4. curiosità - regali, sbronze - e compleanni (parte seconda)

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Autumn 2013(post 6b)


Stiles aprì gli occhi, disorientato. Sentiva il cuore pompare velocemente, probabilmente per dare quante più possibilità al cervello di cercare di capire dove fosse e cosa fosse esattamente successo. Si sentiva infastidito, come in quei risvegli in auto dove la testa non fa altro che penzolare da una parte all'altra, finendo per rovesciarsi in avanti e facendogli, perciò, provare la sensazione di cadere nell'oblio. Sbatté le palpebre per un paio di volte e si umettò le labbra, tentando di togliersi dalla bocca la sensazione di secchezza e amaro che provava. Nel semibuio in cui si trovava era veramente difficile fare chiarezza; guardò il fulcro della luce alla sua destra e vide un comodino e una abatjour: non era la sua stanza.
Si voltò alla sua sinistra con gli occhi semichiusi. Accecato dal bagliore che aveva fissato per troppo tempo, ci mise un po' per mettere a fuoco davanti a sé. Poi sussultò sul posto, facendo tornare subito il cuore a correre come un disperato. Come se lui, a differenza del corpo, potesse svignarsela di sua volontà.
Derek era seduto sul letto nella sua medesima posizione, con la schiena appoggiata alla spalliera, e leggeva un libro che, però, non riuscì a identificare, considerato il modo in cui Derek si affrettò a farlo sparire dietro una sua gamba, forse direttamente sul pavimento, mentre si voltava a guardarlo con astio.
Stiles fissò la sua mascella indurirsi e gli occhi verdi, vigili e un bel po' incazzati, guardarlo con rimprovero. Ora che ci vedeva così bene, era quasi tentato di voltarsi verso la luce per accecarsi nuovamente.
Non lo fece perché gli occhi smisero di funzionare qualche secondo dopo, spossati e ancora inebriati dagli effetti di tutto l'alcool che aveva bevuto.
Quindi, era ancora a casa di Derek. C'era buio e silenzio nel loft, la festa doveva essere finita.
E lui era lì. Sul letto di Derek. Ancora ubriaco.
Vivo.
Avrebbe potuto commuoversi per quell'ultima presa di coscienza.
Si toccò il corpo, accertandosi che da nessuna parte perdesse sangue a causa, per esempio, di un profondo squarcio fatto da denti affilati di un licantropo potenzialmente infuriato.
Era sano.
Tornò a guardare Derek, che nel frattempo aveva incrociato le braccia al petto e alzato un sopracciglio interrogativo. "Sembri stupito." affermò. Stiles avrebbe potuto trovarci del sarcasmo, se solo fosse stato lucido.
Si rese invece conto del forte mal di testa che arpionava le sue tempie. Fece una smorfia e pensò a quanto fosse ilare il caso: Derek parlava proprio quando lui avrebbe tanto desiderato che tacesse.
"Lo sono."
"Perché sei nel mio loft e nel mio letto?" gli domandò. Il sarcasmo era ovunque, tanto da fargli venire il voltastomaco.
"Perché sono ancora vivo." replicò dopo un sospiro.
Derek ghignò guardando davanti a sé. Fece spallucce. "Sei ubriaco."
Stiles aprì gli occhi, pensando a quelle due parole. Era un fatto. Era ubriaco. Si accigliò, voltando a guardare il profilo di Derek: "Per questo sono ancora vivo?"
Derek trattenne una risata, perfino il sorriso. O, perlomeno, Stiles se lo immaginò a spaccarsi dalle risate interiormente, mentre fuori esternava la sua tipica nonchalance impacchettata con un ghigno imperscrutabile.
Roteò gli occhi al cielo e tentò di mettersi in piedi. "Beh, Ancora Vivo toglie il disturbo." esclamò con impeto portandosi in piedi...
...Per accasciarsi sul letto il secondo successivo.
"Sei ubriaco." ripeté Derek a mo' di rimprovero. Stiles fece una smorfia, confidando che gli desse le spalle e non potesse vederlo, e prese a respirare grossolanamente, cercando di calmarsi.
"Grazie Derek per essere sempre così...perspicace" gli biascicò, arrendendosi poi alla sbronza e stendendosi supino sul letto con un profondo sospiro.
Derek lo guardò da capo a piedi e sembrò sollevato, ma Stiles non si spiegò il motivo e credette semplicemente che la poca lucidità, oramai, era capace di fargli immaginare tantissime cose.
"Otto su tredici" disse qualche manciata di secondi dopo.
"Cosa?" domandò Derek, guardandolo dall'altro con piglio.
"Otto sintomi su tredici. Lo sai quali possono essere i possibili effetti di una bella sbronza?"
Derek roteò gli occhi e guardò i propri piedi, decisamente più interessanti.
"Giusto, perché dovresti saperlo se i licantropi non si ubriacano mai?" sghignazzò Stiles.
"In ogni caso: biascicamento, check! Sonnolenza, check! Vomito, cheeeck! Diarrea, nooope. Mal di stomaco, mh, mi manca! Difficoltà respiratorie, no grazie. Distorsioni visive... – e guardò Derek cercando di metterlo a fuoco – cheeeeck! Distorsioni uditive, se il fischio nelle orecchie vale, allora sì, cheeeeck! Capacità di giudizio alterato, check. Diminuzione della percezione e del coordinamento, beh, diciamo che è solo degenerata, quindi cheeeeck! Incoscienza, se mi trovo qui direi di sì, check. Anemia – e si guardò le braccia – boh. Coma... no, grazie a Dio. Periodi di incoscienza, non ancora, ma suppongo che a breve..." gli era sembrato di parlare velocemente, anche se spesso aveva incespicato nelle parole e trascinato le altre come un perfetto ubriaco. Alla fine della lista, si sentì stanchissimo.
Derek lo aveva bellamente ignorato, ed era stato difficile visto che, per farlo, non aveva finto di fare altro – come leggere o far credere di essersi addormentato. Si voltò a guardarlo, però, quando calò nuovamente il silenzio, per accertarsi dei motivi che avevano portato Stiles a rimanere muto.
La causa era delle più semplici.
Nove su tredici: avrebbe dovuto correggerlo il lupo. Perché i periodi di incoscienza Stiles li stava avendo eccome.

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