Capitolo quattro.

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Capitolo quattro.

Samantha mi lancia uno sguardo allarmato e capisco che nemmeno lei vuole combattere contro di me, ma non abbiamo scelta, non possiamo lamentarci chiedendo di cambiare avversario. Così si posiziona anche lei, ma rimane ferma, aspettando che sia io a fare la prima mossa, ma non ne ho nessuna intenzione. Scuoto la testa, per farle capire che non sarò la prima a farsi avanti, che spetta a lei sferrare il primo colpo. Carl ci lancia uno sguardo truce e ci avvisa che sta per perdere la pazienza. Cosa potrebbe fare se non combattiamo? Samantha di certo non vuole saperlo, perché proprio mentre sono distratta mi sferra un pugno sulla guancia sinistra e barcollo, ma senza cadere. Mi massaggio la zona dolorante e la fulmino con lo sguardo. Non vale, penso, ero distratta.

Corro nella sua direzione e prima che possa colpirmi le faccio lo sgambetto e cade a terra sbattendo la testa, ma senza arrendersi. Si rialza e cerca di colpirmi con i pugni, i quali io, con riflessi che non sapevo nemmeno di avere, schivo tutti. In un attimo di distrazione le do un pugno dritto sul naso, ritrovandomi la mano piena di sangue. Oh Dio, non volevo darlo così forte!

Samantha si pulisce il naso e parte alla carica, mollandomi una ginocchiata nello stomaco che mi costringe a mettermi in ginocchio per il dolore. Mi stringo le braccia attorno allo stomaco e mi rialzo, colpendo anche lei nello stesso punto, che si accascia a terra e mi guarda con i suoi grandi occhioni, pieni di lacrime.

«Colpiscila e sarà concluso.» La voce di Carl mi arriva in lontananza. Voglio colpirla? No, certo che no!
«Fallo» Mi sussurra Samantha, mentre cerca di alzarsi in piedi «Ti prego, non ne posso più.»
«Non posso, non voglio!» Mi vengono le lacrime agli occhi, ma non ho nessuna intenzione di piangere davanti a tutta questa gente.
«Te lo sto chiedendo per favore, ti prego!» Mi supplica.

Abbasso lo sguardo sulle mie scarpe bianche, anch'esse date insieme alla divisa. Come sapessero i numeri delle nostre scarpe e le taglie dei nostri vestiti è un mistero.

Sospiro, sistemandomi di nuovo in posizione d'accatto, e due secondi dopo Samantha mi imita, pur sapendo che devo essere io a finirla. La guardo: ha il viso sporco di sangue e i capelli appiccicati alla faccia, e nonostante ciò è bella anche così, com'è possibile?

Lo faccio senza continuare a pensarci, mollandole un altro pugno in pieno viso e facendola ricadere a terra, sfinita. Carl ci grida che va bene così e mi proclama "vincitrice", aggiungendo che potrei diventare davvero brava, se d'ora in poi non esiterò più.

«Gli amici possono diventare i nostri peggior nemici, ricordalo. Non fidarti mai di nessuno e non avere mai pietà, chiunque tu abbia davanti. Pensa solo a te stessa e sopravvivrai. Per oggi è tutto qui, ragazzi. Era solo una dimostrazione, domani inizierà l'allenamento vero e proprio. Potete andare.» Conclude, congedandoci.

"Gli amici possono diventare i nostri peggior nemici", che assurdità! Jon, per esempio, non potrebbe mai diventare il mio peggior nemico. Carl vuole solo metterci gli uni contro gli altri per farci combattere meglio, ma io so per certo che quello che ha detto è una stupidaggine.

🌻 🌻🌻

Dopo essermi fatta una doccia lascio il bagno a Victoria e chiedo scusa a Samantha per la millesima volta, la quale mi risponde sempre di non preoccuparmi, che era necessario e che tra l'altro mi ha colpita anche lei. Beh, ha ragione, quindi la smetto e corro a stendermi sul letto di Jon, che sta comodamente seduto nell'angolo a pensare a non so cosa. Non mi ha ancora parlato dopo il "combattimento" con Samantha e non capisco il perché, ho fatto qualcosa di sbagliato? Era necessario, credo che lui lo sappia.

Nightmare. [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora