Ero giunto sul limitare del bosco spettrale, che sembrava riposare immoto, nel mezzo di quella valle coperta di bruma. Man mano che mi avvicinavo, la nebbia sembrava misteriosamente allontanarsi e riuscivo a distinguere le forme intirizzite di quei strani rami. Si protendevano in maniera irregolare, con angolature complesse e, come già notai in lontananza, non proiettavano alcuna ombra. I rami spogli si interrompevano tutti, con desueta regolarità, in degli snodi, recanti cinque punte raggrinzite, terribilmente assomiglianti a delle ossute mani stilizzate. Dai tronchi si protendevano delle protuberanze tondeggianti che spuntavano dalle posizioni più disparate. Ognuna di queste sporgenze aveva un taglio aperto, mai perfettamente collocato al centro del bosso.
Mi inoltrai in quel bosco da incubo, muovendo dei primi cauti passi tra gli alberi. Dapprima mi sembrò di notare qualche impercettibile movimento accompagnato da un fruscio. Non vi era alcuna forma di vita, ne volatile ne terrestre, eppure ero sicuro di aver sentito qualcosa rompere impercettibilmente quel silenzio innaturale. Qualcosa si stava muovendo, ma sempre al di fuori del mio campo visivo. Ebbi un fremito e salì dentro di me una sensazione scostante, accompagnata da una scarica adrenalinica di paura.
Che fine avevano fatto le macchine sferiche omicide? Che mi stessero inseguendo? Non percepivo in quel luogo la freddezza indistinta degli osservatori. La minaccia era un'altra, dentro di me lo sapevo. C'era qualcosa di orrido e ancestrale in quei rami.
Mi ero lasciato ormai ad un paio di chilometri di distanza quello spesso muro d'acciaio. Non avevo visto passaggi da nessun lato. Il muro, dalla curvatura solo vagamente percepibile, si estendeva a perdita d'occhio, come un limite altissimo e invalicabile; non c'erano aperture. Come potevano inseguirmi? Da dove sarebbero spuntati? Avevo l'impressione di essere capitato, casualmente e inspiegabilmente, al di là di una sorta di zona protetta. Ora che non mi trovavo più nel campo d'azione degli osservatori, sembrava che non costituissi più una minaccia per loro.
D'altronde, un luogo come questo non aveva di certo il bisogno di essere protetto da niente e da nessuno. Non c'era essere vivente, con un minimo di buon senso, che vi si sarebbe spinto dentro così come avevo fatto io. Vagare alla cieca in qualsiasi altra direzione, con il rischio di non ritrovare la strada, sarebbe stato comunque preferibile a questo lugubre sentiero, del quale, tra l'altro, non conoscevo la destinazione. Dovevo aver perso la sanità mentale, forse a causa dello shock e della disperazione. Non riuscivo a capacitarmi di come potessi avere il coraggio di muovere i miei piedi nudi in quel bosco fantasmagorico, i cui alberi avevano fattezze umane contorte e agonizzanti. Ma certo! Era proprio così! Sembrava che in ogni tronco ci fossero intrappolate delle persone urlanti che cercavano di divincolarsi e farsi strada fuori dalla corteccia.
Mi venne un brivido.
Quello che fino all'istante precedente era stato un pensiero subcosciente divenne pura evidenza: ero circondato da alberi umanoidi!
Una curiosità morbosa mi spinse ad approssimarmi sbalordito, per analizzare uno di quei vegetali. Osservai più da vicino uno dei tagli obliqui di quelle protuberanze. Al di sotto dello strato esterno si poteva distinguere un colore rossastro, come di corteccia scorticata... no, c'era della... carne?! Sembrava l'interno di una bocca umana!
In una parte di me balenò la malsana idea di infilarvi un dito dentro, ma l'altra parte di me che, più per orrore che per prudenza, mi voleva trattenere, ebbe la meglio. Ritrassi la mano. Mi ero tuttavia avvicinato abbastanza con lo sguardo da riuscire a cogliere in quella protuberanza una forma e dei tratti che dapprima non avevo notato... lineamenti!
Con quella mia imprudente azione d'ispezione disturbai qualcosa. Il fruscio si fece più intenso e si cominciarono a sentire schiocchi sinistri e movimenti in ogni direzione. Il bosso che mi era di fronte si smosse e comparvero improvvisamente altre due aperture dalle quali distinsi nettamente due bulbi oculari completamente neri. La ferita al di sotto di essi si aprì verticalmente e ne fuoriuscì un urlo acutissimo e lancinante che mi ferì i timpani e il cervello.
STAI LEGGENDO
DEDALUS
Ciencia FicciónPRIMA PARTE cap. 1-10 "PURGATORIO" - SECONDA PARTE cap. 12 - 21 "INFERNO" Una storia d'amore impossibile immersa in un'ambientazione surreale dai tratti cyberpunk e dai richiami danteschi. Una minaccia robotica che spinge il protagonista alla paran...