4. Ice Cream and mysteries

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26 GIUGNO 2017

"Grazie per essere venute." ci salutò la signora Hale, la madre di Miranda, con un sorriso caldo e pieno di gratitudine. Quella donna aveva la forza di un leone, e per questo la invidiava l'intero quartiere.

"Rebecca lo sai che per me e Alma è sempre un piacere" mia madre accolse fra le sue braccia la donna dai capelli rossicci in un abbraccio confortevole, mentre le sue mani scorrevano sulla sua schiena, pronte ad infonderle coraggio.  "Non esitare a chiamarmi se ne hai bisogno, ogni tanto vienimi a trovare e soprattutto, non restare sempre chiusa in casa, ogni tanto esci a prendere un po' d'aria!"

"Oh Margaret, non preoccuparti. Sto bene così, e sicuramente verrò a trovarvi, mi mancano le nostre serate tra donne." la sua voce era un mix di amarezza e tristezza, il modo in cui stringeva i denti per trattenere le lacrime che a momenti sarebbero uscite dai suoi occhi lucidi, mi fecero sentire ancora più male e debole, ero incapace di spiccare una parola, volevo solo scappare via da ogni cosa che mi ricordasse Miranda.

Dopo vari minuti e promesse che Rebecca aveva fatto a mia madre -che sicuramente non avrebbe mantenuto- ci incamminammo verso la Jeep di mia madre, che per fortuna era ancora in buone condizioni, date le pessime doti di guidatrice.
Quella sera mia madre mi aveva praticamente obbligata ad accompagnarla a fare visita a Rebecca, cosa che faceva circa tre volte a settimana. Le due erano diventate subito amiche, dalla prima volta che io e Miranda facemmo amicizia, e mia madre non voleva fare altro che passare del tempo con la sua amica, darle conforto e farla svagare almeno per qualche ora.

"Sei taciturna oggi?" Mi chiese, cambiando marcia e perlustrando bene la strada che aveva d'avanti, ancora mi chiedevo il perché ci salivo in macchina con lei, dato che sembrava una neopatentata incapace di tenere il controllo.

"In realtà pensierosa." Sospirai. "Come fa Rebecca a restare ancora in piedi? Non ha lasciato nemmeno il suo lavoro, casa sua brilla per quanto è pulita e riesce tranquillamente a parlare di borse e trucchi con te."

"Sta andando avanti, o almeno, ci sta provando. Sta impedendo a se stessa di piangersi addosso, e si distrae andando a lavoro o facendo le pulizie. Non è facile come sembra."

"Non è facile, però lo sta facendo. Sono l'unica che è rimasta bloccata in tutto questo?" Sbottai. Era come se il mondo si fosse fermato, come se non ci fosse più niente da fare, come se vivere fosse diventato inutile. Non riuscivo più a pensare ad altro, non riuscivo a dormire, e nemmeno a mangiare. A volte il dolore diventava così intenso ed insopportabile, che non si poteva nemmeno paragonare ad un coltello affilato dritto nel petto.

"Alma, il tempo guarirà le ferite, ma tu devi rassegnarti. Le cose sono andate in questo modo, di certo non si può tornare indietro." cercò di confortarmi, mettendomi una mano sulla gamba, mentre l'altra era ben salda sul volante.

Non risposi, non c'era niente da dire. In parte aveva ragione, ma dall'altro canto non sapeva cosa stessi provando in quel momento, nessuno avrebbe potuto capirmi. O forse sì. Chi altro in quel momento avrebbe potuto capirmi se non Cole? Ci trovavamo praticamente sulla stessa barca, entrambi con i sensi di colpa a divorarci lo stomaco e a tenerci svegli di notte. Potevo chiamarlo o mandargli un messaggio, o addirittura andare direttamente a casa sua, ma non l'avrei mai fatto. Era l'ultima persona che volevo vedere.

Il rumore secco della pioggia che picchiettava i vetri della macchina mi svegliò dai pensieri intensi che mi avevano avvolta, e guardai fuori dal finestrino. Mi sentivo come il tempo, cupa e triste.

13 MAGGIO 2017

Il caldo iniziava a farsi sentire, così, dopo la scuola, io e Miranda ci incamminammo verso la gelateria più vicina, quella in cui andavamo sempre quando avevamo un'ora buca o quando avevamo tanto gossip da condividere.

The truth about Miranda Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora