3. Alexander

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24 GIUGNO 2017

Sentivo la necessità di uscire, di svuotare la mia mente. E questa volta non intendevo andare al parco abbandonato, volevo svagarmi sul serio.
Sfilai dalla tasca degli shorts il mio iPhone 7, e cercai fra i contatti il numero di Alexander, un mio vecchio amico. Lui sapeva cos'era il divertimento.

Senza esitare lo chiamai e con un "Alma! Che piacere sentirti." iniziammo la conversazione.

"Ciao Alex, come va?" Avvicinai il telefono all'orecchio, sdraiandomi sul mio letto a due piazze. Musica assordante proveniva dal telefono.

"Tutto a posto... ehm invece tu cosa mi racconti?" Si sentiva in imbarazzo, percepivo la sua paura nel sbagliare a dire le cose. Dopotutto, chi non era preoccupato per me?

"Alex, mi devi fare un favore."

"Tutto quello che vuoi." E sapevo che avrebbe fatto davvero di tutto. Io e Alex ci incontrammo un po' per caso e un po' per fortuna, avevamo entrambi quindici anni,  e stavamo in fila facendo i biglietti per il cinema, un signore di mezza età mi superò, non rispettando il turno, e Alex fece giustizia. Fu così che ci presentammo, e che diventammo grandi amici.

"Codice verde, Alex." Circa una anno fa creammo dei codici quasi per tutto, e vi lascio indovinare quale sia questo.

"Alma sei sicura?" Mi chiese preoccupato.

"Sicurissima."

"Oh okay, ehm... ci vediamo a casa mia?"

"Contaci." Riattaccai la chiamata, e mi precipitai in bagno. Lavai velocemente i denti e raccolsi i capelli in una coda di cavallo scompigliata. Non amavo truccarmi, mia madre si ostinava a comprarmi rossetti, ombretti e altri aggeggi a me sconosciuti. Alcuni giacevano nel mobile del bagno (quelli che usavo quando andavo alle feste importanti) ed altri li avevo regalati a Miranda.

Aprii il grande armadio di legno e iniziai a cercare qualcosa di carino. Non indossavo qualcosa di colorato da un bel po', beh esattamente da quel giorno. Sfilai dall'armadio un top rosa a bretelle, era un po' corto, ma decisi di indossarlo lo stesso. Infilai un jeans strappato e le Nike nere. Mi guardai allo specchio, non riconoscendomi. Il mio volto era pallido, due occhiaie viola erano ben marcate sotto ai miei occhi, che erano diventati di un verde acquoso e spento. Dall'accaduto mangiavo anche di meno e squilibratamene, lo notai anche dai pantaloni che scivolavano dai miei fianchi. Il dolore era in grado di segnarti sia dentro che fuori.

Scesi velocemente le scale, afferrai la mia adorata felpa nera dall'appendiabiti, e mi diressi in cucina dove mia madre stava sonnecchiando sul divano. Sorrisi tristemente, spensi la tv che era impostata su un canale di cucina, e coprii mia madre con un plaid. Nonostante fosse Giugno, il clima a Brighton non era dei migliori.
Per questo alzai la zip della mia felpa fino al collo, immergendomi nel buio della notte.
Fra poche ore il sole sarebbe sorto.

La casa di Alex si trovava a circa cinque isolati da casa mia, ero abituata a camminare oramai. Mia madre insisteva nel volermi comprare una bicicletta, si ostinava a dire che mio padre era un ottimo ciclista, e che potevo ereditare la sua passione. Peccato che già l'aveva ereditata mia sorella Melanie, forse perché aveva trascorso più tempo con mio padre. Si chiamava Christopher Drake -ma amava farsi chiamare Chris- era un grande ciclista ma soprattutto un grande uomo. Ha dato troppo potere alla sua passione, facendosi sopprimere da essa. Si impostò di salire una collina ripida, la bicicletta ebbe qualche problema ai freni e si schiantò al suolo. I medici fecero di tutto per salvarlo, ma mio padre non ce la fece. Avevo cinque anni, ho ricordi nitidi di lui, ma ricordo i suoi occhi verde scuro simili ai miei.

Soprappensiero mi ritrovai vicino casa di Alex, una struttura di medie dimensioni molto carina e curata, gliel'avevano comprata i suoi ricchi genitori (che attualmente vivevano in Australia). Proprio per questo il ragazzo era solito ad organizzare mega party in ogni momento della giornata, per lui l'importante era che nessuno sporcasse rubasse o rompesse niente.
Senza neanche bussare, spinsi la porta di legno pregiato socchiusa e la musica entrò dritta nelle mie orecchie. Non era ad altissimo volume, ma arrivava graffiata in tutta la stanza.
Non c'erano tantissime persone, ma i soliti amici di Alex: Josh l'irlandese, Rocco l'italiano e Sidney il nerd sfigato rompipalle. E delle ragazzine -forse anche più piccole- sparse di qua e di là.

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