.Capitolo 4.

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(Pt.2) 

- Ecco a voi ragazzi - ci avvisa Jonathan poggiando il vassoio con i cicchetti sul tavolo. - Finalmente, ci avete messo un'eternità! - dico ormai stanca della direzione che aveva preso quella stupida conversazione. Ho bisogno di distrarmi, quindi ho deciso di spegnere i pensieri e divertirmi. Non voglio di certo rovinarmi la serata per colpa di quella gatta morta presuntuosa. - Ragazzi prendete un cicchetto, dobbiamo brindare - esclama emozionato Jonathan. - A cosa? - gli chiede Lara sorridendo in modo subdolo. - A voi e all'amicizia che spero possa nascere - lo anticipa Christian. Prendiamo tutti un bicchierino e lo mandiamo giù. Aah vodka liscia, adesso sì che può avere inizio la serata. Non contenta ne mando giù altri due. Va già decisamente meglio. - Vacci piano sorellina altrimenti crollerai prima del previsto - mi deride Oscar e con il poco fascino che possiedo sfodero il mio bellissimo dito medio e ne mando giù  ancora due. Comincia a girarmi un po' la testa, decido quindi di fermarmi e di dirigermi in pista. Non appena mi allontano, noto con la coda dell'occhio che vengo seguita dal resto del gruppo e sulla base di una musica house inizio a far ondeggiare la mia coda e a muovere i fianchi il più sensualmente possibile. Devo tutto all'alcol bevuto altrimenti sarei ferma e rigida come un palo. Facendo così attiro parecchi occhi ma solo un paio a differenza degli altri mi causano uno strano effetto. Non smette di guardarmi neanche per un secondo e questo, anche se non dovrebbe, mi piace da morire. Più che ballare si sta strusciando con la sua ragazza ma ha occhi solo per me, lei non la degna neanche di uno sguardo e questo mi fa sentire potente. Mi rende audace e mi spinge a muovermi in modo impensabile solo per farmi guardare da lui. Dal suo sguardo criptico e profondo, che mi fa sentire bene. Oserei dire bella e desiderata. Lara accorgendosi di tutto gli prende il volto e lo bacia con molta passione, come se stesse marcando il territorio. Vedendolo ricambiare il bacio mi si smontano tutti i miei strani pensieri, inizio a sentirmi patetica e ridicola. Una stupida per aver solo pensato di potergli piacere. Mi fermo di botto e inizio a fissarli. Sono disgustata e una strana rabbia mi invade il corpo. Non appena finiscono il loro teatrino, non so che espressione ha il mio volto ma dall'espressione compiaciuta di lei capisco che i miei occhi trasmettono tutto quello che provo. Così senza neanche soffermarmi su quegli occhi che prima mi facevano sentire in paradiso giro i tacchi e mi dirigo al bancone. - Fammi qualcosa di forte, abbastanza forte da dimenticare anche il mio nome, grazie - dico alla ragazza dietro al bancone. - Serataccia? O problemi di cuore? - dice sorridendo con una nota dolce. Non rispondo ma abbasso la testa, non so che dirle, non ho avuto né una né l'altra ma il mio stato d'animo stranamente combacia con entrambe le opzioni. - Ehi bocconcino, tutta sola? - chiede un ragazzo con una strana cadenza. È ubriaco marcio e mi sta troppo vicino, sento il suo alito addosso. Mi tocca il braccio e inizia a fare una pressione che per i miei gusti è troppa. Lo trucido e guardandolo in modo serio e minaccioso gli dico - senti bello gira a largo, la tua presenza è indesiderata. La mia ragazza potrebbe arrabbiarsi perciò levati e vai a rompere più in là - ma che cavolata ho appena detto? Credo che l'abbia capito anche lui perché in tutta risposta ride come se avessi detto una barzelletta. Ora che mi invento? - Ah sì? Bello, possiamo fare una cosa a tre. Sai non sono mai stato a letto con due lesbiche. - Sono scioccata. Mi fa schifo e non so che fare. Mi agito sulla sedia e mi guardo intorno in cerca di un viso conosciuto. Quando sto per rispondergli la barista che probabilmente ha sentito la conversazione si intromette prendendolo per il colletto della camicia e guardandolo con occhi glaciali gli sussurra - Ah sì, ti piaccione le cose a tre? Peccato che a me e alla mia ragazza no quindi ti dò solo tre secondi per scomparire dalla mia vista. Fallo in fretta che sto chiamando la sicurezza e faccio sbattere fuori di qui la faccia da culo che ti ritrovi. - Se prima ero scioccata adesso lo sono molto di più. Il ragazzo non appena viene lasciato se ne va in tempo record e io non faccio altro che tirare un sospiro di sollievo. Lentamente mi giro verso la ragazza e flebilmente la ringrazio. In risposta mi posa due bicchieri davanti, ne prende uno e lo tiene in mano aspettando che faccia lo stesso, così la imito e poi avvicinando il