Capitolo XI - Malessere

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Fissai il soffitto della caverna per un tempo indefinito, in silenzio. Scivolai lentamente in un sonno profondo, che contribuì a calmare me e i miei morbosi pensieri.

Mentre io dormivo, Hazel e Zach trovarono un po' di tempo per conversare con calma.
《Hazel, cos'è esattamente un attacco di panico?》
《È un disturbo d'ansia, che ti fa perdere il controllo. Causa una serie di tremori, iperventilazione, tachicardia, sensazioni di soffocamento... Spesso, se l'attacco è molto forte, Cheryl non parla più per un po' di tempo.》
Zach non aveva afferrato bene il concetto, ma continuò.
《Ma perchè Angel...?》
《Soffre periodicamente di questi attacchi da quando Aaron è morto...》
《Aaron?》 La interruppe Zach.
《Era il suo fidanzato... quello che immagino tu sia per lei, ora.》
Abbassò lo sguardo, guardandomi.
《Cheryl pensa che Aaron sia morto per colpa sua, e non riesce a sopportarlo. Pensavo che fosse guarita, ma evidentemente lo aveva solo dimenticato.》Hazel era sull'orlo del pianto.
《Ha avuto un attacco di panico anche prima che tu arrivassi... Non capivo nulla di cosa stesse succedendo. È successo molto velocemente.》Le rivelò Zach.
《Cosa, davvero? Oh no... Per quale motivo? Era a causa di Aaron?》
Lui si rese conto che forse non avrebbe dovuto dirlo.
《No, è successo quando le ho detto che ti avevo vista con gli uomini in nero...》
《Oddio... Mi-mi dispiace così tanto... Si è preoccupata a tal punto, solo per me...》Mormorò Hazel, cominciando a singhiozzare.
《Non preoccuparti, ormai è tutto passato. Angel sta bene, e noi siamo qui al suo fianco.》Disse Zach, accarezzando la testa di Hazel.
《Hm.》Annuì Hazel, asciugandosi le lacrime, ma continuando a piangere silenziosamente.

Lui guardò fuori, immerso nei suoi pensieri. Il tempo passò, e la grotta si faceva sempre più buia. Hazel sembrava sempre più stanca. Alla fine, Zach soggiunse:《Si sta facendo tardi... Forse potrei riuscire a piantare qui la tenda...》
《Sulle rocce o sotto la pioggia?》 Disse lei in tono sarcastico.
《Ok, forse no. Allora mi sa che dovremo dormire per terra.》
《Effettivamente... non c'è altro da fare. Ce l'hai una coperta?》
《Sì, e ho anche una tovaglia, ma saranno ancora bagnate...》
disse Zach, gettando un'occhiata alla sua borsa.
《Beh, meglio di niente.》
Stesero la tovaglia sulla fredda roccia della grotta, e Zach mi ci appoggiò sopra, con la sua giacca che mi stava ancora coprendo. Infine, Zach e Hazel si coricarono affianco a me, una da una parte e uno dall'altra, con la coperta a coprirci tutti, come facevano di solito nella tenda.

Durante la notte, mi sentivo come se stessi congelando, e continuavo a tremare, raggomitolata sotto la coperta umida e la giacca di Zach. Finii per aggrapparmi a lui, che dopo un attimo di esitazione mi cinse tra le sue braccia.

Mi risvegliai la mattina seguente, piuttosto presto. La grotta odorava di bagnato, e fuori si vedevano le prime luci dell'alba. Vedere tutti questi paesaggi mi faceva desiderare la mia macchina fotografica, e mi faceva venire nostalgia. Mi accorsi che avevo la gola secca, e la testa mi pulsava, al ritmo dei battiti del mio cuore. Facevo quasi fatica a respirare. Inoltre, come se non fosse abbastanza, stavo ancora morendo di freddo.
-No... non dirmi che mi sono ammalata...-
Cominciai a preoccuparmi, e mi avvicinai a Hazel, tenendole una mano sulla fronte e due dita sul polso, per sentire il suo battito cardiaco.
-Ok... lei sta bene...- pensai, sollevata, non sentendo nulla di strano.
-E Zach?-  Mi girai, facendo lo stesso con lui.
-Anche lui sembra stare bene. Perfetto.-
Sospirai, sdraiandomi di nuovo.
-Perché mi devo ammalare proprio ora, in una foresta, per giunta?!
Ginevra dovrebbe essere vicina... ce la posso fare.-

Chiusi gli occhi, lasciando che i miei ricordi del giorno precedente prendessero il sopravvento.
Finii per pensare di nuovo ad Aaron, e cominciai a piangere in silenzio.
Sentii una voce sussurrarmi nell'orecchio.
《Stai pensando di nuovo a lui?》
Mi girai, trovando la faccia di Zach a pochi centimetri dalla mia.
Annuii, distogliendo lo sguardo. Lui mi abbracciò, accarezzandomi la testa.
《Anche se non so cosa è successo, sono sicuro che non è colpa tua.》 Mormorò, stringendomi più forte. Continuai a piangere, ma alla fine mi calmai. Rimasimo in quella posizione per un po' di tempo.

《Buongiorno, piccioncini!》 La voce di Hazel mi spaccò i timpani, e allo stesso tempo mi fece venire un colpo, che mi fece scattare a sedere.
《Hazel!》Cercai di gridarle contro, ma al posto della voce uscì solo un lieve bisbiglio. Ricevetti una delle sue solite risatine come risposta.
《Non riesci ancora a parlare?》 Mi chiese, diventando più seria. Scossi la testa, portandomi una mano alla gola.
《È mattina, dovremmo metterci in viaggio...》Disse Zach.
《...Ma non prima di aver fatto colazione, vero?》Continuò Hazel.
《Sì, sì, ok...》 bisbigliai io.

Dopo aver fatto colazione come al solito, ci rimettemmo in viaggio. Ad ogni passo che facevo, la testa mi girava sempre di più, ma cercavo di ignorarlo, e facevo del mio meglio per nasconderlo. A un certo punto, avendo oltrepassato un segnale stradale che indicava che eravamo solo a un paio di chilometri di distanza da Ginevra, io mi resi conto che ero arrivata al limite delle mie forze. Le gambe mi tremavano per il freddo, e cominciavo quasi a vedere doppio.
La mia testa faceva così male che pensavo che forse un'altra freccia di Zach nel fianco, ormai guarito, non sarebbe stata così dolorosa. Alla fine, tentai di fare un passo in più, ma crollai in ginocchio.
《Angel!》Hazel e Zach accorsero subito ad aiutarmi.
《Che succede, sorellina?》
Tentai di parlare ma la voce non usciva. Hazel, vedendo che ero rossa in faccia, mi mise una mano sulla fronte.
《Sorellina, la tua fronte scotta! Non dirmi che hai la febbre!》 esclamò Hazel, voltandosi poi verso Zach, che per tutta risposta mi prese in braccio. 《Ormai la città è vicina. Sbrighiamoci, la cureremo appena arrivati lì.》Hazel annuì, e cominciarono a camminare più velocemente.
《Riposati, nel frattempo.》Mi consigliò Zach, e così feci: dopo qualche minuto, infatti, persi conoscenza.

Camminarono e camminarono, finchè, finalmente, intravidero le prime case, i primi negozi. Non c'era più la recinzione a separarci dalla strada, a mano a mano cominciavano a esserci i marciapiedi, i lampioni, e persino qualche persona.
Hazel cominciava, a poco a poco, a riconoscere lo scenario che ci circondava, e, a un certo punto, si sentì quasi fiera di dire:
《Da questa parte, Zach.》

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