CAPITOLO DICIASSETTESIMO - ANALISI E SINTESI

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Ero nuovamente consapevole. Ero un file vivente. Questa volta, a differenza della passata realizzazione di questa verità, non percepivo la mia condizione come qualcosa di annichilente e insopportabile; tutto ciò che c'era di tragico in questo fatto era come scivolato via. Ero un file VIVENTE. Mi sentivo VIVO! Avevo letteralmente preso vita all'interno di un mondo illusorio.

Il solo fatto di sapere che avrei potuto ancora incontrare Amal, nel bene o nel male, e al di là di ogni simulazione, mi generava un'incomprensibile e assurda speranza alla quale attaccarmi. Cominciavo a sospettare (ma non osai ancora domandarmelo esplicitamente) che anche lei condividesse il mio stesso destino e la mia stessa condizione, la mia stessa inconsistenza, ma, per quanto terribile potesse sembrare, tutto questo significava anche che c'era quantomeno la possibilità di poter vivere assieme ad Amal in questo universo virtuale. Era come se il terrore di crederla finta si fosse tramutato in una droga per l'anima. Obliavo, forse volutamente, tutte le incongruenze che stavano alla base delle esperienze che avevo vissuto in quel luogo. Per esempio, le copie. Erano anch'esse dei file copiati infinite volte o erano vere? Quanto di questo mondo era parte di ciò che proiettavo io stesso e quanto era indipendente? Mi era impossibile stabilire quali fossero i confini di questo reame fittizio, di questo spazio, generato all'interno di un dispositivo di salvataggio informatico, nel quale sembravo virtualmente muovermi ed esperire. Procedevo semplicemente trascinato dagli eventi e, ad ogni nuova tappa, mi credevo realizzato o distrutto, cogliendo, di volta in volta, solamente l'ultimo sviluppo della storia che stavo vivendo. Il resto aleggiava nel mio subconscio, incompreso e tralasciato, fino al momento in cui un nuovo evento vi puntava un fascio di luce a rinverdirne la memoria. Ero semplicemente e stupidamente assorbito solo nel presente, come se mi spostassi in una sorta di memoria temporanea.

All'uscita del Tempio rincontrai Cicero. L'uomo proseguiva fluttuando lungo la passerella, diretto verso di me. Si trovava a circa trequarti del percorso e sembrava parlasse da solo. Stava ripetendo le ultime parole che mi aveva rivolto prima di dirigerci al Tempio: «Io non mi sono mai rivolto personalmente al Lama, per cui non so dirti come affrontare questa esperienza. Il mio unico consiglio è quello di ascoltare e di non parlare a vanvera... Proseguiamo».

Lo interruppi giungendo dal lato opposto.

«Ma non era ciò che mi stavi dicendo poco fa?», chiesi incuriosito.

Ci fu qualcosa di simile ad uno scarto temporale, come un frame mancato. La passerella ora scorreva nell'altro verso e avevo l'impressione che stesse lentamente scendendo verso il basso. Sorrisi. Ora che sapevo di muovermi all'interno di una realtà virtuale, credevo scioccamente di aver compreso, almeno in parte, alcune delle leggi e delle sfasature di questo mondo. Ricordai le parole di Amal: "pensa solo che tutto quello che vedi è finto anche se sembra reale e che puoi controllarlo un po'...cerca comunque di non pensare cose brutte, sennò di solito succedono... ". Prima ero convinto che Cicero fosse un personaggio incongruente, ma non capivo il perché, ora invece lo vedevo per ciò che era: una semplice proiezione della coscienza di qualcuno, se non addirittura una banale simulazione che io avevo creato per me stesso. Avrei provato a seguirne i consigli e le regole. Volli dargli fiducia, credendolo un po' come la proiezione del mio Maestro Interiore.

Il corridoio continuò ad aumentare la sua inclinazione fino a tuffarsi letteralmente verso il basso. Sebbene stessimo praticamente precipitando, i nostri piedi rimanevamo sospesi a una decina di centimetri dal canale. Cominciai a notare, sul distantissimo fondo di quell'abisso, un riflesso blu oltremare, uno sfondo d'oceano che si stagliava oscuro, delineando i contorni delle piattaforme che ci saettavano velocemente da ogni lato. Una luce spettrale e innaturale si diffondeva da quel fondo indistinto, senza che si riuscisse a capire quale ne fosse la fonte.

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