PERCHE' RENDI TUTTO PIU' DIFFICILE?
Tre settimane dopo la morte della Signora Grassi
Sento un botto.
I miei occhi si aprono stancamente.
Guardo la sveglia sul mio comodino.
4.18.
Alzo gli occhi al cielo quando sento la porta di casa chiudersi scricchiolando. Mi alzo e mi obbligo ad uscire nel salotto.
Andrea è accasciato sulla porta, quasi svenuto.
-Andrea- dico addolorato.
Lui apre gli occhi e mi guarda.
-Hey, Giovanni- mi fa un sorriso storto.
E' ubriaco, completamente emaciato, come lo è stato quasi tutte le notti nelle ultime settimane. Eppure, non posso urlargli niente, perché lo capisco.
Sua madre è morta.
Lui le era molto vicino, la sua morte l'ha quasi ucciso...lo fa ancora. Ma queste nottate da ubriaco senza senso ci sono scappate di mano e nessuno di noi sa come fare.
Mi sono preso la responsabilità di prendermi cura di lui per quanto posso, soprattutto perché sono il suo migliore amico, nonché suo coinquilino.
Sarebbe brutale dormirgli a solo qualche metro di distanza e non far niente per aiutarlo.
Così, come ogni notte, gli afferro il braccio e cautamente inizio a dirigermi verso camera sua.
-Giovanni, questa città è così viiiva di notte!- le sue parole sono farfugliate e io mi faccio piccolo davanti al suo alito puzzolente di birra.
-Lo so- gli rispondo pacatamente.
Raggiungiamo la sua porta. Combatto per riuscire a tenerlo in piedi e aprire la porta allo stesso tempo. In qualche modo riesco a concludere il compito e arriviamo al suo letto.
Lo guido fino a quando non si stende su di esso. Andrea non è praticamente più consapevole. Mi avvicino ai suoi piedi e gli tolgo le scarpe. Raggiungo le sue tasche e ne rimuovo il portafoglio, per poi appoggiarlo sul comodino. Mi inginocchio davanti al suo viso, metto una mano sulla sua fronte umida e gli accarezzo dolcemente i capelli.
Non posso far altro che pensare "Povero Andrea".
Desidero poter fare di più, ma non saprei cos'altro, così mi alzo e ritorno nel mio letto.
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Il giorno dopo è sabato.
Andrea non si sveglia fino a mezzogiorno. O almeno, questa è l'ora in cui sento un forte tonfo.
Mi precipito in camera sua, apro la porta e lo vedo sul pavimento.
-Andrea, stai bene?- esclamo e mi affretto al suo lato.
Lui geme e si gira dolorosamente.
-Mi fa male la testa- si lamenta.
-Posso immaginare. Dai, perché non ti alzi e mangi un po' per riprenderti?-
-Non riesco a muovermi, Giova, sono obbligato a stare qui- protesta.
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Passo dopo passo saprò come guarirti
FanfictionAndrea è accasciato sulla porta, quasi svenuto. -Andrea- dico addolorato. Lui apre gli occhi e mi guarda. -Hey, Giovanni- mi fa un sorriso storto. E' ubriaco, completamente emaciato, come lo è stato quasi tutte le notti nelle ultime settimane. Epp...