Capitolo venti.
«Tommy!» Spalanco l'anta dell'armadio e mi chino per prendere in braccio il mio fratellino. Lo stringo forte a me, quasi come se volessi soffocarlo, mentre lo sento piangere con la faccia nascosta nei miei capelli. Gli accarezzo la testa e non riuscendo più a trattenermi, inizio a piangere anch'io.
Non riesco a dire quanto io sia felice in questo momento, con il mio fratellino fra le braccia, vivo e vegeto. Quante volte ho pensato a lui, al giorno in cui l'avrei rivisto, abbracciato, baciato o anche solo guardato il suo faccino tanto adorabile.
Mi è mancato come l'aria quando non riesci a respirare, come il tuo letto quando dormi da un'amica. Sono esempi banali, eppure io mi sento come se finalmente riuscissi a respirare dopo tanto tempo, come se fossi tornata a casa dopo essere stata fuori per qualche tempo e finalmente posso riabbracciare il mio letto.
Il mio Tommy, il mio piccolo amore.
Quando ci stacchiamo mi sembra passata un'eternità. Ci guardiamo negli occhi e sorridiamo fra le lacrime.
«Aya, mi sei mancata tanto.» Sorride.
«Mi sei mancato anche tu, amore. Te l'avevo promesso che sarei tornata da te.» Lo riempio di baci «Perché eri nascosto nell'armadio? Dov'è la mamma? Non vedo l'ora di rivedere anche lei.»«La mamma... Loro... loro l'hanno portata via.» Scoppia a piangere ancora una volta.
«Cosa? Chi?» Lo poggio a terra e mi abbasso alla sua altezza «Chi l'ha portata via, Tommy?»
«I... i mostri.» Rivela fra i singhiozzi. Mi viene una fitta al cuore.«Okay, piccolo. Hai fame?» Domando. Lui fa "sì" con la testa. Gli asciugo le lacrime e lo prendo per mano. «Andiamo di sotto, ti preparo qualcosa da mangiare.»
Scendiamo tutti al piano terra e mentre i miei amici si siedono attorno al tavolo, io preparo qualcosa da mangiare a Thomas.
Sto cercando di mantenere la calma, non voglio farlo spaventare e adesso ha bisogno di mangiare, quando avrà finito gli chiederò di raccontarmi l'accaduto, ma solo se se la sentirà.
Apro un mobile e gli preparo qualcosa di veloce ma sostanzioso. Gli altri osservano ogni mio movimento senza parlare, tranne Jonathan che sta dialogando con lui e di tanto in tanto prova a farlo sorridere.
«Hai protetto la mia sorellona?» Gli chiede Thomas.
«Certamente, ne dubitavi?» Jon fa il finto offeso.
«Certo che no, sei sempre stato il mio eroe!»
«Oh, ma grazie!» Il mio migliore amico si porta una mano al petto, sorpreso.Mi avvicino a loro e porgo il piatto a Thomas, che mangia velocemente. Quando ha finito lo raccolgo e lo ripongo in lavastoviglie, senza però accenderla. Dopodiché vado a sedermi fra lui e Jonathan.
«Tommy, hai voglia di raccontarmi cosa è successo alla mamma?» Gli chiedo.
Lui sembra pensarci su, poi annuisce «È successo due giorni fa. Ero nella mia stanzetta a colorare dei disegni quando ho sentito dei rumori in cucina. Anche se mi sono spaventato ho cercato di scendere le scale per vedere cosa stava succedendo alla mamma, ma lei mi ha urlato di non scendere, di andarmi a nascondere. Gli ho subito ubbidito, però non prima di vedere quei mostri che la portavano via. Erano... senza pelle, con i vestiti strappati e gli occhi completamente bianchi. Hanno biascicato qualcosa prima di andarsene, tipo il nome di una città.»
«Indianapolis?»
«Sì, Indianapolis! Poi sono corso nella mia stanza senza fare rumore e mi sono chiuso nell'armadio. Non mi sono più mosso, forse solo per fare la pipì, finché non siete arrivati voi.»
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Nightmare. [COMPLETA]
AdventureLe vite di Amaya Harington e Jonathan Rivers, migliori amici fin dall'infanzia, vengono scombussolate da un annuncio da parte del governo, il quale gli comunica che l'indomani dovranno partire per un progetto segreto che, a detta loro, salverà l'uma...