Capitolo 26

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Era stato un anno di cambiamenti. Cambiamenti interni s'intende. Io ero cambiata. Ero cambiata da sola, il resto del mondo era rimasto uguale, statico, fermo allo stesso identico punto. Non so dire se fossi cambiata talmente tanto da riuscire a superare i due più grandi problemi della mia giovinezza: Tommaso e Riccardo, o meno, ma ero cambiata, profondamente.
Quella notte ero uscita con dei colleghi, e dopo ero passata a salutare Corrado, non lo vedevo da mesi. Rivederlo era stato fantastico, come sempre, sensuale. Lui, più sexy che mai. Barbetta nera, capelli corti nero corvino, maglietta attillata, i pettorali che si intravedevano dalla maglia, quel sedere perfetto. Ma la barba, era una novità ed era esageratamente sensuale.
Tornai a casa con l'arrivo dell'alba. Mentre mi guardavo allo specchio incredula del mio aspetto, il mio sguardo si posò su qualcosa di dimenticato, qualcosa che sapeva di ricordi e bei tempi.
Incredula del mio aspetto perché quel giorno sembravo ciò che forse la società voleva che io fossi, Una brava bambina innocente, esteriormente s'intende. I capelli, più lunghi del solito, scendevano perfettamente lisci coprendomi il seno, un castano scuro, che tutti chiamavano nero. Gli occhi truccati meglio del solito, cerchiati di un nero profondo. Le labbra rosso fuoco. La maglia priva di scollatura, ma con tre giri di perle intorno al collo. Jeans chiari e tacchi neri, alti, vertiginosi, importabili.
Il mio sguardo si posò sull'unico oggetto che mi rimandava esattamente ad un anno prima. Una serie di adesivi acquistati dall'altra parte del mondo con una persona speciale.
Da lì partì tutto il mio sproloquio mentale, interiore, quella notte, non più notte ma ormai mattina. I miei non erano in casa, così, mi accesi una sigaretta seduta sul mio letto. Ma, anche se fossero stati in casa, probabilmente non sarebbe cambiato niente.
Un anno prima stavo salendo su un aereo diretto dall'altra parte del mondo, un anno prima stavo per iniziare l'avventura più bella della mia vita, un anno prima stava per iniziare qualcosa che avrebbe cambiato per sempre la mia visione delle cose, la mia vita, avrebbe cambiato per sempre me stessa.
La sigaretta finì. Iniziai a incollare tutti gli adesivi trovati sulla prima pagina del quaderno destinato al mio ultimo anno di università.
Un anno fa stavo partendo per l'America.
Quest'anno di cambiamenti iniziò infatti con tre mesi a Miami Beach, in college per imparare finalmente l'ingelese. Inutile stare qua a dire quanto fosse bella, entusiasmante e intrigante quella città, soprattutto in confronto alla piccola cittadina nella quale ero nata e nella quale ero sempre vissuta. Per ben 21 lunghi anni. Importante è sicuramente soffermarsi su quanto io mi sia sentita finalmente a casa, nel mio ambiente ideale, finalmente con persone dalla mentalità aperta, intelligenti, che provavano a capire il mio vero essere, la vera me stessa.
Amanda. Amanda fu la persona speciale, la mia persona, la ragazza con cui comprai gli adesivi, i fottuti adesivi che ora mi facevano piangere. La tristezza, mista comunque a una sorta di felicità, si impossessò di me. La nostra amicizia era nata in una notte. In una notte ero diventata il giocattolo di Amanda, Alonso e André.
Amanda, italiana, continuava a parlarmi, abbracciarmi, parlarmi e abbracciarmi ancora. Alonso, messicano, guardava Amanda con aria di sfida, e appena Amanda si staccava da me, lui ne approfittava per abbracciarmi. Mi stringeva dolcemente la mano destra. La sinistra si trovava tra le dolci e morbide mani di Amanda.
André, svizzero, ogni tanto si avvicinava a noi, a questo strano trio, e poi, avvicinandosi all'orecchio di Amanda le sussurrava "Stanotte invito Clarissa in camera mia, mi piace troppo, voglio le sue labbra."
Io sorridevo, fingendo di non capre in quale quadrangolo amoroso fossi finita. Tutti sembravano attratti da me, tutti sembravano non veder l'ora di mettermi le mani addosso, di giocare con il giocattolo appena arrivato: il mio corpo.
Il cambiamento stava nel fatto che io ignoravo i due pretendenti maschi, Ero presa, fisicamente e non, da Amanda. Quei suoi occhi castani, profondi, mi avevano stuprato l'anima.
Ballavamo, io e lei ballavamo sotto le stelle in riva all'oceano. Le nostre labbra vicine, pericolosamente vicine.
Tornare a casa da quel luogo quasi magico era stato un vero trauma.
Ma una cosa sola non era cambiata in un anno di cambiamenti: La mia ricerca dell'amore. Il mio chiedermi continuamente "Ma lui è quello giusto, l'amore della mia vita?" per ogni ragazzo che incrociava la mia strada e mi rivolgeva più di due parole. E ovviamente mi interessava fisicamente.
No. Questo non era affatto cambiato. Anzi, forse da quel punto di vista potevo solo essere peggiorata. Sentivo la mancanza dell'amore, sentivo la mancanza di una persona speciale con cui condividere esperienze speciali. Ma forse l'amore non era nel mio futuro. Almeno ultimamente ero fermamente convinta di ciò.

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