Il vicino - 2 di 2

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Gabbani era il mio nuovo vicino. 


Io ero fuori di me, non ci potevo credere. Come poteva essere?
Continuavo a pensare che magari mi stavo sbagliando, magari erano solo coincidenze. 

Perché si era trasferito in un condominio... in piena Milano?
Aveva la sua bella casa in un posto segreto nei pressi di Carrara, perché avrebbe dovuto trasferirsi in piena città? Non aveva molto senso. Lui amava il verde, la natura, le colline da percorrere con la sua adorata bici. Magari dati i molti impegni che lo tenevano spesso a Milano questa era solo una camera per appoggiarsi. D'altronde la mia era minuscola e la sua non doveva essere di meno. 

Ci misi un po' a riprendermi dai miei pensieri "GABBANI COME VICINO IO POSSO ANCHE MORIRE" e alzando lo sguardo notai qualcosa di preoccupante.

Avevo saltato la mia fermata e proseguito per altre due, mi alzai per scendere ma fu troppo tardi. 

Scesa alla terza fermata, presi subito la metro che andava nel verso opposto. Quindi rimasi in piedi, davanti alla porta, pronta per scendere. 

Il destino volle che proprio alla mia fermata entrò Carlo. Subito mi riconobbe ed iniziò a parlare, ma non riuscivo molto ad ascoltarlo ero in ritardo e dovevo uscire, ORA

Ma non volevo perderlo di nuovo di vista e mi dovevo far venire un'idea alla svelta. Non avevo tempo per cacciare il telefono e salvarmi il suo numero. 

Mentre mi muovevo verso l'uscita presi un biglietto da visita e glielo lanciai letteralmente. "Sono in ritardo. Scusa. Chiamami." e corsi via senza nemmeno voltarmi o quantomeno aspettare una risposta. 

Stavo morendo dentro, ero sembrata davvero fredda ma non avevo altra scelta.

E meno male che non mi fermai, perché nonostante la corsa, arrivai comunque, DAVVERO, in ritardo. 

Arrivata in azienda cercai in tutti i modi di farmi ricevere ma essendo arrivata in ritardo avevano cancellato il mio colloquio. Cercai di convincerla in tutti i modi, ma ricevetti solo il suggerimento di andarmene a casa. Mi allontanai, e non appena fu distratta, sgattaiolai di soppiatto nella zona colloqui. Mi misi alla fine della fila, e aspettai il mio turno.

Al sesto nome, due ore dopo, nessuno si presentò e trovai l'occasione di imbucarmi. All'inizio il responsabile voleva cacciarmi, ma poi riuscii almeno di fargli vedere i miei lavori. Sembrò molto soddisfatto, ma mi disse che comunque per loro la puntualità era tutto e mi avrebbero fatto sapere. 

Non tornai a casa distrutta, ma nemmeno su di giri. Non avevo avuto il colloquio che meritavo di avere, ma almeno non era stato un completo disastro. Avevo almeno fatto vedere i miei lavori, di cui il responsabile era rimasto colpito.

Mi buttai sul letto e guardai il soffitto.

Poi presi il telefono.
Nessun messaggio.
Nessuna telefonata.

Mi chiesi se gli avessi dato il biglietto giusto. O se lanciandoglielo gli era caduto. Tutto poteva essere. O magari stava andando a lavorare.

🎵Oggiiiiii mi sento molto beneeeee🎵

Dallo spavento mi cadde per poco il telefono dal letto. Lo afferrai saldamente e risposi.
"P-pronto?"
"Ciao, sono Carlo."
"Caaaarlo ciaooo" forse alzai troppo la voce dall'imbarazzo ma non potei farne a meno "Senti mi dispiace tantissimo per oggi, non volevo essere maleducata ma ero di fretta, mi aspettavano ad un colloquio ed ero già in ritardo e non potevo..."
"Calmati cara davvero non scusarti, avrai avuto i tuoi problemi. Comunque è davvero strano mi sembrava di averti sentito ma dove stai?"
"Io? A casa mia perché?"
"No perché io ho appena finito la lezione di oggi e pensavo di fare un salto in palestra così possiamo allenarci insieme."

Gabbani OneshotsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora