CAPITOLO 10

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{Sophia}

Luke si è rivelato essere un ragazzo molto simpatico, è biondo e i suoi occhi verde smeraldo trasmettono fiducia, il fisico è atletico ed è parecchio alto, un ragazzo semplice come piace a me e poi devo ammettere che è pure bello.

Parlando del più e del meno ho scoperto che è il secondo di quattro fratelli, il padre James è un avvocato molto conosciuto qui in America mentre la madre Samanta fa la casalinga. Il fratello maggiore Leon sta seguendo le orme del padre e lo assiste a lavoro così in un futuro sarà lui a prenderne le redini mentre Luke è all'ultimo anno, frequenta la Pacific High. Infine Jenna e Julia sono le due piccole di casa, 5 anni ma si fanno rispettare.

Mentre mi racconta aneddoti della sua vita la mia mente prova ad ascoltarlo ma la frase "tu non te ne vai con quello" si ripete insistentemente distraendomi. Dylan è uno stronzo che difficilmente fa capire le sue emozioni, in quella frase invece è uscito il suo lato protettivo e dolce che preferisce nascondere, è come se un po' si fosse lasciato andare e davanti a me.

Le ha dette a bassa voce quelle parole, come se fosse una cosa tra me e lui, un momento nostro e nessuno dovesse entrarci. Dentro di me sentivo sciogliermi, sarei voluta andare via di corsa con lui in quel momento, ma proprio per il mio pensiero improvviso e patetico ho iniziato ad andargli contro, come faccio sempre. Perché si, lui mi spaventa, la sua vicinanza mi rende vulnerabile ed è un guaio.

<< Come fai a conoscere Dylan? >> la voce di Luke mi risveglia dai pensieri, o forse è il nome Dylan a farlo.

<< Frequentiamo la stessa scuola >> dico la prima cosa che mi balena in testa.

<< La Liberty, ci andavo anche io >> la sua rivelazione mi spiazza.

<< Andavi alla Liberty? >> ripeto come in trance.

<< Si >> si assenta per qualche secondo con la mente.

<< Perchè te ne sei andato? >> chiedo di getto.

Un telefono però inizia a squillare e solo quando vedo che lo tira fuori dalla tasca per rispondere capisco che è il suo. Con un segno della mano mi dice di aspettare un attimo per poi allontanarsi. Quando torna pochi minuti dopo percepisco che è nervoso, quasi arrabbiato.

<< Devo andare scusa, ho un problema urgente da risolvere >> cerca di stare calmo.

<< Tranquillo >> provo a fare un sorriso rassicurante.

<< Ti chiamo domani, dammi il numero >> mi porge il suo telefono.

<< Eccolo >> schiaccio sulla cornetta, vado su tastierino e lo digito.

<< Ti faccio uno squillo >> mi fa l'occhiolino.

<< Arrivato >> faccio un mezzo sorriso per poi salvarmelo.

<< Ci sentiamo domani >> mi lascia un bacio sulla guancia e se ne va.

Rimango cinque minuti ferma a pensare a Luke e mi ritrovo inconsapevolmente a paragonarlo a Dylan. Sono completamente diversi: uno dolce e l'altro stronzo, uno fastidioso e l'altro piacevole. L'acqua e il fuoco. Una cosa in comune però c'è l'hanno, la passione per il basket.

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