Flash Fic - #03 L'incontro

79 9 11
                                    

Era una giornata ventosa di Settembre.
Come gli ultimi due mesi, ero intento ad esercitarmi nella scrittura delle canzoni, nel mio studio personale all'interno della mia abitazione. Ogni tanto andavo da mio padre a dargli una mano in negozio, e il resto del tempo lo passavo con la mia ragazza Dalila.

Era da un po che stavamo insieme e mi sentivo davvero bene con lei.

Ma alcuni pomeriggi, quando avevo già aiutato mio padre, quando ero appena tornato dal negozio di tatuaggi di Dalila, ed erano già ore che guardavo il foglio bianco dello spartito che mi mettevo a pensare. E sentivo che mi mancava qualcosa.

Era una sensazione che un po mi dava fastidio.
"Io dovrei stare bene, non mi manca nulla per diamine.", questo mi mettevo ad urlarmi contro.

Io e Dalila avevamo già litigato un po per questo. Ero insoddisfatto della carriera, mi sarebbe piaciuto poter dare di più, ad un pubblico che sembrava però non esistere. Mi iniziavo a sentire inadatto ad un lavoro a cui speravo da sempre, e anche la scrittura delle canzoni iniziava a portarmi sofferenza, una di quelle poche costanti che avevo nella vita.

Stavo per cadere in un tunnel che mi avrebbe portato via tutti i miei lati più belli, il mio essere spiritoso, solare, sorridente, attivo, lavoratore e ottimista. E questo lasciava sempre più spazio ai miei lati più fastidiosi che iniziavano ad ostacolare anche la mia vita personale che non solo quella lavorativa.

Verso le 4, ricevo una chiamata da Dalila. Mi dice di prepararmi e di farmi trovare davanti il cancello di casa. Quella era una giornata no ed iniziai subito a lamentarmi, ma lei rispose fermamente aggiungendo che "Se non ti prepari ti ci porto in pigiama."

Non sapevo ancora dove mi avrebbe portato ma aggiunse che era una sorpresa.

Mezz'ora dopo eravamo già entrambi in macchina verso la destinazione.

Il viaggio era stato di circa un oretta, e accompagnato da alcuni suoi dischi preferiti. Cantammo insieme alcune canzone ma a parte questo ci scambiammo poche parole, forse era preoccupata del non farmi capire di cosa si trattava.

Arrivammo nella periferia della città di Lucca, vidi da entrambe le strade una schiera di villette tutte attaccate. Alcune erano più grandi di altre, due o tre avevano un aspetto modesto mentre la maggior parte sembrava appartenere a famiglie davvero agiate.

Entrammo proprio in una di queste e Dalila, guidata da quello che sembrava il proprietario andò a parcheggiare in un angolo del giardino affianco ad una Mercedes che sembrava immacolata. Stando attento a come aprire la portiera uscii a salutare quell'uomo. Lui salutò me, mentre inviò delle occhiatacce dall'alto in basso verso Dali.

Avevo già capito che tipo di persona era.

Con fare snob ci portò nel giardino sul retro.
Il tizio aprì un cancello della veranda ed entrammo in questo spiazzo con vari giochi di pezza sparsi a terra. Poi alzai gli occhi e notai una cuccia enorme con una catena che attaccata ad un fianco entrava nella porta della struttura e poi spariva.

"Tore qua. Tore vieni qua!" Poi il signore si girò verso di me. "Scusate non ricordo come si chiama sto coso." Si avvicinò alla cuccia e con un bastone picchiettò sul tetto.

Quando lui si spostò io feci il contrario.

Dalla porticina della cuccia vidi uscire un piccolo cucciolo bianco.
Uscì piano piano, poi quando mi vide iniziò a corrermi addosso.

Guardai nei suoi occhietti triangolari e più lo accarezzavo e più questi si facevano lucidi e brillanti. Aveva una faccetta particolare, una razza che non avevo mai visto. Se lo avessi visto per la prima volta in foto avrei potuto pensare fosse una razza aggressiva, ma dopo averlo abbracciato e accarezzato non potevo immaginarlo capace di attaccare, o ferire. Nemmeno una singola mosca.
Troppo attento sul cucciolo non ascoltai per niente quello che Dalila e il padrone snob si stavano dicendo.

Notavo però, dalla postura che aveva Dalila un certo fastidio che cercava di nascondergli. Poi a quel punto si gira verso di me e mi sorride.

"Ti va di portarlo a casa?"

***

Eravamo in macchina per tornare a Carrara quando mi spiegò cosa si erano detti lui e lei, e di come aveva conosciuto il proprietario.

In poche parole era uno di quei ricconi che aveva comprato un cane di razza per regalarlo alla figlia al compleanno ma a lei non piaceva. Quindi lo diede al figlio che lo soprannominò Thor, ma solo un mese dopo si era stufato e lo aveva ridato al padre che non sapendo che farci lo stava per portare al canile. Parlando con il veterinario però questo lo aveva supplicato di cercare qualcuno a cui darlo e di non portarlo al canile, e quindi tramite il passaparola, un amico di Dalila, veterinario lo venne a sapere. Era già un'intera estate che Dalila stava pensando di prendere un cane. Ma ancora non aveva fatto nulla perché era indecisa se prenderlo in allevamento o in canile. Ma maggiormente perchè voleva dire rendere la nostra relazione ancora più salda. Non sarebbe stato il suo cane, ma il nostro.

Quando Dalila venne a sapere dei padroni di Thor gli venne subito rabbia. Erano quel genere di persone che vedeva gli animali come oggetti, come cose da comprare e poi buttare via. Ed infatti come Thor ci regalarono anche tutti gli "accessori" che come lui avevano acquistato.
Il maggiordomo, mentre eravamo lì, mi riempì la macchina di roba al tal punto che il tessuto dei sedili posteriori non si vedeva più.

Mi disse poi che era così irritata dal comportamento di quell'individuo che se io non ero convinto lei lo avrebbe salvato lo stesso da quello "stronzo."

Sorrisi e guardai la palletta bianca che si era accoccolata tranquilla sulle mie gambe.

"A me non piace il nome Thor."

"Cosa Dali?" Avevo sentito cosa aveva detto, ma mi aveva preso alla sprovvista.

"Il suo nome è Thor ma non mi piace."

Concordavo. Il piccolo non aveva una faccia da Thor. E poi era come se non reagisse al nome, Dalila lo aveva già chiamato due volte ma non si era mosso di striscio.

Thor... Thor...

Tore...

Tore...


"Ettore!"

***

Il prompt:

You have found an animal that looks like no other on earth.


A/N: Credo sia il caso di modificare il termine Flash Fic per la mia persona. Ad eccezione del primo capitolo non riesco a contenermi in 500 parole xD

Questa è lunga mille, sono però tutte e tre scritte in una sola sessione di scrittura.

Spero vi piaccia la storia. Non so come Francesco abbia preso il cagnetto ma essendo un cane di razza è improbabile che l'abbia preso in canile. Per cui ho pensato di adattare la mia esperienza in qualche modo. Non uguale per filo e per segno, ma anche mio padre il cagnetto l'ha preso da un privato che voleva liberarsene portandolo al canile.

Gabbani OneshotsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora