CAPITOLO 8

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Le 23:30 e di Matthew ancora nessuna traccia.

Stanca per via degli allenamenti pomeridiani con le cheerleders, decisi di andare a riposare.
Ero piuttosto delusa, avevo aspettato con ansia un messaggio o una chiamata da parte di Matthew. O un segno. La qualsiasi cosa mi sarebbe andata bene, ma non arrivò mai nulla. 

D'altronde, cosa mai avrei potuto pretendere da parte sua? Ero stata una sciocca a pensare che lui avrebbe realmente mantenuto la parola data, ero piuttosto chiaro che io non gli andassi a genio.

Immersa nei miei pensieri, Morfeo mi accolse ben presto tra le sue braccia...

Mi svegliai di soprassalto, sudata ed impaurita.
Non ricordavo cosa stessi sognando, ma dovevo aver fatto un incubo di sicuro, uno dei peggiori.
Nonostante fossi ormai sveglia, la sensazione di non essere sola non smetteva di assalirmi. 

Presi il cellulare appoggiato sul comodino per controllare l'ora, erano le 3:31 del mattino.
Decisi che mi sarei diretta in cucina a bere un bicchier d'acqua, per rifucillarmi un po'.

Successe tutto molto velocemente. Accesi l'abat-jour e improvvisamente fu tutto molto più chiaro. Matthew giaceva accanto alla mia scrivania, in piedi, a braccia conserte, le spalle appoggiate al muro. E non smetteva di fissarmi.

Strabuzzai gli occhi e schiusi le labbra, il mio istinto di sopravvienza mi stava portando a urlare. Ma lui fu più veloce. Fu surreale.

In un balzo il ragazzo si gettò su di me e mi tappò la bocca con una mano, "sssht" sussurò al mio orecchio. 

"Ti avevo detto che ci saremmo incontrati stasera, ed io mantengo sempre la parola data." mi spiegò.

Ero pietrificata, incapace di dire o fare nulla.
Fissavo un punto fisso davanti a me, Matthew alla mia destra continuava a premere il suo palmo sulle mie labbra. Ero terrorizzata. 

Una lacrima rigò il mio viso.
Scostò molto lentamente la mano per assicurarsi che non avrei gridato.

I secondi passavano lenti come fossero ore, senza che nessuno dei due dicesse nulla.

"S..stai bene?" ruppe il silenzio. 

La verità è che non stavo bene, ero terribilmente spaesata ed impaurita. 

Non avevo la più pallida idea di come un estraneo fosse entrato in casa mia, avesse invaso la mia privacy e io non mi fossi accorta di nulla. Avrebbe potuto uccidermi se ne avesse avuto voglia.

Ero anche terribilmente arrabbiata con me stessa per essermi fidata di lui, per aver cercato di essere sua amica, per aver permesso che lui si avvicinasse così tanto a me, per avergli dato la possibilità di spiegarmi cosa stesse succedendo senza scappare a game levate, per aver cercato di comprendere questa situazione alquanto assurda, per aver acconsentito a incontrarlo. 

Arrabbiata per essere stata imprudente, per essermi volontariamente messa a rischio. 

"Fuori da casa mia." fu l'unica cosa che fui capace di dire. 

Ma lui non si mosse di un centimetro.

"Lasciami spiegare." replicò.

Per la prima volta da quando aveva fatto irruzione in casa mia, voltai lo sguardo verso di lui.
I miei occhi si incastrarono nei suoi, piccoli e neri come la pece, così profondi ed espressivi al tempo stesso. 

"Vattene." dissi, secca. Poi tornai a guardare il vuoto di fronte a me.

Si alzò e se ne andò, uscendo dalla porta del balcone della mia camera. 


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Ore 7:00, prontamente spensi la sveglia al primo 'bip'.

Non avevo chiuso occhio tutta la notte,  mi sentivo incredibilmente stanca e spossata.
Decisi quindi che avrei saltato la scuola per riposare, non ero nelle condizioni fisiche di poter affrontare una giornata scolastica. Ma mia madre aveva ovviamente altri piani. 

"Matilde, svegliaaaa! E' pronta al colazione! Sbrigati o farai tardi a scuola!" gridò dal piano di sotto.

Cercai invano d'ignorarla, infatti - dopo l'ennesimo urlo - mi alzai e mi preparai.

Se le mie amiche fossero passate a prendermi mi avrebbero sicuramente tempestada di domande sul perchè le mie occhiaie fossero così profonde o il mio umore così nero, così decisi di andare a scuola in bus.

Come se quel Martedì non fosse già cominciato nel peggiore dei modi, chimica era la prima lezione della giornata.

Ferma davanti al mio armadietto, stavo indugiando già da svariati minuti, indecisa se saltare la prima ora o no.

Poi lo vidi. Stava varcando la soglia del portone principale, con passo deciso si dirigeva verso il suo armadietto, proprio accanto al mio. 
Afferrai molto velocemente il libro e mi allontanai da quella postazione. 

Non volevo più avere nulla a che fare con Matthew.
Quel ragazzo - o qualsiasi cosa lui fosse - mi terrorizzava. 





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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 29, 2020 ⏰

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