CAPITOLO 3

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Canzone: Sam Smith - Stay with me


Età: 10 anni

Questo è il mio ultimo anno di elementari ed è già quasi finito, non sono sicura di come stia andando a scuola. La maestra Antonella mi ha detto che se non mi presento preparata all'ultima interrogazione mi darà insufficiente in storia. A casa non riesco a studiare, c'è sempre qualcosa da fare, devo stare con Miro e quando lui non è a casa nostra, mio padre porta me e Habas a casa della mamma per stare con lui. 

Voglio provarci lo stesso, ho una settimana di tempo e ce la farò. Inizio a dividermi il libro in parti da studiare durante questa settimana, non voglio essere l'unica della mia classe a non andare alle medie. Ho già deciso in quale scuola voglio andare, o meglio, è stata quasi una scelta di classe. La scuola si trova a qualche metro dalle elementari, così non dovrò imparare strade nuove da percorrere ogni mattina. Ho anche pensato di chiedere a casa se posso avere una bicicletta, ma al solo pensiero ho visto mio padre comparirmi in mente che mi guardava dicendo "Riprova a chiederlo se ne hai il coraggio", quindi preferisco una scuola facile da raggiungere a piedi. 

Mi sono programmata la giornata di domani, dopo colazione voglio iniziare a studiare prima che arrivi mio padre a casa, il pomeriggio dovrò stare con Miro, ma poi posso riprendere la sera fino a cena. Durante la settimana invece, appena torno da scuola porterò Miro al parco quindi potrò studiare solo di sera. Oggi Antonella mi ha chiesto quale fosse il lavoro di mio padre,sono riuscita a trovare una scusa per scappare alla domanda, ma solo perché non saprei cosa rispondere, credo di non averlo mai sentito nominare il lavoro a casa, per quanto mi riguarda potrebbe essere un astronauta, anche se nell'ultimo tema in classe ho raccontato che era un medico che viaggia molto, si nei miei sogni.


Domani è il mio "Grande giorno", sono pronta,ho letto e ripassato tutto. Mio padre entra in stanza "Porta Miro al parco!!" mi dice, "Papà devo..." inizio, ma mi guarda con il suo sguardo cattivo, con gli occhi serrati e non posso fare altro che portare Miro al parco.

Vesto Miro che mi guarda con una faccia entusiasta, non so perché ma non riesco ad avercela con questo bambino, alla fine non è colpa sua, vuole solo divertirsi e non capisce quello che gli sta attorno.

Al parco incontro Sami, e mi ricordo che suo zio vive nel mio stesso palazzo e che a volte lo viene a trovare. "Ciaoo"grida entusiasta e curiosa nel vedermi al parco senza amiche. "Che fai qua da sola?" mi chiede, "Non sono da sola"comincio, ma poi mi ricordo che lei non sa niente di Miro e sa che non ho un fratello minore. "Allora con chi sei?" insiste,mi ritrovo costretta a dirglielo "Sono qui per far giocare lui"dico indicando Miro che sta sull'altalena. "Tuo cugino?",la ringrazio per aver trovato una scusa per me "Si, sono venuti a trovarci e lui voleva venire qui al parco" mento.

So che Sami non direbbe nulla anche se venisse a scoprire di Miro, ma provo un senso di vergogna nel dirglielo e non capisco il perché. Forse perché adesso che ho dieci anni ho capito da sola che se Sami non è figlio di mia madre, questo significa che mio padre l'ha tradita, da una parte provo rabbia perché non ha rispettato mia madre, ma da una parte ho anche sperato che andasse a vivere per sempre da questa donna, così noi non saremmo stati obbligati a vederlo spesso.

"Hai studiato per domani?" mi ricorda Sami scuotendomi dalle mie fantasie su una vita senza un padre. "Ho studiato, ma non sono sicura di come andrà" confesso. "Dai che andrà bene, ne sono sicura" mi dice "Ora io devo andare, ma ci vediamo domani" aggiunge salutandomi con un cenno della mano. Dopo un'ora torno a casa anche io, è tardi e vorrei ripassare, farmi la doccia e andare a dormire.

Sono agitata, se l'interrogazione di oggi va male, mio padre non permetterà che sua figlia lo ridicolizzi perdendo un anno alle elementari. Antonella sembra tranquilla e questo serve a farmi tremare meno, mi chiama e mi chiede di uscire per esporre davanti ai miei compagni quello che ho studiato. Sento il cuore in gola, le mani cominciano a sudare e come se non bastasse inciampo sullo zainetto di un mio compagno. Comincio a parlare, la voce mi trema, poi mi viene in mente quello che potrebbe succedere se tornassi a casa e dicessi a mio padre che l'anno prossimo dovrò frequentare di nuovo la quinta elementare e capisco che l'agitazione che provo ora non è paragonabile a quella che proverò davanti a lui.

Colpa Della PerversioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora