capitolo tre

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theo's pov
il rumore della sveglia risuonava nella stanza, era insopportabile, mi girai per spegnerla ma la mia mano non la trovò subito, così dovetti aprire gli occhi, spegnere la sveglia, e affrontare quella che sarebbe stata una giornata del cazzo. mi alzai con molta voglia di morire, e andai in salotto per fare colazione, trovandolo vuoto, come al solito. aprii il frigorifero e presi la confezione del latte, presi un bicchiere e ce lo versai dentro. non avevo avuto nemmeno il tempo di fare il primo sorso che lo sputai sporcando l'isola della cucina. il latte era scaduto ormai da tempo e non mi ero preoccupato di comprarne altro. come se me lo fossi potuto permettere. decisi che il latte non era una buona idea per fare colazione, così aprii il mobiletto sopra il lavandino e trovai la mia dose preferita. una barretta di cioccolato. la mangiai piano, mentre mi vestivo fino a quando uscii di casa, volevo assaporare quel gusto dolce ma allo stesso tempo amaro che solo la cioccolata sa dare.
presi le chiavi della macchina e guidai fino a quella che sarebbe stata la mia nuova scuola, la Beacon Hills High School. erano ormai sei mesi che cambiavo di continuo scuola, città, vita, e mi ero palesemente stancato di essere trattato male, di essere trattato come un ragazzo che non sa gestirsi da solo. il che era vero, ma, essendo maggiorenne, non volevo finire in un orfanotrofio con dei moccio setti la cui vita era come la mia. almeno loro non se lo meritavano, io si.
arrivai in perfetto orario, mi incamminai verso il cancello della scuola e vidi un mucchio di ragazzi parlare e divertirsi. avrei voluto avere anche io degli amici, ma essendo sballottato a destra e sinistra non avevo il tempo nemmeno di sapere il nome dei miei compagni di classe. e non avevo nemmeno il tempo di avere un fidanzato, così decisi, mentre aprivo la porta d'ingresso, che in questa scuola non avrei stretto amicizia con nessuno. mi venne un colpo di genio e decisi all'istante di far credere a tutta la scuola di essere un ragazzo cattivo, quasi un bullo, almeno mi sarei divertito per un po', il tempo che bastava per spedirmi in un'altra città.
mi diressi in presidenza con un sorriso malizioso, ero davvero fiero di me per aver pensato di "essere" un bullo in quella scuola. "Almeno" dicevo tra me e me "questa sarà la scuola in cui mi divertirò di più."
la preside mi accolse con un grande abbraccio e con un "benvenuto Theo!" che mi rimbombò nelle orecchie, e lo risposi con un "grazie" a trentadue denti. nessuno era stato mai così affettuoso con me, lo avevo molto apprezzato.
"Theo, Theo, Theo, ah eccoti qua" disse mentre sfogliava dei fascicoli nel suo mobiletto. "Allora, sei stato in parecchie scuole vedo, o comunque lo sapevo già, e non voglio farti tante domande perché saprei già le risposte, quindi voglio darti il mio più sincero benvenuto e spero che qui troverai la tua seconda famiglia." il tono in cui disse questa frase mi fece rabbrividire, lo guardai negli occhi mentre una lacrima mi rigava il viso. ma con un sorriso, perché ero davvero felice delle sue parole, gli mimai un "grazie."
di solito ogni preside era solito chiedermi "cos'è successo alla tua famiglia?" "qui c'è scritto che hai una sorella, dov'è, è con te?" e quando mi facevano quest'ultima domanda, io guardavo il mio cuore, e li rispondevo positivamente, per poi iniziare a piangere. ma questa preside non l'aveva fatto , forse sapeva già tutto, quindi gli ero grato per le sue parole.
"allora Theo, cercherò di farti stare il più a lungo possibile in questa città, così forse farai amicizia con qualcuno, e magari potrebbe decidere di adottarti. che ne dici?" il suo tono era davvero materno.
"Si" risposi improvvisamente, e subito aggiunsi "spero di trovare qualcuno che possa aiutarmi con, insomma lo sa, la mia..." non finii la frase che subito lui disse "le cure per la tua malattia le pagherà la scuola, abbiamo i fondi adatti per permettercelo." le mie lacrime non riuscirono a restarsene negli occhi, e quando la preside mi vide piangente, si avvicinò e mi strinse forte a sé, e mi disse sottovoce "andrà tutto bene Theo".
ci misi circa cinque minuti per asciugarmi il viso, ero bagnato fracido, ma felice. in quei cinque minuti la preside, Natalie Martin si chiamava, mi spiegò che avrei iniziato a frequentare la scuola solo fra quattro giorni, mi spiegò in che classe sarei andato, le lezioni e le solite questioni scolastiche. finito il colloquio mi saluto con un altro grande abbraccio e mi chiese "Sei pronto?" io le risposi con un'altra domanda "Solo una domanda, posso divertirmi un po'?" e lei, probabilmente capendo il significato allegorico della mia domanda, mi fece "Si, ma non fare troppi guai." ci guardammo per un istante e poi scoppiamo a ridere. Aprii la porta della presidenza, mi girai verso la preside eh le dissi "Comunque si, sono pronto." e mi incamminai verso l'uscita della scuola, pensando che forse, questa scuola sarebbe potuta davvero diventare la mia seconda famiglia.

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