suo bicchiere al mio lo fa scontrare leggermente. Un brindisi a tutto e a niente. Con un sorriso beve ed io faccio lo stesso. È forte sì ma non riesco a capire cosa sia esattamente. Mi arrivano al palato un miscuglio di vodka, rum, brandy e altri alcolici che non riesco a distinguere ma che di colpo mi fanno disconnettere il cervello con il corpo. Non riesco più a pensare lucidamente e inizio a ridere senza un motivo. Non ricordo neanche perché mi trovo seduta qui. - Ti è piaciuto? Era abbastanza forte? - mi chiede con il bicchiere quasi vuoto. - Uh si! - esclamò ridendo e lei si unisce di seguito ammirando la mia espressione buffa. Mi alzo subito e mi allontano barcollando, devo assolutamente trovare gli altri. Trovare i suoi occhi. Non mi prendo la briga di salutare la ragazza che poco prima mi aveva aiutato e mi butto fra la folla. Spingo, imprego e inciampo diverse volte. Dopo un'infinità di minuti riesco a scorgere il gruppo da lontano, sono seduti ai divanetti e sembrano tranquilli, non mi cercano e non si sono accorti di quanto tempo sia passato da quando mi sono allontanata. A loro non importa, a nessuno importa della mia presenza. Sono tentata di fare retro front quando noto le loro espressioni felici e spensierate ma appena noto Edoardo scrutare la folla serio mi fermo, rimango bloccata. Che faccio vado da loro o torno a ballare? Penso che se fossero preoccupati mi starebbero cercando e invece no, sono lì che ridono allegramente. Questo loro comportamento conferma quello che penso quindi decisa mi giro e cerco di allontanarmi da loro il più possibile. Fin quando una mano mi ferma facendomi girare. Due braccia forti mi stringono appena la vita e due occhi azzurro mare mi scrutano il viso. È davvero carino, di una bellezza delicata e affascinante. - Da chi stai scappando? - mi chiede gentilmente. - Da n-nessuno - balbetto. - Come ti chiami? - chiede con l'accenno di un sorriso. - N-non ha importanza - dico senza un motivo. - Tu come ti chiami? - chiedo poi subito dopo. - Non ha importanza - dice ricambiandomi con la stessa risposta e fissandomi intensamente. - Vuoi ballare? - chiede poi. - Solo se tieni le mani al posto - dico facendomi seria. Lui in risposta annuisce e circonda il mio bacino con un braccio avvicinandomi a lui. Siamo così vicini che sento il suo fiato sfiorarmi delicatamente le guance. I nostri corpi sono così vicini che muovendo il bacino mi ritrovo a scontrarlo più volte con il suo. Lui in risposta mi accarezza la schiena nuda provocandomi leggeri brividi ma quando vedo che si avvicina sempre di più al mio volto mi fermo di botto, lui porta subito le sue mani sulle mie guance morbide sfiorandomi appena le labbra con le dita e io rimango a guardarlo titubante. Quando mi accorgo che mi sta per sfiorare le labbra con le sue faccio un passo indietro, mi volto e mi allontano spedita. Mi sembra di essere su una giostra, una di quelle in cui la gente viene sballottata di qua e di là senza avere il tempo di reagire. È così che mi sento adesso. Sballottata di qua e di là nel bel mezzo di una pista da ballo, circondata da persone sconosciute che cercano di spassarsela con il primo o la prima che capita. Cerco di non far caso alle occhiatine indiscrete e cerco di raggiungere i bagni. Sono tutta sudata, i capelli mi si sono appiccicati tutti intorno al viso e al collo. Devo darmi una sistemata, sembrerò uno zombie. Quel poco trucco che avevo messo mi sarà colato tutto e non parliamo del vestito che mi è salito un po' troppo. L'aria è poco respirabile, c'è una puzza di fumo e un misto tra sudore e alcol. Tutto ciò mi fa scoppiare ancora di più la testa, devo sbrigarmi a raggiungere i bagni. Traballo e non riesco a camminare bene, mi sa di aver esagerato un po' sta sera. Di solito non bevo tanto ma questa volta non so cosa mi sia preso. Intravedo la porta del bagno e mi appresto a raggiungerla, appena entro urto per sbaglio una ragazza che con uno sguardo assassino mi fissa. Sto per chiederle scusa quando inizia a prendermi a parole per il mio modo sbadato di camminare e per essere un completo disastro. Poco dopo inizia ad insultarmi affibbiandomi aggettivi poco carini. In tutto questo rimango fissa a guardarla e un tremore mi invade il corpo. Prima leggermente e poi pesantemente. Non appena un gruppo di ragazze si uniscono a lei e iniziano a deridermi le gambe non reggono più il peso del mio corpo e cedono automaticamente. Mi accascio a terra e mi faccio piccola, piccola in un angolo del bagno. Inizio a sudare freddo e a pingere. La stanza inizia a girare e l'aria via, via inizia a mancare... 

FLASHBACK:  

(Inizio) 

* È da un po' che non rientro in classe. Chissà se la maestra ha notato la mia assenza. Ogni giorno da quando sono arrivata mi richiudo almeno per mezz'ora in bagno a piangere. L'unico modo che mi è rimasto per liberarmi da queste strane sensazioni. Da queste orribili parole che mi vorticano in testa. Sono una bambina, una semplice bambina. Non capisco il motivo di tanto odio. Avrò fatto qualcosa di sbagliato? Li ho fatti arrabbiare? Nessuno si accorge di niente o forse fanno finta di non vedere. Perché? Perché non fanno niente? Potrebbero fare qualcosa, qualsiasi cosa. Potrebbero aiutarmi e liberarmi da tanta sofferenza. È da quando mi hanno etichettato diversi nomignoli che mi ritrovo in bilico tra il crollare e lo spegnermi per sempre. Lo so, sono delle parole con un significato molto grande. In fin dei conti sono solo una bambina. Un'insignificante bambina agli occhi di tutti. Non so come tutto ciò ha avuto inizio, vorrei tanto saperlo. Almeno capirne il motivo. Mi sta scoppiando la testa, vedo soltanto una miriade di cose passarmi davanti agli occhi ma non so come fermarle. Vorrei dimenticarle. Lo vorrei tanto. Sento la porta aprirsi, sono delle bambine. Delle stupide bambine che non fanno altro che ridere. Senza farmi sentire mi sistemo un po' meglio sulla tavoletta portandomi le ginocchia al petto e stringendole con le mie piccole mani. Mi stringo forte, rischiando di rompermi, di sgretolarmi del tutto. I miei capelli sono tutti bagnati, i miei vestiti sono tutti bagnati e perfino le mie adorate ballerine. Sono tutta bagnata, anche il mio cuore lo è, PIÙ DI TUTTO. Sento la porta chiudersi, così decido di uscire. Non mi aspettavo fossero ancora qui fuori. Mi guardano e ridono. Avverto soltanto le loro risate e ciò che sta per accadere. Io che sprofondo nel buio delle tenebre, da cui è difficile uscirne e figuriamoci salvarsi. Sapete quel momento in cui credete che la fine sia vicina? Beh quel momento lo rivivo ogni giorno. Ogni giorno alla solita ora succede qualcosa, qualsiasi cosa e non importa chi faccia ciò o come tutto si svolge, nessuno interviene, nessuno fa qualcosa per aiutarmi. Quante volte ho provato a chiedere aiuto piangendo disperata, ma a cosa serve quando ad ascoltarti non trovi nessuno? A niente. Così ho smesso e ora ne pago le conseguenze. Riapro gli occhi a causa delle spinte che sto ricevendo, non faccio niente per difendermi, peggiorerei soltanto le cose, in queste occasioni è meglio non fare niente tanto prima o poi la finiranno, almeno credo funzioni così. Cado per terra sbattendo il ginocchio sinistro, cerco di trattenere un grido per non attirare l'attenzione ma il dolore è talmente forte che mi sfugge un piccolo lamento. - Hai per caso detto qualcosa? - interviene una delle bambine tirandomi i capelli. -N-no..o - dico flebilmente. Mi sta facendo male, sembra voglia staccarmi a forza la cute. - Meglio così, non voglio sentirti lamentare. - termina la frase facendomi coricare per terra. - Rimani così, non muoverti - mi ordina con la sua odiosa voce. Non ho più forze, neanche per rispondere. Sento dei rumori provenire da fuori, loro non sembrano accorgersene. La porta viene spalancata, non capisco chi sia, non riesco a vedere da qui. Le bambine sembrano essersi volatilizzate, ma per sicurezza decido di rimanere ancora un po' così. La paura aumenta però quando sento qualcuno toccarmi la spalla mi giro di soprassalto ed incrocio subito due occhioni blu che mi guardano con un velo di tristezza. * 

(Fine)  

 ... le sento uscire mentre sprofondo nel buio ... 


Buona lettura❤️

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 26, 2017 ⏰

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