Il resto della vicenda sembrava quasi scontato.



Bakugou sussultò all'improvviso e il mondo riprese il suo regolare percorso.

Sentiva il duro e freddo asfalto sotto il sedere e un lacinante dolore che partiva dall'osso sacro.
Non avvertiva ulteriori dolori, per cui lo scontro con l'auto non era avvenuto, era semplicemente caduto all'indietro.

Si sforzò vedere meglio, non aveva la pazienza di aspettare che la vista si ridestasse, contando poi che i dolori alla testa e al sedere lo rendevano ancor più irrequieto. Doveva sapere cosa era successo.

Non riuscì a distunguere perfettamente le forme dell'auto, i fari lo accecavano ma nonostante questi riuscì a vedere la presenza di qualcuno tra lui e il mezzo.

«K-Kacchan?»

Midoriya si trovava a qualche passo da Bakugou, teneva le mani sul muso della macchina, le gambe erano leggermente piegate e i piedi affondati in dei solchi non tanto profondi, creatosi durante lo scontro.
Il suo corpo era circondato da scariche elettrice di colore verde che lo rendevano quasi fosforescente, e non riportava alcuna ferita.

Ormai sicuro che la macchina non si muovesse più, fece qualche passo indietro, liberando i piedi dai solchi, e si voltò verso l'amico d'infanzia «Stai bene, Kacchan?»

Bakugou non aveva parole per esprimersi, ne aveva le forze di scacciare malamente Iida che lo stava aiutando a rimettersi in piedi.

Normalmente, Bakugou sarebbe andato su tutte le furie: Midoriya lo stava aiutando senza che lui ne avesse richiesto il bisogno, si stava sentendo superiore -secondo la sua logica. Sarebbe stato persino riluttante nei confronti di Iida ma in fin dei conti se Bakugou non avesse avuto la testa delirante, sarebbe riuscito da solo ad evitare lo scontro con la macchina, anzi non si sarebbe nemmeno buttato per strada senza ragione.

I suoi compagni di scuola tirarono un sospiro di sollievo nel vedere che ne lui ne Midoriya erano rimasti feriti.
Persino le persone all'interno dell'auto non riportarono ferite, per fortuna, e scesero dalla vettura per assicurarsi anch'essi dell'incolumità dei ragazzi.

«Oddio, scusatemi! Non ho fatto in tempo a frenare!» esclamò un uomo.

«Non si preoccupi, siamo noi ad esser spuntati all'improvviso.» gli rispose Midoriya.

La donna li vicino sospirò «Per fortuna nessuno si é fatto male.»

Bakugou riconobbe subito le loro voci, infatti spostò con poca curanza Midoriya che gli stava davanti e confermò i suoi dubbi: i proprietari della macchina erano i genitori di Kirishima.

«Che... Che ci fate qui?» domandò.
I due non si stavano dirigendo in ospedale, Bakugou lo dedusse dal fatto che l'ospedale era da tutt'altra parte; lo trovò veramente strano. Per quale altro motivo dovevan esser lì?

«Volevamo venirti a prendere.» disse rapida la donna «Sembri tenere molto a nostro figlio e non potevamo non renderti partepice della cosa.»

Fu subito palese che Bakugou non stesse capendo, sapeva solo che c'entrava con Kirishima e s'era messo sull'attenti. Richiese spiegazioni con lo sguardo, per cui l'uomo prese la parola.

«Ci hanno chiamato dall'ospedale. Hanno trovato il modo di salvare Eijirou.»

Salvare Eijirou.
Hanno trovato il modo di salvare Eijirou.
Le parole rimbombavano come eco nella sua testa. Erano cosí concise e chiare, erano come una dolce carezza sopra un punto dolorante. Qualcosa stava rinascendo in Bakugou, qualcosa che aveva perso per distrazione durante quelle cupe e pesanti giornate.

La speranza.

•••

Bakugou arrivò in ospedale assieme ai genitori di Kirishima. Gli altri ragazzi si arrangiarono con il taxi e arrivarono qualche minuto dopo rispetto a loro, ma riuscirono ad esser tutti presenti quando il dottore annunciò la situazione.

«Inizialmente non era chiaro il modo più adatto per affrontare il malore di Eijirou ma per ogni evenienza abbiamo fatto richieste a numerosi ospedali del paese e non.
La situazione del giovane é precipitata da un giorno all'altro e l'unica cosa che può salvarlo é un trapianto di cuore. Questa delicata operazione consiste nella sostituzione del cuore malato con uno perfettamente funzionante e compatibile con il ricevente.»

«E voi avete un cuore compatibile con il corpo di Eijirou?» domandò il padre.

«No.» rispose secco.

Il silenzio calò nella stanza e nessuno sapeva a cosa pensare. Anzi, il dottore non li diede proprio il tempo di pensare, che sorrise.

«Ma avendo fatto richieste a molti ospedali, a risponderci é stato quello di Aomori, annunciando di avere un cuore compatibile per il nostro paziente. Arriverà in serata e potremmo subito iniziare il trapianto.» si tolse gli occhiali con fare calmo, per poi incontrare gli occhi sfavillanti di chi aveva di fronte «C'é da ritenersi non fortunati, di più. Le risposte a questo tipo di richieste possono presentarsi a distanza di anni.»

Gli animi di tutti si scaldarono in un istante, un profondo peso che massacrava il loro cuore scomparve. Quell'improvviso e piacevole stato di leggerezza evocò in ogni persona presente un emozione molto forte, che i piú delicati di spirito non riuscivano a contenere e sfogavano con lunghi lucciconi.

Bakugou però fu lento a concepirne il significato, quel muro di disperazione che lo aveva circondato per tutto quel tempo era difficile da abbattere.
Aveva subito fin troppe prese per il culo dalla vita di recente, lo aveva deriso in un momento critico, e ovviamente non fu rapido a comprendere che quella notizia era veritiera.
Temeva in un'ennesima e crudele illusione.

Ma non era un illusione.

Bakugou lo capì qualche ora dopo, quando il dottore a fine trapianto andò di persona ad annunciare la perfetta riuscita dell'operazione.
La stessa persona che lo fece cadere in depressione riuscì a tirarlo fuori dalle tenebre in cui era sprofondato.

Kirishima é salvo, sta bene  pensò con somma gioia, avrebbe persino potuto urlarlo ma riuscí a contenerne l'istinto, si tenne stretta quella notizia con gelosia come se fosse un prezioso tesoro.

Presto sarebbe tornato tutto come prima: Kirishima sarebbe tornato a scuola, avrebbe continuato ad perseguire i suoi obiettivi, sarebbe uscito con gli amici come ogni sabato sera.

E Bakugou, dalla sua parte, gli avrebbe finalmente concesso il rispetto che si meritava e avrebbe risposto alle sue domande.

Le loro vite potevano definitivamente cambiare.
Dovevano solo aspettare.
Di certo, ne sarebbe valsa la pena.

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