CAPITOLO 4

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Soddisfatta di come fosse andato il test di matematica - nonostante la stanchezza - decisi che non mi sarei fatta rovinare la giornata dall'episodio della sera precendente, nè tantomeno da Lara che aveva avuto la faccia tosta di offendersi poichè, a detta sua, avevo lasciato che tornasse a casa da sola.

Mi diressi verso il mio armadietto, la campanella era appena suonata ed i corridoi velocemente si svuotarono, avevo esattamente tre minuti per cambiare i libri di storia con quelli di chimica e correre in aula per evitare di essere mandata in presidenza, ma non appena vidi Matthew intento ad armeggiare all'interno del suo  - sfortunatamente proprio accanto al mio - mi bloccai.

Il mio cuore perse un battito. Mi resi conto di avere paura di lui.

Il moro alzò lo sguardo e incrociò il mio e tutto il mio corpo di conseguenza fu percosso da brividi. Le gambe si rammollirono, costringendomi ad appoggiarmi al muro.

Un ragazzo del primo anno si avvicinò preoccupato e mi chiese: "Stai bene?"
Prima che io potessi rispondere, una voce alquanto familiare lo fece al posto mio: "Sta' tranquillo, ci penso io a lei. Puoi andare".

In men che non si dica il ragazzo si allontanò e Matthew mi si avvicino pericolosamente, poi mi sussurrò: "Sei pallida... andiamo, ti porto fuori a prendere un po' d'aria."
"Io... io non vado da nessuna parte con te" mi limitai a dire.

"D'accordo, l'hai voluto tu." sentenziò, prima di cingermi per i fianchi e prendermi in braccio a mo' di sacco di patate.

Fu inutile sbattere i pugni contro la sua schiena e sbraitare, il moro non ne voleva sapere di mollare la presa.

"Vuoi stare un po' zitta? Se ci beccano ci sospenderanno!" mi riprese lui, e a quel punto chiusi la bocca.
Mi mise giù solamente quando raggiungemmo una panchina abbastanza isolata nel retro del giardino della scuola, e con la mano mi fece cenno di sedermi.

Mi accomodai, poi domandai: "Cosa vuoi?"
"Eri pallida, pensavo stessi male e mi sembrava avessi bisogno di prendere aria così ti ho portata fuori."
"Tutto qua?"

"Tutto qua." vi fu un attimo di silenzio, poi riprese a parlare: "Cosa ti aspettavi esattamente, Matilde? Delle scuse? Non ho niente di cui scusarmi."

"Ah no?"
"Matilde ti ho offerto il mio aiuto per ben due volte ieri e tu mi hai dato del depravato, mi hai detto che ti faccio schifo, hai insinuato che volessi stuprarti! Bambina non so che genere di gente frequenti tu, non so se sei abituata ad avere amici che scodinzolano come fossero cani, ma credimi io ho una dignità e a tutto c'è un limite!"

"Stai scherzando? Forse tu non hai ben chiara la gravità della situazione!"
"Oh, cara... credimi, la gravità della situazione per me è chiarissima. Non mi hai nemmeno lasciato il tempo di spiegare! Sei giunta alle tue conclusioni e non hai voluto ascoltare la mia versione!"

"Beh, ti ascolto. Parla."

"Io... non era come sembrava." deglutì.

"Tutto qua? Questa sarebbe la tua versione?" chiesi, allibita.

Il mio cellulare cominciò a squillare, non appena lo estrassi dalla tasca dei miei jeans lessi il nome di Maggie e risposi:

"Pronto?"
"Hey, ma dove diavolo sei finita? Perchè non sei a lezione?"

"Scusa Meg, non mi sono sentita molto bene e sono uscita fuori a prendere un po' d'aria. Penso che per oggi me ne tornerò a casa e starò a riposo, ci vediamo domani tesoro. Un bacio"

Detto ciò, riattaccai senza aspettare una risposta da parte sua.


"Bene, dove eravamo rimasti?" Mi rivolsi nuovamente verso il moro.

"La nostra conversazione si era conclusa. Me ne vado. Riprenditi Collins." il ragazzo fece per andarsene, così tentai di prenderlo per un polso ma lui mi precedette, riuscendo a scansare la mia mano.

"Hey, assolutamente no! Non puoi fare così ogni volta! Smettila!" sentenziai, iniziavo seriamente ad essere stufa del suo atteggiamento.
"Collins, cosa vuoi da me?"

"Punto primo: non chiamarmi Collins.

Punto secondo: sono stanca di questa tua ostilità nei miei confronti. Mi tratti come se mi odiassi senza motivo, improvvisamente quando non hai la Luna storta riesci quasi ad essere gentile nei miei confronti. Poi però, di punto in bianco, torni a fare lo stronzo. Mi spieghi qual è il tuo problema? La vera domanda è, cosa vuoi tu da me?" sbottai, tutto d'un fiato.

Non ricevetti risposta, ed era esattamente la reazione che mi sarei aspettata da parte sua.
"Sei così scontato... Sai cosa? Non ti conosco e  il tuo atteggiamento mi ha già stufata, ho provato ad essere carina nei tuoi confronti e credimi se ti dico che inizialmente volevo davvero esserti amica. Ma adesso non più. Vuoi che io ti stia alla larga? Bene, se è questo quello che vuoi, sarà fatto!" detto ciò, fui io ad andarmene.


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