9. L'accoppiata vincente: lo Stronzo e l'Idiota

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A Cecilia,
la mia impeccabile Beta,
ma non solo:
senza di lei questa storia non avrebbe avuto un futuro.
Semplicemente, grazie ♥



Spring 2011
(season 1)



To: LonelyReader
From: ImtheRobinone
Subject: in casi come questo rimpiango di non aver ricevuto la lettera per Hogwarts...

...E di non aver incontrato amici come Harry ed Hermione, di non essere stato smistato in nessuna casa e di non aver imparato i fondamentali per poter giocare a Quidditch. Ma, soprattutto, di non poter avere la possibilità di mandar giù un litro e mezzo di felix felicis. Mi sento come Ron durante la sua prima partita da titolare. Già. Anch'io finalmente avrò l'opportunità di giocare una maledettissima partita di lacrosse. Sono tutti entusiasti, mio padre non sta nella pelle e, in un primo momento, anche io. Cioè, riuscivo a stento a crederci, ma poi l'euforia ha preso il sopravvento e quel quarto d'ora, cazzo, è stato veramente bellissimo. Sì, quindici minuti. Perché io le gioie so sempre trasformarle magicamente in ansia e panico. Ah, Harry Potter mi farebbe una pippa, sono io il mago più fesso del mondo! Ok, sto diventando volgare. Mi dispiace. Volgare e nerd. Non hai specificato nella tua email se hai letto la saga della Rowling e, se non lo avessi fatto, probabilmente avrai iniziato a capire di cosa stessi parlando dalla quinta o sesta riga. Mi dispiace. In ogni caso, se non hai letto Harry Potter, rimedia. So che quelli già fin troppo adulti come te credono sia una storia infantile, ma non lo è affatto. Diavolo, è il romanzo del secolo!!
E poi, sarebbe bello poterne parlare con qualcuno. Il mio migliore amico non è un appassionato e mi ha tradito guardando unicamente i film. Ma non sono la stessa cosa! Argh, che nervi.
Okay, sapevo che facendo questa introduzione magica mi sarei perso nel flusso di pensieri, senza dare un senso a questa lettera. In realtà non avevo molto da scriverti, continuo a essere molto in ansia per la partita. Ci saranno tutti a guardare dagli spalti e, come se non bastasse, è anche la mia prima volta da titolare, quindi devo cercare di fare del mio meglio se voglio tenermi il posto nella squadra. Spero vada tutto bene.
Augurami buona fortuna!!

ImtheRobinone


***


Derek entrò nel loft dopo una notte e un giorno intero di viaggio. Era esausto e poteva già immaginarsi sul letto, a bearsi di una lunga dormita, ma prima mangiò qualcosa e poi si fece una doccia.
Quando fu finalmente sul letto, a occhi chiusi, seppe immediatamente che non si sarebbe addormentato se prima non avesse mantenuto la sua promessa.
Non che ne avesse fatta una, ma era come se lo avesse fatto. Non si sentiva in dovere, anzi, il fatto che per tutto il tempo alla guida non avesse smesso di ripensare alle ultime 48 ore lo aveva spinto a desiderare di chiamare Stiles più e più volte. Rinunciando alla fine, sempre.
Ora invece era a casa, erano le undici di sera, e aveva la scusa di una promessa.
Non desistette ulteriormente.
Azionò la telefonata e rimase in ascolto degli squilli. A causa di quel suono ripetuto, Derek incominciò a dubitare di aver fatto la cosa giusta. Forse Stiles non voleva rispondergli. Forse erano passate abbastanza ore per farlo giungere alla conclusione che fra loro non dovessero esserci più contatti. Che diavolo ne sapeva di cosa fosse in grado di compiere una mente iperattiva? Anche la sua pompava velocemente ogni dubbio, ora, ma Stiles viaggiava su tutt'altra frequenza, e forse aveva già capito quanto tutta quella storia fosse sbagliata?
Stava per riagganciare, quando "Ci sono, ci sono, ci sono! Ahia dannazione! Ci sono!" la voce di Stiles risuonò dall'altro capo del telefono.
Derek sorrise incapace, di far altrimenti. E tornò a respirare. A quanto pareva aveva trattenuto il respiro.
"Derek?" domandò Stiles, ora forse era lui quello che dubitava che dall'altra parte ci fosse Derek.
Si schiarì la voce.
"Dormivi?" gli chiese, allora, senza chiarire altro.
"Oh, ciao! No, no, stavo- mh- facendo una doccia."
Derek chiuse gli occhi e si morse un labbro, tentando di non immaginarselo nudo. Tuttavia, la mente aveva già fatto il suo corso. E rivide perfettamente Stiles nascosto fra le ante del suo armadio, nudo, mentre freneticamente cercava di indossare la divisa da lavoro.
"Ok." respirò Derek. Si diede dell'idiota e del fottuto, poi tentò di rimediare. "Non dovevi rispondere, allora. Avresti potuto richiamarmi una volta finito."
"Scherzi? Ho aspettato la tua telefonata per tutto il giorno."
Per tutta il giorno- Stiles aveva aspettato.
"Merda." pensò soltanto. Stiles voleva proprio esasperarlo. O meglio, accenderlo.
"Cioè, sapevo che eri ancora in viaggio e che eravamo rimasti che mi avresti chiamato una volta arrivato, però le attese non sono il mio forte e fanno letteralmente schifo e, sì, in pratica non ho dormito un granché e mi son portato il cellulare appresso un po' ovunque, perfino in bagno."
Derek serrò la mascella, pentendosi immediatamente di aver fatto partire quella chiamata. Cioè no. Ma in un certo senso sì.
"Ok." rispose di nuovo.
Stiles rimase in silenzio, probabilmente aspettandosi che Derek dicesse qualcos'altro, ma quando intuì che ciò non sarebbe successo, riprese parola: "Com'è andato il viaggio? Tutto ok?"
"Sì, partire di notte è stata la decisione migliore. Sai, meno possibilità di essere fermato. E, al confine, il tipo era mezzo addormentato per rendersi conto del documento falso. Tutto ok."
"Ottimo."
Non avevano altro da dirsi.
"Ti lascio finire la doccia, allora."
"No, no, no. Non ci pensare proprio Derek."
Derek fu sorpreso, ma non troppo. Sentì dei rumori di dubbia origine e si accigliò. "Oh Derek non fare quella faccia, lo so che stai pensando male! Puoi aspettare cinque minuti? Mi asciugo e sono tutto tuo."
Che stronzo.
"Ok." rispose a denti stretti. Che frustrazione quell'uomo. Derek poteva crollare da un momento all'altro per la stanchezza, ma Stiles sapeva proprio cosa dire per tenerlo sveglio.
"Eccomi, sei ancora lì?" disse Stiles, ora rilassato.
"Ti sei già asciugato e vestito?"
"Derek, non te l'ho mai detto, ma anche io ho dei superpoteri."
Derek roteò gli occhi, ma sorrise. "La super velocità? Sì, avevo già scoperto il tuo segreto. In cucina. Ricordi?"
Stiles scoppiò a ridere. "Che stronzo che sei." lo etichettò. Non lo lasciò rispondere: "Mettiamo le cose in chiaro, ora: non faremo dello stupido sesso telefonico."
Derek si accigliò nuovamente: "Cosa sarebbe? Un altro dei tuoi superpoteri?"
"Oh, dannazione, Derek, smetti di flirtare. È così strano."
"Strano? E comunque non lo sto facendo."
"Sì, strano, abituato ai soliti "taci", "idiota", "ti stacco la testa a morsi", ora mi sembra quasi assurdo che tu possa dirmi qualcosa che non sia una minaccia. E, sì, lo stai facendo eccome."
"Taci, Stiles."
"Grazie, ora mi sembra tutto più normale."
"Io e te al telefono ti sembra una cosa normale?"
"Dettagli. Cosa stai facendo?"
"Come cosa sto facendo? Parlo con te."
"Lo so, idiota. Era per fare conversazione. Che stai facendo oltre che parlare con me?"
"Sono sul letto, penso che mi metterò a dormire fra-"
"Oh, grandioso, anche io sono sul letto." La sua voce assunse un nuovo tono. Malizioso, a voler essere precisi. E se proveniva da Stiles, era un maliziosoterribilmente osceno.
"Credevo non volessi fare dello stupido sesso telefonico."
"Ah, quindi sai cos'è, gran furbacchiotto di un lupo".
Derek sorrise e negò col capo.
"È ancor più inquietante il fatto che io sappia esattamente immaginare le tue espressioni. Sono talmente abituato a non sentirti rispondere alle mie domande che so per certo che hai appena negato con la testa, pensando a quanto io sia stupido." E aveva anche sorriso, ma Derek non lo precisò.
"Quindi mi stai immaginando adesso?" lo provocò, stavolta facendo lui quello malizioso. Doppiamente inquietante. Ed esponenzialmente osceno.
"Sì, ma credo di essere condizionato dai porno gay" – COSA? STILES AVEVA DETTO SUL SERIO? – "e quindi ti sto immaginando completamente nudo, nel loft, a dicembre. Veramente improbabile."
Derek si guardò le punte delle dita dei piedi. In realtà, indossava un paio di boxer e una canottiera nera. Era un licantropo, non soffriva il freddo.
"Io ho indossato il pigiama, comunque. Nel caso lo volessi sapere." aggiunse Stiles, con voce vispa.
"Non lo volevo sapere, ma grazie."
"Mi stavi immaginando anche tu nudo, eh?"
Derek sospirò frustrato. "No, Stiles. Forse prima, quando hai detto di essere nella doccia, ma ora..."
"Torno nella doccia, se vuoi."
"Sei insopportabile."
"Ah, io? Sto solo cercando di far funzionare questa cosa."
"Non devi per forza farla funzionare, Stiles."
"Fantastico, ora litigheremo?"
"Non stiamo litigando, ma sto dicendo sul serio. Non devi sforzarti. Io non lo sto facendo."
"Non mi sto- mh, lo so che tu non lo stai facendo."
"Mi stai accusando?"
"NO!"
Silenzio. Entrambi ripresero fiato.
"Il punto è, Derek, che voglio sforzarmi perché questi due ultimi giorni con te sono stati...wow! E non sono pronto a rinunciarci così, solo perché a parte il sesso tutto il resto non funziona".
Derek sospirò. Ora faceva anche il tenero e lui era in procinto di impazzire.
"Mio padre mi ha detto che se ti avessi- dato una possibilità, abbassando i toni ed evitando di essere sempre sulla difensiva, avrei notato un Derek più... piacevole. Ma forse sono io il problema."
"Tu non sei assolutamente il problema. Toglitelo dalla testa. Tuo padre dice tante cose, Stiles, ma il punto è che..."
Io sono LonelyReader.
No. No. Non poteva così.
"Il punto è che, per me, è davvero difficile far funzionare le cose. Più della metà delle mie storie sono finite in tragedia, l'unica che posso prendere in esempio è Braeden, ma con lei non ha funzionato proprio perché io... Facevo difficoltà a gestire la- relazione. Sono io il problema."
"Con Braeden non ha funzionato perché forse non era quella giusta."
"Già." e forse perché aveva in testa già qualcun altro. Non disse nemmeno questo.
"Puoi imparare a non essere più il problema e io a essere più...paziente. Okay?"
"Non devi essere paziente, devi essere te stesso. Se faccio lo stronzo, devi dirmelo."
"Non mi sono mai frenato dal fartelo notare, mi sembra."
Derek sorrise e annuì. "Giusto."
"Derek?"
"Mh?"
"Ci ho pensato molto oggi. Voglio davvero che funzioni- se per te va bene."
"Se così non fosse, non starei al telefono con te."
"Bip. Stronzo."
Derek rise, schiaffeggiandosi.
"Comunque, sì, hai ragione. Penso che parlerò con Lydia quando tornerò a Beacon Hills per le feste natalizie, sei d'accordo?"
"Certo." replicò Derek, mordendosi la lingua.
"Io e te possiamo continuare a sentirci? D'altronde manca poco a Natale..."
"Me lo stai davvero domandando?"
"Attento, Derek."
"Sì, possiamo sentirci, Stiles. Ma terrei questa cosa per noi, per adesso. Finché non capiamo come... Farla funzionare."
"Sono assolutamente d'accordo. Non dirlo a mio padre, quindi."
"Avevo proprio pensato di presentarmi a cena da lui e chiedergli il permesso di frequentare suo figlio."
"Che uomo all'antica, ma no. Non farlo."
"Pur volendo, non credo ci crederebbe che io e te...sì, insomma, hai capito."
"Cristo, basta parlare di lui! È tutto così raccapricciante!"
Derek sbadigliò.
"Devo cogliere qualche segnale?"
"Tipo che ho sonno e per questo sbadiglio?"
"Quindi niente sesso telefonico?"
"Sei tu che lo hai proibito, Stiles."
"Io ho messo solo la carta in tavola, stupido lupo."
Derek sghignazzò. "Ah, quindi stavi usando una tattica! Dimentico che sei più furbo di quanto lasci credere alla gente."
"Bip, bip, Derek."
"Sono troppo stanco per riuscire a concentrarmi."
"Va bene, mi consolerò da solo continuando a pensare a quanto eri molesto e rumoroso mentre mi dedicavo a te, in cucina."
"Stiles." La voce gli vibrò nel petto, e per un attimo credette sul serio di non essere stato lui ad aver parlato, bensì il lupo dentro di sé che, risvegliato da un breve letargo, aveva alzato il capo e drizzato le orecchie per accertarsi di aver udito bene.
"Tranquillo, tranquillo. Ho la dimostrazione che funziona. A lavoro, durante il pranzo, ho dovuto rinchiudermi di nuovo in bagno: a quanto pare mangiare mi fa venire in mente dettagli ben precisi, come i tuoi addominali che visti dal basso verso l'alto sembrano dei perfetti pezzi di ghiaccio messi in fila. Ghiaccio bollente, per intenderci. Perché tutto provo, tranne che freddo." A lavoro non faccio altro che pensare a te.
Stiles continuava a pensare a lui. Ancora e ancora e ancora.
"Stiles."
"Sì, Derek?"
"Sei uno stronzo."
"Lo so."
"Sono sveglio."
"So anche questo."
"Togliti il pigiama."
"Oh, wow- sì, aspetta un minuto."
Derek sentì altri rumori molesti, quando realizzò di essere stato probabilmente mollato sul letto ad attendere. Non aveva nulla di romantico. Non che volesse che lo fosse. In ogni caso, non aveva bisogno del romanticismo per diventare duro. Lo era già. A causa di Stiles e di come sapeva fin troppo bene toccare i suoi punti deboli. Quando diavolo glieli aveva fatti scoprire?
"Eccomi, scusami, mi sono messo sotto le coperte perché si gela. Però fatto. Sono nudo come un bambino."
Derek alzò gli occhi al cielo.
"Ci sono ancora i segni che ti ho lasciato?" domandò.
"Ringrazia che è inverno e possa nascondere quello sul collo. Che sì, c'è ancora."
"Quello sull'inguine?"
"Quello sull'inguine non ho- mh- un attimo- ahi, sì c'è ancora. Wow, ti ricordi i punti precisi sul mio corpo, Derek?"
"Sì." replicò semplicemente.
"È un vero peccato che io non possa farlo con te, oppure c'è un sotterfugio lupesco come per i tatuaggi? Oddio, se c'è di mezzo il fuoco- lascia perdere, saprò divertirmi con te in un altro modo."
Derek trattenne un sorriso mordendosi un labbro. Cristo, Stiles era un idiota di dimensioni cosmiche.
"In che modo ti divertiresti con me, sentiamo." gli chiese.
Stiles esclamò qualcosa come "Ah, ci sai proprio fare col sesso telefonico, Der", ma non gli diede modo di replicare perché subito iniziò a rispondere alla sua domanda.
"Intanto ti direi tutte le porcate che ami sentirti dire per accenderti."
"Io non amo-"
"Sta zitto, Derek."
"Ti farei sedere e mi metterei a cavalcioni su di te, perché dopo un letto singolo e una cucina, ho bisogno di un posto comodo."
"Tipo il tuo divano?"
"Tipo il tuo letto, Derek." precisò con serietà Stiles. "L'ho già provato ed è molto comodo. Si diffonderebbe il tuo odore e io invaderei il tuo spazio con il mio. Da come mi hai annusato, so che lo gradisci particolarmente."
"Vai avanti."
"Sì, ma, mentre parlo, voglio che ti tocchi, Derek." gli ordinò. "Voglio che tu scenda piano con la tua mano sul tuo addome, che attraversi il tuo ombelico e l'elastico dei tuoi boxer. Riesco a ricordare perfino la percezione sul mio palmo del cumulo di peli sul tuo pube. Li senti, Derek?"
"Sì." e non mentiva, perché ad occhi chiusi aveva fatto ciò che gli era stato ordinato.
"Impugna la tua erezione, sono io a farlo." gli ordinò ancora. Derek eseguì, passando la sua mano, lentamente, su tutta la lunghezza.
Era strano che fosse proprio Stiles a dirigere tutta quella cosa. Era imbarazzante, ma non era importante in quel momento. Era anche naturale che lo fosse, un po'.
"Sul tuo letto, sopra di te, ti bacerei molto lentamente. E a lungo. Ti morderei il labbro per farmi spazio con la lingua e cercherei la tua. Il sapore della tua bocca è qualcosa di cui una persona potrebbe diventare dipendente. Io ne sono diventato dipendente. E te lo faccio sapere solo perché tu vai pazzo per queste cose-"
"Stiles."
"Sì, vado avanti. Con una mano attraverserei in una carezza il tuo braccio e poi lo afferrerei per guidarlo sul mio fondoschiena. Questa è una cosa che piace a me, quindi stringeresti nel palmo della tua mano un mio gluteo – appuntatelo, Der – e a quel punto mi spingeresti verso di te, soltanto per permettere ai nostri bacini di scontrarsi. Posso toccarmi, Derek?"
"Fallo." annaspò il lupo. "Da sopra il lenzuolo, Stiles. Toccati come ho fatto io, in cucina."
"Sei- un bastardo. Okay."
"Eravamo rimasti a una mia mano sul tuo fondoschiena."
"Sì." replicò Stiles. Ma non aggiunse nulla. Si aspettava che Derek continuasse. Poteva farcela.
"Probabilmente, sul mio letto, sovvertirei le posizioni e ci sdraieremmo. Io sopra di te, mi farei spazio tra le tue gambe. Tornerei a baciarti, lentamente, per poco. Mi struscerei sul tuo collo. Lo bacerei, ci affonderei il naso e ti accarezzerei così, prima di marchiarti ancora."
"Sulla clavicola, perché è più facile nasconderla." precisò Stiles, lasciandosi scappare un gemito. Derek lo imitò poco dopo, sembrava più un latrato, il suo. Stiles gradì replicando con un ansimo.
"Col bacino mi spingerei contro il tuo, dando modo ai nostri corpi di strofinarsi maggiormente, scenderei piano, il mio petto a scontrarsi contro la tua erezione. E poi la mia gola. E infine la mia bocca."
"D-erek."
"Ti accoglierei piano, stuzzicando solo la punta con la mia lingua. Poi scenderei all'improvviso, solo per coglierti di sorpresa. E ti permetterei di afferrare i miei capelli per farmi guidare con la velocità che vorresti tu."
"Oh sì, mi piacerebbe da matti."
Derek aveva leggermente aumentato il movimento della sua mano, mentre sentiva sempre più spesso delle scariche di piacere travolgergli tutto il corpo. Si immaginò Stiles nella stessa situazione, succube delle sue parole. Aveva del talento nascosto, doveva ammetterlo.
"Ti lascerei andare poco prima di venire, soltanto per dilatare il tempo e concedercene un altro po'. Invertirei la posizione e tornerei a cavalcioni su di te." iniziò a parlare Stiles, con affanno.
"Stiles, toccati sotto il lenzuolo. Bagnati prima la mano. Immagina sia la mia bocca a farlo."
"D-derek, sto impazzendo!" disse un momento dopo, Stiles.
"Anche io." replicò. "Cosa faresti, a cavalcioni su di me?" gli domandò dopo l'ennesimo gemito.
"Inizierei a muovermi, lasciando che i nostri corpi siano totalmente a contatto e possano sfregarsi fra loro senza alcuna distanza. Mi abbasserei a baciarti di nuovo, perché la tua bocca mi mancherebbe da pazzi, dopo così tanto tempo separati, e aumenterei la velocità dei miei movimenti su di te. Ti aggrapperesti ai miei fianchi e mi guideresti prima di metterti a sedere per potermi baciare di nuovo, e poi mordere e marchiarmi ancora e ancora".
"Sto per venire, Stiles."
"Anch'io. Vieni." gemette Stiles, nuovamente. Lo sentì respirare affannosamente e sul culmine percepì un "Derek, fammi tuo." che lo fece capitombolare in un orgasmo incontrollato, e a occhi chiusi: Stiles era lì, la sua voce nella sua testa e il ricordo del suo odore.
Fammi tuo. Suo. Porca puttana. Il sesso telefonico era decisamente cosa buona e giusta.
Stiles rise quando calmò il proprio respiro. Derek sorrise silenziosamente.
"Wow, il sesso telefonico è veramente qualcosa di pazzesco! E tu ci sai veramente fare, Der."
"Quando siamo passati a Der?"
"In un momento imprecisato di questa telefonata. Sta zitto e fattelo andar bene."
"Il fatto che io abbia acconsentito a tutto questo non ti dà il diritto di darmi ordini."
"Pochi minuti fa, sei venuto su mio ordine."
Derek rimase in silenzio. Era vero.
"È stato bello, vero? Ti è piaciuto?" domandò Stiles. Derek roteò nuovamente gli occhi, ma "Sì." rispose.
"Lo rifaremo nella prossima telefonata?"
Derek si lasciò scappare una risata.
"Lo prendo per un sì!" ne approfittò l'umano. "E ora ti lascio dormire, sarai stravolto."
"Non per merito tuo." si burlò di lui.
"Credici." replicò Stiles. "Buonanotte, Der." aggiunse poi, dolcemente.
"Dormi anche tu, Stiles." rispose Derek, con la stessa intonazione. "Ci proverò." replicò lui, sapendo bene che Derek poteva comprendere il perché trovasse tanta difficoltà a farlo.
Non faccio altro che pensare a te.
In qualche modo, il romanticismo si era insinuato come un ospite indesiderato. Risero di nuovo, ma poi attaccarono senza indugiare ulteriormente.
Derek non fece fatica ad addormentarsi.

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