" Caro Diario..
è passata una settimana circa dal giorno del diploma di mia figlia.
Sono così fiero di lei, spero che riesca a costruirsi un futuro brillante seguendo solo ed esclusivamente il suo cuore. Fin da quando ero un bambino, la mia ricca e facoltosa famiglia mi ha sempre tarpato le ali, distruggendo tutti i miei sogni e spazzando via ogni briciola della mia innocenza sovraccaricandomi di responsabilità e doveri.
Io volevo fare l'attore di teatro, e ancora oggi riesco a sentire le fragorose risate di mio padre quando glie lo comunicai.. - Cosa vorresti fare, tu? - diceva - Ho messo al mondo un uomo o una femminuccia secondo te? Non ti lascerai mica condizionare dalle stronzate di tua madre! Tu lavorerai con me, nell'azienda di famiglia, inoltre la più ambita della città! E sappi che, nella mia casa non c'è posto per fantasticare, figliuolo, se non per creare delle storie da prima pagina che faranno impazzire il nostro bramoso ed affamato pubblico! - esordiva con enfasi infine.
Non ne capivo niente allora, però sapevo che non mi sarebbe piaciuto.
Anche se ammetto che i primi tempi fu abbastanza divertente e motivante, il lavoro del giornalista proprio non mi si addice.
Ma tornando a mia figlia, Aurora, la luce dei miei occhi.. qualsiasi strada decida di intraprendere io l'appoggerò sempre e comunque, senza indugio, senza dubbi ne pregiudizi. Perchè per un figlio è importante, oh eccome se lo è, sentirsi apprezzato e sostenuto, anche per le cose più misere.
Peccato solo, caro diario, che non potrò farlo ancora per molto.. sostenerla intendo, per lo meno.. in maniera fisica.
Mi hanno diagnosticato da poco un'encefalopatia, che tradotto sarebbe una sorta di tumore allo stomaco o giù di li e, no, non mi resta molto da vivere.
Mi piange il cuore all'idea di doverlo comunicare alla mia famiglia... non sono ancora pronto a lasciare questa vita, seppur tanto complessa e tormentata.. non sono pronto a lasciare la mia parte del letto matrimoniale vuota e la mia adorata Flor a piangere desolata per lunghe nottate.. non sono pronto a lasciare una figlia così giovane ed innocente alle sfide del mondo, così crudele, che piomberanno su di lei.. e non sono pronto a dover cantare proprio ora, ad espiare le mie colpe più cupe e profonde.. non sono pronto.. non ce la faccio.. ".
Calde e copiose lacrime mi rigano il volto e non so ormai quanti singhiozzi mi stiano sconquassando il petto da circa mezz'ora.
Rischio di bagnare il prezioso diario, così lo richiudo e lo ripongo in un cassetto.
Mi prendo la testa fra le mani, tirandomi qualche ciocca per la frustrazione. La mia bocca è contorta in una smorfia di dolore, dovuta al mio impulso di cercare di trattenere le grida e al fatto di non riuscirci tanto bene. Il mio corpo tremante, scosso dal pianto, è pervaso da una sensazione di debolezza esagerata che mi fa accasciare a terra.. ed il tutto, mi fa perdere in un limbo di emozioni che non credo alcun essere umano riuscirebbe a sopportare.
" Dio, perchè mi stai facendo questo.. " - domando tra un singhiozzo e un altro - " Perchè proprio io? Perchè devo sopportare tutto questo proprio io? Cazzo! " - mi rendo conto di star perdendo il controllo quando afferro di netto la pinzatrice sulla mia scrivania e me la punto alla gola.
Ho bisogno di porre fine a tutto questo.. ma grazie al cielo, uno spiraglio di luce mi si profila davanti, e quella luce.. sono gli occhi di mia figlia, riflessi nella fotografia, sopra al comodino.
Aveva all'incirca sei anni ed indossava uno svolazzante tutu azzurro per il suo primo saggio di danza.
Era così raggiante quel giorno..
Afferro commosso la cornice e la guardo, ancora sconvolto, con amarezza.
Non posso credere di dover dissipare e distruggere la felicità di mia figlia tra poco tempo, sfavasare il mito che lei credeva fosse suo padre con una verità troppo pesante per poter essere ascoltata ed accettata.
Non se lo merita.. non se lo merita..
" Ah.. che cosa devo fare.. " - sospiro, calmandomi, o per lo meno, cercando di riacquisire una parvenza dignitosa dopo il mio sfogo machiavellico.
Mi passo le mani sul volto per asciugarmi le lacrime e dopo aver messo la foto al suo posto, mi spoglio e mi sdraio sul letto.
Non c'è sollievo più grande che poggiare la testa sul cuscino quando si è in preda ad un feroce mal di testa e lasciarsi cullare dalla travolgente sensazione psichedelica che ti fa sentire.. come se volteggiassi nel nulla.
Finalmente sto riuscendo a raggiungere la pace dei sensi.. sento che il confortante sonno ristoratore del quale ho tanto bisogno, sta per accogliermi tra le sue braccia.
Ma proprio mentre sto entrando in quel piacevole dormiveglia, un dolore lancinante al ventre mi fa strabuzzare gli occhi e piegare su me stesso.
Mi manca il respiro.. non un singolo suono riesco ad emettere dalla mia bocca..
Che sia finalmente giunta la mia ora?
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Amalia
General Fiction" Ho scoperto che il mio destino aveva un nome dal primo momento in cui la vidi, e il suo nome era.. Amalia"