CAPITOLO 11

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{Sophia}

Due settimane. Due acciderbolina di settimane sono passate da quella sera e a me sembra passata un'eternità.

La mia mente non fa che pensare ad altro, é come se fosse ferma a quel momento, al bacio. Due anime opposte che si sono unite. E mai avrei pensato che quelle due anime sarebbero state la mia e quella di Dylan. La ragazza rotta e il ragazzo incazzato col mondo. Una combinazione disastrosa, ma quella sera perfetta.

Sono due settimane che non vedo i suoi occhi fondente, che non sento le sue battute del cappero, che non battibecchiamo, che non ci prendiamo in giro, che non ci meniamo.

Due settimane di nulla.

E nei miei pensieri si insinuano idee a cui non voglio pensare perché mi farebbero ancora più male di come in realtà mi sento ora. Non voglio accettare la realtà, nonostante ce l'abbia sbattuta in faccia. Preferisco mettermi i paraocchi piuttosto che ammettere che non è stato niente o che è stato uno sbaglio. Per me è stato altro e forse troppo. Ma io sono io e Dylan é Dylan, e come ogni anima attratta dalla sua opposta e dannata, si sa come va a finire.

Mi devo convincere che è stato un bacio come tanti altri e che lui di certo non ci pensa. Nessuna aspettativa, nessuna speranza. Anche se sono una pessima auto convincente.

All'improvviso il mio IPhone azzurro squilla facendomi tirare un urletto dallo spavento. Lo guardo per secondi infiniti curiosa, ma allo stesso tempo terrorizzata. Vado in ansia pensando a cosa dirgli. Inizio a farmi i film mentali più belli di sempre mentre mi avvicino, ma quando noto che il nome sullo schermo é quello di "Luke" un alone di tristezza mi invade. Veramente pensavo fosse lui a chiamarmi? Che patetica.

<< Buongiorno >> dice la voce all'altro capo del telefono.

<< Ciao >>

<< Ti ho svegliata? >> si preoccupa.

<< No tranquillo, sono sveglia da un po' >>

<< Ti va di andare a fare colazione insieme? >> la butta lì.

<< Va bene >>

<< Al bar della tua scuola tra mezz'ora? >>

<< Anche tra venti minuti >> perché tanto son già pronta.

<< Ancora meglio, a dopo >> e chiude la chiamata sorridendo.

Mi alzo dal letto e dopo aver messo in spalla il  mio zaino mi dirigo verso il piano di sotto, ma la voce di mio fratello mi blocca.

<< Sgattaioli via già a quest'ora? >> esce dalla sua stanza e si stropiccia gli occhi.

<< Sono le 9 >> lo guardo storto.

<< Ma é sabato >> si lamenta.

<< Sei un dormiglione >> scendo al piano di sotto.

<< Mi hai svegliato altrimenti si, avrei dormito fino alle 11 >> mi segue.

<< Io? Ma se ti è suonato il telefono 300 volte. Semmai tu hai svegliato me >> alzo gli occhi al cielo.

<< Sempre la colpa agli altri >> alza gli occhi al cielo a sua volta per poi aprire il frigo.

<< Ciaooo rompi >> lo saluto.

<< Aspetta >> si sporge dalla cucina per farsi vedere.

<< Che vuoi? >> spunto da dietro la porta.

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