Religione

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La luce pian piano stava divenendo appuntita. Gli affilati raggi del sole, pregni del sangue dei mille belli trapassati nel giorno, stavano pian piano battendo in ritirata. Le gocce purpuree cadute dalle acuminate lame, ora, si prestavano a baciare anche i brutti. Ice e Moon erano immerse in quella luce arrossata.
La gatta castana camminava dignitosamente, mentre al suo fianco c'era una felina in bianco e nero che si muoveva silenziosa e veloce, come un film anni '20. Moon aveva occhi ridenti mentre la osservava; Ice aveva occhi increduli quando incrociava per caso il vivente albero sporcato di neve che si trovava a camminarle accanto. Quindi, se la prima non aveva coraggio di staccare lo sguardo dalla compagna, la seconda ne fuggiva la vista, ritenendo proprio questa l'ultimo dei cinque sensi di cui potersi fidare, nell'eterno timore di doversi prima o poi svegliare da un sogno così bello. Erano terribilmente diverse -ma, badateci bene, non opposte-, sorprendentemente non in modo complementare. Né due pezzi uguali, né due pezzi fatti apposta per completarsi. Eppure andava bene così. Non esiste l'"anima gemella", -rifletteva l'una o l'altra- esiste l'individuo che potrà decidere di passare la vita a sopportarti e farsi sopportare da te, per una ragione ignota, comunemente definita "amore" ma spessa lettasi come "cecità". In effetti -presumeva il pensatore- non è l'amore ad essere cieco: è l'innamorato. Probabilmente la causa di tale morbo d'amore è qualcosa di irraggiungibile ad una mente mortale... ma si può certo ricollegare all'infinita stupidità che ci circonda come ovatta attorno agli oggetti fragili. Passando ciò come vero, sarà essa stessa ad impedirci per sempre di capire il problema ("sapere di non sapere" è probabilmente qualcosa di troppo sottile per la maggioranza delle forme viventi); ecco, questo ci porta alla creazione da parte del nostro intimo cervello di forme superiori. Dei. Ciascuno ha il proprio -non veniatemi a dire che voi e vostra madre vedete lo stesso identico Dio, perché non vi crederò- ed egli cambia forma dipendendo da quante colpe di dolore un teorico qualcuno gli debba appioppare...
Eccetera.
Eccetera.
Questo era solo uno degli incomprensibili fili che pian piano si stavano unendo a creare una salda corda multicolore di discorso. Sulla strada per quel pensiero si trovavano così tanti fili aggrovigliati l'uno all'altro che nessuno avrebbe mai potuto comprendere quale di essi fosse quello pedinato da Moon e quale quello da Ice. Fatto sta che, sorprendentemente, entrambe le getta quasi allo stesso tempo si ritrovarono ad inciampare in un cordone teso ad indicare una sola strada per il discorso.
"Moon... tu credi negli dei?" domandò la felina Lillian Gish, stravolgendo il suo muto personaggio e facendo un balzo avanti nella storia del cinema. La Giovanna D'Arco accanto a lei fece una bassa risata scoprendo che il suo spago azzurro aveva imitato lo spago arancio della compagna, nel ragionamento: "Io... credo a ciò che vedo. Credo in quell'albero -indicò con la coda un abete-, credo nel cielo che ci guarda, credo nella terra che calpestiamo. Esistono. E sono decisamente più antiche di noi... Sono o non sono divinità? D'altra parte anche tu ed io, in quanto vive, siamo forze della natura. In definitiva, io credo in me. Ciò che mi succede è ciò che ho fatto accadere io scegliendo la sinistra invece che la destra". Ice la osservava, interessata ma poco convinta. "Il Destino, Moon?"
"Il Destino ce lo creiamo noi"
"E... Perché sei viva, allora? Perché io ti ho incontrata?"
"Due domande assai diverse: sono nata perchè la fortuna mi arrideva, e dato ciò, essa mi ha concesso questo dono e non ha avuto più motivo di ritornare a farsi vedere. E... perché ci siamo incontrare? Solo perché tu cercavi qualcuno, e nel momento nel quale sentivi il massimo vuoto, sei incappata in me. Sono felice sia accaduto, ma è te che ringrazio per aver visto in me la salvezza, non la fortuna. Ella ha già fatto il suo mestiere con me, ora sta semplicemente a me vivere"
Ice la guardò sorridendo: "Mi piacerebbe avere il coraggio che hai tu... io ho bisogno di qualcosa in cui credere. E, allo stesso tempo, non ho motivo di abbandonare la mia fede dato che mi ha portato a te. Io credo fermamente di averne bisogno; cura la mia debolezza sapere che ad ogni modo ciò che faccio non è colpa mia. Mi rende forte. Perché, sai, io credo veramente. E questo non mi rende debole. Mi rende potente, facendomi sentire importante. E, a dirlo ad alta voce sembra veramente idiota, ma è così" rise appena, cercando una qualunque reazione in Moon. La gatta dall'armatura lignea le leccò il fianco. "Sai, se c'è una cosa in cui credo, quella è noi due. Credo fermamente che possa funzionare. Sono sicura che stando assieme saremo imbattibili" le lanciò uno sguardo quasi di sfida. L'attrice non più muta se lo beccò dritto nel petto e il suo cuore prese a battere dieci volte più veloce: "Mi piace! Posso convertirmi alla tua religione dell'Amore?"
"Ma certamente! Ricorda, però, che Amore significa tanto... potrebbe essere un legame che fa paura"
"Che siano catene! Che sia corda!"
"Che sia animo?"
"Che sia animo! Che sia animo!"
Moon ridendo felice le saltò addosso ritrovandosi sopra di lei. Questa volta fu Ice a lanciare la sfida, scivolando via dalla presa non dimenticando un bel calcio per far atterrare Moon lontano.
Fu guerra d'amore.
Moon le corse contro, Ice la spinse ma lei rimase salda a terra e le diede una zampata di velluto.
Continuarono la loro lotta da cucciole finché non si trovarono letteralmente ad affogare nel rosso del sole. A quel punto entrambe si ritirarono a terra con un fiatone ridente.
"Io credo nell'Amore, spada del Cuore!" Esclamò Ice.
"Io credo nell'Amore, scudo dell'Animo!" Urlò Moon.
Non è dato sapere cosa nascosero e sottintesero queste parole... Ciò che noi crediamo è che questo segreto non detto semplicemente fosse il riflesso del cielo: qualcosa di mutevole, gigantesco, sanguinoso.

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