𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 •6•

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Olly pov's
Cerco qualche faccia familiare, anche se la scuola è iniziata da due mesi e non conosco nessuno, a parte i miei amici delle superiori.
Continuo a vagare per la scuola verso il mio armadietto, lo vedo subito perché Megan gli ha riposto un adesivo per il ballo di fine anno, le cheerleader sono fissate con il ballo e le feste manca ancora tanto alla fine della scuola, lo avrà fatto a posta per convincermi.
Metto il codice dell'armadietto e lo apro, prendendo i libri, improvvisamente sento una spinta che mi fa fare guancia ed armadietto, mi giro e vedo i trogloditi della squadra di nuoto.
<<Scusa, non ti ho vista>>dice con un sorrisetto fastidioso
<<Certo Carl, in queste settimane non ci vedi molto bene infatti>>dico sbattendo l'armadietto ed andandomene.

Passo per la palestra per chiedere a Megan gli appunti di scienze che le avevo prestato.
Appena entro nel lungo corridoio, sento del vociare molto fastidioso.
Entro dalla porta d'ingresso e vedo un ammasso di persone riunite.
Vedo Meghan, a terra che si tiene la caviglia e subito dopo l'infermiera della scuola che dice: << È rotta, deve andare in ospedale subito per mettere un gesso, altrimenti, col passare dei giorni le ossa si calcificheranno in modo sbagliato>> dice tenendole le caviglie.

<<Grazie infermiera, ma ora non c'è bisogno, chiederò un passaggio a qualcuno ed andrò subito con mio padre>>dice Megan e prova ad alzarsi con l'aiuto di qualche ragazza.
<<Megan, se vuoi posso chiamare Marcus>>dico senza pensare realmente.
<<Oh..Non mi sembra il caso..posso chiamare mio padre >>dice in imbarazzo
<<Aspetta ti aiuto io, usciamo fuori e decidiamo cosa fare>>dico prendendo il suo braccio sulla spalla, in modo da sollevarla almeno un po.
Con molta fatica, riusciamo ad uscire fuori.

<<Davvero, Olly non chiamare tuo fratello, non mi sembra il caso, lasciami fare una chiamata>>dice in imbarazzo.
<<Okay, ma se ne hai bisogno, non esitare>>dico.
La vedo zoppicare per raggiungere un angolo, mi chiedo perché non abbia voluto chiamare con me al suo fianco.

Pov's Megan
Prendo il cellulare di vecchia data e cerco di digitare il numero di mio padre.
Cerco di non scoppiare a piangere, per il dolore immane che mi provoca la caviglia, ma se piangessi mi porterebbero in ospedale e non posso permetterlo.
Cerco in rubrica, mi cade l'occhio sul contatto"Mamma"...scaccio dalla testa quel ricordo e clicco sul contatto di mio padre.

Primo squillo, secondo squillo, terzo e parte la segreteria telefonica..merda.
Faccio per ritornare verso Olly..e sento ancora un dolore allucinante, che mi costringe ad appogiarmi alla parete, respiro profondamente e ci riprovo.
<<Hey Megan allora risolto?>>dice scrutandomi
<<Si certo sarà qui a breve, deve solo avvisare la sua segretaria, sai il suo, è un lavoro importante>>dico sentendo un nodo in gola.
<<Oh perfetto, se vuoi posso aspettare qui con te>>dice con aria amichevole.
<<No tranquilla, torna in classe >>dico facendole un sorriso.

Ci salutiamo, ed aspetto che entri.
Quando la vedo scomparire dietro la porta d'ingresso, zoppicando mi dirigo verso la fermata dell'autobus.
Mi siedo lì e do un'occhiata alla mia caviglia..Si sta gonfiando ed ha un colorito violaceo, tra me e me mormoro un 'merda', perché sembra che alla sua vista il dolore sia aumentato notevolmente.
Sto sudando freddo, ripenso alle parole che l'infermiera mi ha detto: ' se non viene trattato le ossa si calcificheranno in modo sbagliato', ed io non posso permettermelo, a meno che non voglia finire la mia carriera da cheerleader.

Finalmente, vedo un autobus in lontanza e mi appello a tutta la mia volontà per rialzarmi, cerco di non poggiare la gamba a terra ma è davvero molto difficile siccome ho anche lo zaino pesante.
Mi aggrappo ai manici all'estremità dell'autobus e saltellando salgo. Di colpo mi butto sul primo posto libero che trovo.
Anche tenerla all'aria mi fa male.
Guardo l'orologio e sono già passati 15 minuti, mio padre non richiama.
Per fortuna l'autobus portava giusto alla fermata fuori casa mia, così posso fare l'ultimo sforzo.

Raggiungo la porta apro la serratura con la chiave che tengo sotto il tappeto e subito mi ardono le narici di whisky, è così forte che sembra che io lo stia bevendo.
Poso lo zaino e la giacchetta che indossavo all'entrata.
Mi dirigo verso la cucina ed è lì che lo trovo, pieno di sudore, vedo qualche vetro a terra(probabilmente avrà rotto dei bicchieri), e degli alcolici sul bancone, una bottiglia la tiene ancora in mano, mentre il suo busto è pogiato sul bancone, le sue gambe sono quasi a penzoloni sullo sgabello.

<<Papà andiamo, svegliati>>dico scuotendolo leggermente, a volte è aggressivo quando lo sveglio.
<<Papà dai..>>e all'ennesima chiamata ricevo come risposta una bottiglia scaraventata contro il muro.
Lo lascio perdere lì e prima di andarmene prendo una busta di piselli dal congelatore.

Mi dirigo al piano di sopra, la metto sulla caviglia e mi butto sul letto per non urlare dal dolore.
Cerco di prendere qualche benda e la metto più stretta possibile, in modo che non si muova, ad ogni minimo movimento che faccio, dandomi un dolore disumano.
Prendo i vestiti sporchi e mi dirigo verso il bagno, riempio il lavandino e li metto dentro a due a due per lavarli col sapone, non abbiamo la lavatrice.
Una volta finito, li strizzo bene e li stendo giù in cortile.

Ritorno in cucina, cerco di ripulire il disastro che ha combinato, rimuovo le macchie di liquore dal pavimento e dal muro per colpa della bottiglia lanciata, mi abbasso a raccogliere i cocci, causandomi ancora un'altra fitta violenta alla caviglia. Cerco di abbassarmi lentamente fino a sedermi ed inizio a raccogliere i cocci, mettendoli in una busta con le molteplici bottiglie, che ho trovato in soggiorno e mentre faccio tutto questo, dico tra me e me, quanto ancora io debba fingere che la mia vita sia perfetta.

Remember Hurricane Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora