Capitolo 6

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"Papà, riesci a sentirmi?! Ti prego rispondimi! Non lasciarmi.."
Ciò che sento adesso è puro dolore.
Questa mattina sono stata svegliata dalle urla di dolore di mia madre dopo aver ricevuto una chiamata dall'ospedale, che le riferiva che mio padre aveva avuto un terribile incidente stradale e adesso si trovava in coma. Così io, Rob e mia madre ci siamo precipitati al pronto soccorso e ciò che mi sono trovata davanti era a dir poco sconvolgente.
Mio padre, il mio amato padre, che da piccola mi chiamava Polpettina e aveva sempre il sorriso stampato in faccia, adesso era sdraiato su uno stupido lettino, aveva tubi attaccati ovunque e bende su tutto il corpo.
Il dottore ci spiegò che un autobus ha tagliato la curva con troppa velocità, investendo quindi mio padre, che quella mattina aveva il turno fino al pomeriggio. Ciò gli ha provocato lesioni in tutto il corpo, un braccio rotto, ma soprattutto, la perdita delle gambe. Infatti, se si fosse risvegliato dal coma, gliele avrebbero amputate.

Mio fratello uscì fuori dall'abitacolo con mia madre per farla calmare un po', mentre io sono qui, seduta su una sedia di plastica, sperando che mio padre si svegli"

Mentre cammino verso casa di Diana, ricordo ancora quel brutto giorno in cui mio padre non si svegliava, e così per un anno intero. È successo quando io avevo 16 anni, e si è svegliato proprio il giorno in cui ne ho compiuti 17. È stato il regalo più bello della mia vita, ma non per lui. Purtroppo adesso è su una sedia a rotelle, senza gambe e con una malattia al cervello che gli impedisce di parlare. Meglio morire a questo punto, no?

A interrompere i miei pensieri è Diana, che si precipita ad abbracciami.
"Ti prego Nicole, fai qualcosa. Io non voglio lasciare mia sorella da sola con quella matta di mia madre. Non voglio andare in un posto dove sono tutti matti.."dice piagnucolando e poggiando la testa sulla mia spalla."

"Lo so tesoro mio, lo so..neanche io voglio lasciare mia madre da sola con mio padre..ma dobbiamo andare in fondo a questa situazione. Insomma, è una cosa fuori dal normale. Non ci resta che aspettare e scoprire tutto."la tranquillizzo io carezzandole i capelli.

In quel momento arriva Nathan, con lo sguardo basso e un velo di tristezza che gli copre il volto.
"Nicole, perché non portiamo anche il tuo super bolide con noi? Potrebbe servire un mezzo di trasporto" mi chiede speranzoso.
"Si" rispondo "credo si possa fare".
"Bene" chiude il discorso il mio migliore amico. Ha uno sguardo perso nel vuoto, più tardi gli chiederò cosa lo turba.

Ad un tratto i nostri tre ciondoli si illuminano di una luce accecante, seguita da un terremoto. E, come le altre tre volte nel giro di due giorni, veniamo risucchiati dal terreno. Non ho neanche avuto il tempo di salutare mio padre e di prendere la moto.
Fanculo.

Non ho ben capito alcuni particolari. Anzi, non ho proprio capito nulla. Ho mille domande per la testa, a cui il vicecancelliere Connor-unicorno non ha proprio intenzione di rispondere, nonostante lo stia pregando da un'ora.
Dopo essere stati risucchiati dal terreno da qualche forza paranormale, io e i miei due bracci destri ci siamo ritrovati al centro di un'enorme arena, dove sedevano quelli che dovrebbero essere "i cittadini" e il Monsignore Del tempo, che ci guardava con un'aria mista tra divertimento e pena.
Ammetto che mi stavo cagando sotto, anche se non lo davo a vedere, al contrario di Diana, che tremava e stava attaccata al mio braccio stringendolo. Nathan, invece, aveva uno sguardo di rabbia, e, conoscendolo bene, sarebbe scoppiato da un momento all'altro.

Ad un tratto il vocio delle persone tace e prende la parola il Monsignore/babbo natale arancione.
"Cari Cittadini, vi ho riuniti qui oggi, nella Monsignor Arena, per presentarvi i nuovi arrivati nella nostra città. Non se ne vedevano da tanto, eh? Diamo un caloroso benvenuto a Nicole, Diana e Nathan! Ah ah ah!"
Mi aspettavo un caloroso benvenuto per davvero, e invece no. La gente non sembrava molto contenta di tutto ciò. C'erano donne che piangevano, uomini con visi stanchi e anche bambini. Che fossero dei prigionieri? O, meglio, anche io lo sono?
"Vi consiglio di applaudire se non volete che vi metta ai lavori forzati!" Ordina Il Monsignore.
Il viso di quelle persone si riempie di paura così tutti cominciano ad applaudire forzatamente.
Ma chi sei, Hitler?
"Benissimo gente. Sceglierò due tra di voi per seguire i tre nuovi arrivati per spiegare loro tutto ciò che c'è da sapere su questo mondo. Sarete sorteggiati a breve. Nel frattempo verranno accompagnati dal vicecancelliere nelle loro rispettive abitazioni." Conclude Il monsignore del tempo, facendomi un occhiolino. Mi sa di depravato.
Così adesso siamo in cammino, accompagnati dal vicecancelliere Unicorno, in qualche strana abitazione. Potrei aspettarmi di tutto a questo punto.

Sto cominciando ad innervosirmi. Diana nom smette di piangere e di stringere il mio braccio (sta andando in cancrena), Nathan non spiccica parola e Connor Unicorno non risponde alle mie domande. In tutto ciò, io ho il ciclo e indosso vestiti troppo leggeri e sto morendo dal freddo, nonostante sia Primavera.
Mentre mi maledico per non aver indossato qualcosa di più pesante, dopo ben un'ora di cammino in mezzo alla radura, ci ritroviamo in città, e le cose non sono cambiate dall'ultima volta in cui sono stata qui. Colori vivaci ovunque.

Veniamo accompagnati in una specie di casa, con il tetto rettangolare e la porta a forma di albero. Sto ancora cercando di capire se sia un incubo o un sogno.
"Eccoci qui ragazzi" inizia a parlare Connor "Questa sarà la vostra dimora per il resto dei vostri giorni. È piccola ma confortevole. Se avete problemi...non chiamatemi, risolveteveli da soli. A breve arriveranno due uomini, che vi aiuteranno ad ambientarvi qui, come ha detto il Monsignore del Tempo. Adesso vado, ho delle...mh...faccende urgenti da sbrigare. Au revooooir!"
Ed esce battendo la porta.
Okay, ora ne ho la conferma. Che l'incubo abbia inizio.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 15, 2017 ⏰

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