Capitolo 9

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   Le acque al ranch non s'erano affatto calmate come poteva sembrare. Tutti erano ancora in subbuglio per la scomparsa del cavallo e Clark non sapeva che fare: non poteva chiamare la forestale perché avrebbero potuto imputargli una penale; non poteva nemmeno chiamare la polizia perché, a come sembrava, non era stato rapito, non c'erano segni di scasso, e di certo la polizia per un animale, valesse anche oro, non si sarebbe scomodata.

"Ti dico vecchio mio" disse sottovoce Will a Clark "che la tua nipotina sa più di quel che dice, o meglio di quel che non dice, dato che da quando quel maledetto cavallo è sparito non ha mai parlato in merito e se ne va sempre a zonzo con quello stalliere!"

Clark divenne pensieroso. Keira, lo sapeva anche lui, non amava particolarmente la campagna ed era ovvio il perché; però da lì ad arrivare a rapire un cavallo che con lei non centra niente... no, non aveva senso.

"No, non ha senso" rispose Clark "te lo dico io. Keira... non avrebbe alcun motivo... non ha senso punto e basta!" disse infine e si voltò per rientrare nel suo ufficio.

Will intanto passò da guardare lui, a guardare Keira che si divertiva a dare da mangiare ai cavalli insieme a Reed. "Vediamo se riesco a tirarti fuori qualcosa, mocciosa" disse tra sé. Poi sorrise malignamente.

Quella sera a cena si era fermato pure Will. Keira pensò tra sé che oramai era chiaro che sapesse qualcosa, per lo meno che sapesse chi aveva preso il cavallo. Pensò, però, che vicino a lei c'era Reed e Will non avrebbe potuto farle nulla. Poi un brivido le scosse la mente: e Reed? Avrebbe potuto far del male al ragazzo? Ci sarebbe sicuramente riuscito e Reed come si potrebbe difendere? Di sicuro lei non sarebbe riuscita a fermare un uomo, non aveva abbastanza forza sebbene avesse già esperienza con le risse... I suoi pensieri vennero presto turbati ancora di più quando si accorse che Will la stava fissando; la fissava come se stesse escogitando qualcosa.

"Beh, io vado a dormire" disse Keira alzandosi.

"Già, anch'io" fece Reed.

Quando i due si furono, per così dire, divisi ed ognuno era andato nella propria stanza, Will sbottò: "Scusa Clark, posso usare il bagno?"

"Ma certo" rispose zia Mary per il marito. "Sali, la prima porta a destra" disse ancora.

"Grazie!" fece Will e mentre stava salendo zia Mary lo richiamò di nuovo: "Ah, fai piano perché Keira dorme nella stanza accanto."

Will si illuminò. "Ma certo!" disse sogghignando e salì.

Keira si stava cambiando, pronta per mettersi sotto le coperte. Stava ancora pensando a cosa mai quella vecchia carogna di Will potesse avere in mente di fare, quando sentì uno spiffero provenirle alle spalle. Non fece nemmeno in tempo a voltarsi che una mano le tappò la bocca e vide chiaramente che era Will che lo stava facendo.

"Brutta mocciosa!" imprecava mentre stringeva a sé la ragazza con la mano libera e mentre premeva sempre di più con l'altra sulla bocca. "Una mocciosa carina, però!"

Keira voleva gridare, voleva dimenarsi, ma non ce la faceva: la forza di stretta di Will era dieci volte più forte della sua.

"Adesso ti spiego una cosa: o mi dici dov'è quel maledetto cavallo o ti faccio... cosa ti potrei fare? Beh, le alternative sono tante e gli incidenti capitano... soprattutto in un ranch! Se mi dici dove tu e il tuo caro amico con cui te la intendi bene avete messo il cavallo ti giuro che tuo zio non saprà mai che sei stata tu a prenderlo, te lo giuro!

"Tu mi piaci, lo sai? Sei carina, te l'ho già detto no? I tuoi capelli rossi come il fuoco! I tuoi occhi verdi! Però questi vestiti neri non ti rendono giustizia!"

Keira piangeva e non accennava a smettere. Aveva paura che Will potesse fare qualcosa che lei non voleva facesse.

"Piangi? No, perché? Non ti farò del male, solo se mi dirai dov'è quel cavallo! Se non me lo dici io sono morto, hai capito troia?!" disse gridando a denti stretti per non farsi sentire. Poi prese a fare minacce fisiche: Keira, ancora in piedi, ora stava sul letto e Will le passava una mano sulla vita nuda e fremeva davanti al suo seno. Ora invece toccava una coscia alla ragazza e annusava il suo buon odore sulla pelle.

Keira non sapeva che fare e temeva il peggio.

"Se dici a qualcuno di questo nostro incontro, ti ammazzo senza pensarci due volte, ma prima mi divertirò con te. Ora non ne abbiamo il tempo, ma sta certa che se non mi dici dove sta quel cavallo ti sarò addosso quando meno te l'aspetti!" e detto questo strinse la nuca di Keira e lei subito svenì. Uscì di soppiatto dalla stanza e si riunì alla cena.

"Ce ne hai messo di tempo!" esclamò zio Clark con una smorfia.

"Scusami, ma sai, ho trovato un passatempo..." rispose Will con un'altrettanta smorfia.

Quando Keira si alzò aveva la febbre e tremava. Era sudata e riusciva a stento a stare in piedi. Lo shock della sera prima era stato tale che il terrore le aveva fatto visita.

"Zia Mary, che cos'ha?" chiese Reed tremendamente in ansia.

"Penso sia semplice febbre, ma..." rispose Mary per poi fermarsi preoccupata.

"Ma non è neanche febbre" disse Clark entrando nella stanza di Keira. "Di sicuro non è influenza. E' come se qualcosa la terrorizzasse..."

Reed andò vicino a Keira e si sedete al suo capezzale. Clark uscì e andò giù al recinto. Zia Mary osservò Reed e poi gli si avvicinò: "So cosa state facendo" disse e Reed si sorprese. "Lo so, perché anch'io a suo tempo lo feci" disse ancora. E ancora "Innamorarsi è una bella cosa, ma tu che sei un uomo, non devi pretendere troppo da lei."

"Signora" disse Reed che Signora a zia Mary proprio non l'aveva mai detto "è vero: amo Keira con tutto me stesso, ma non l'ho mai toccata come pensa lei, mai! Non mi ci azzarderei mai a farlo, ha capito? Dev'essere stato qualcun altro a farle questo perché io..." All'improvviso Reed aveva tutto il quadro.

"Maledetto figlio di puttana!" gridò afferrando Will per il bavero della camicia. "Maledetto porco! Che diavolo le hai fatto ieri sera, eh? Avanti confessa!" imprecò di più.

Will non cedette e continuò a negare di aver fatto qualsiasi cosa.

"Io non ci casco, hai capito?" gli disse Reed e lo scaraventò contro il muro di legno del capanno. Gli lanciò un'altra occhiata fulminante di collera e se ne andò.

"Keira sono qui" disse alla ragazza "e non ti lascio. Reagisci, dimmi chi è stato! O meglio, so chi è stato, ma dimmi che ti ha fatto!" Ma la ragazza non rispondeva. Continuava a sudare e gemeva un poco tremando di paura. Reed le teneva la mano e lei lo sentiva perché gliela strinse nella sua.

La mattina dopo Reed era ancora nella stanza di Keira, addormentato accanto al suo letto con la sua mano ancora stretta in quella della ragazza. Ma il peggio era passato: Keira stava meglio sebbene avesse ancora la febbre, ma meno del giorno prima. Non sudava né tremava più, ma la paura nei suoi occhi c'era ancora. Quando si risvegliò vide Reed accanto a sé e, baciandogli la fronte e facendolo svegliare, gli raccontò con calma ogni cosa.

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CAVALLO SELVAGGIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora