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Il signor Rimbaldi era un cittadino onesto e rispettabile e, come ogni cittadino onesto e rispettabile, amava osservare le tradizioni, le regole non scritte e i rituali quotidiani.

Il rintocco delle campane risuonò amplificato e puntuale, segnando nelle strade pacate di quell'ordinaria cittadina l'ora di cena. Come di consuetudine, il signor Rimbaldi si sedette impettito davanti al lato corto del tavolo di legno imbandito della sala da pranzo. Ripiegò con una cura quasi maniacale il tovagliolo bianco posto sul ripiano davanti a sé, prima di posarlo sulle ginocchia conserte. Portò poi le mani all'altezza del petto, le unì tra loro abbassando le palpebre e iniziò a recitare una preghiera. La contraddizione che poteva cogliere l'osservatore alla vista di quell'omino tarchiato e dalla pelle sudaticcia che si muoveva con gesti così ossequiosi e solenni, avvolto in un'elegante e costoso completo grigio, sembrava rispecchiarsi nella stanza intorno a lui. Le quattro pareti erano rivestite da una tappezzeria scolorita, nascosta però da ricercata mobilia. Collocati sui ripiani degli armadi risplendevano numerosi gioielli all'apparenza sfarzosi ma che, ad uno sguardo più attento, si poteva dire appartenessero a bigiotteria di seconda mano. A destra e a sinistra dell'uomo, una donna e un ragazzotto di appena vent'anni si sforzavano di mantenere gli occhi socchiusi, anch'essi seduti in modo rigido e composto imitando le sue movenze. La signora Rimbaldi era una donna di mezza età, i capelli ancora parzialmente neri raccolti in uno chignon e il collo lungo e sottile quasi scheletrico. Sul volto, di un colorito giallognolo, spiccava una larga bocca dalle labbra gommose che sembrava espandersi da un orecchio all'altro. Proprio quella bocca le aveva fatto guadagnare l'appellativo di Faccia da Rospo, come tutti in paese –suo marito compreso- solevano chiamarla di nascosto da lei. Il signor Rimbaldi terminò la preghiera cinque minuti più tardi, come ogni sera, e al suo segnale tutta la famiglia riaprì gli occhi, dando così inizio alla cena. L'uomo mangiò in fretta, pur senza lasciar trasparire il desiderio impellente di allontanarsi da quella casa: osservare quel volto disgustoso e ingordo nutrirsi sulla sua tavola con quella fame cieca e ottusa gli trasmetteva sempre il voltastomaco. Spesso si domandava tra sé e sé come potesse quel ragazzo così brutto e dal comportamento così gretto essere suo figlio. Lui che era sempre stato ossessionato dalla bellezza, dalla purezza, dalla virtù. Sembrava quasi che il Signore avesse voluto punirlo: eppure, il signor Rimbaldi recitava la preghiera tutti i giorni in perfetto orario.

"Allora caro, hai trascorso una bella giornata?"

La voce stridula di sua moglie interruppe il silenzio disteso nel quale amava crogiolarsi durante la cena, ma il signor Rimbaldi nascose ogni contrattura del suo volto che potesse indicare fastidio e le rivolse un affabile sorriso: la maleducazione non si addiceva certo ad un uomo per bene come lui.

"Eccellente, mia cara" rispose, dopo aver masticato con le labbra rigorosamente chiuse il boccone di carne appena ingerito. Scrutò con i suoi occhi castani e gentili il brutto volto di sua moglie, sforzandosi di puntare lo sguardo in quegli occhietti neri. "Spero che la tua sia stata altrettanto gradevole"

"Oh, assolutamente!" cinguettò la donna, con squillante entusiasmo. "La signora Anselmi mi ha raccontato che il signor Moschetti –quello con i baffi, che vive in fondo alla strada in quella grande casa, avete presente? – è coinvolto in un affare peccaminoso con quella donnaccia che va sempre in giro con quel vestito così corto, Maddalena, mi pare che si chiami... non è una cosa riprovevole, mio caro?"

"Davvero riprovevole" commentò composto il signor Rimbaldi, portandosi il bicchiere di vetro al volto e bagnandosi le labbra con un sorso di vino, mentre osservava celando il suo disgusto quell'orrenda bocca larga che sembrava essere lo specchio dell'animo corrotto e pettegolo di sua moglie.

"E sapete cos'altro ho scoperto? Ugo, il postino..." La voce di Faccia da Rospo continuò a risuonare in quella striminzita stanza da pranzo, accompagnata solo da qualche commento educato del marito e dai grugniti ben poco dignitosi che provenivano dal ragazzo, intento a divorare ogni cosa gli capitasse a tiro. Il signor Rimbaldi ogni tanto posava gli occhi sul suo volto tozzo e sferico, e rimuginava tra sé e sé su quanto quella fronte bassa riflettesse la scarsa intelligenza del figlio. Venti minuti dopo, esattamente come ogni sera, l'uomo si alzò da tavola. Si ritirò nel bagno, dove si lavò e si sistemò. Dopodiché prese la sua valigetta, si congedò in modo cordiale dalla sua famiglia e, puntuale come al solito, uscì di casa.

SC - ConcorsoWhere stories live. Discover now