Capitolo XXVIII - Juliette

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Dopo aver fotografato accuratamente ogni singola pagina del quaderno, lo restituii a colui che me l'aveva effettivamente portato, mio padre, e gli dissi che avrebbe fatto meglio a darlo alla polizia, magari dicendo che si trovava già a casa nostra invece che a casa della sospettata.

Dopodiché, io e Zach, subito dopo esserci coperti con cappotti, sciarpe e cappellini, partimmo spediti verso la fermata del bus più vicina, dirigendoci verso l'indirizzo che Juliette ci aveva dato.

Infatti, noi all'inizio non ce n'eravamo accorti, ma quella mattina aveva iniziato a nevicare. E parecchio.

Decisi quindi di scendere un po' prima, per fare vedere a Zach una piccola parte del centro che sapevo sarebbe stata fantastica sotto la neve.

Adoravo vederlo così meravigliato da tutto ciò che ci circondava, anche dalle piccole cose, mentre camminavamo in quella maestosa città vestita di bianco. Immaginavo che lui non avesse mai visto così tante persone raggruppate in un posto solo - o quantomeno, che non se lo ricordasse.

Lo presi per mano e gli sorrisi, ricordandogli implicitamente che io ero sempre lì, al suo fianco, e che non sarei andata da nessuna parte. Per la prima volta dopo chissà quanto tempo, riuscii a vedere il suo volto disteso in un'espressione tranquilla, in pace con il mondo.

Alla fine, grazie al navigatore che avevo sul telefono, ci ritrovammo di fronte a un piccolo complesso di appartamenti, a circa dieci-quindici minuti a piedi dal centro storico.

Schiacciai subito il pulsante del citofono, dotato di telecamera, su cui risaltava il nome di "J. Ahlander", impaziente di scoprire almeno un frammento in più di quella verità che stavo inseguendo.

A rispondere fu una voce flebile, ma in un certo modo, melodiosa e cristallina.
《Ah, sei tu! Benvenuta. Il mio appartamento è all'ultimo piano.》
Rimasi sorpresa dalla rapidità con cui mi aveva riconosciuto, anche perché le avevo scritto dal mio account di fotografia, in cui il mio volto non era presente da nessuna parte.

Smisi subito di pensarci non appena sentii la serratura della porta scattare, e mi fiondai subito dentro, trascinandomi dietro Zach.
Arrivati all'ultimo piano, venni subito accolta da una donna dai lineamenti sottili e delicati, messi in risalto da quelli che sembravano dei capelli morbidi e lucenti. Aveva la stessa espressione solare che avevo visto in quella ormai vecchia foto, ma che poi finì per mutare in un'espressione un po' incerta.
《È un piacere conoscerti, Cheryl. E lui chi è?》
《Ah, mi scusi se non l'ho avvertita. Si chiama Zach, è il mio ragazzo. Ha molto a che fare con questa faccenda, quindi spero che non le dispiaccia che l'abbia portato con me.》
《Oh, sì, certo, non c'è problema. Prego, entrate. Ah, e ti prego, dammi del tu, cara.》Mi disse, tornando a sorridere.
《Va bene. Ah, e grazie mille per la disponibilità.》
《Di nulla, tanto, come ti ho detto, non ho appuntamenti con dei clienti fino a stasera.》
La seguimmo in un luminosissimo, candido appartamento in stile moderno.

Non appena entrai, sentii un piccolo miagolio provenire dal basso. Era il gatto che avevo visto sul profilo di Juliette. Sfortunatamente, scappò via non appena tentai di accarezzarlo.
《Nuvola è un po' timido con gli estranei, scusatelo...》Disse la padrona, ridendo.

La stanza in cui ci trovavamo era un enorme open space dal soffitto alto, con grandi finestre sul lato destro e un maestoso dipinto astratto di colore rosso sul lato sinistro. Attaccata alle finestre vicino all'entrata si trovava una rampa di scale, bianche come i muri, che portavano più in alto.
Juliette ci fece accomodare su un divano che dava le spalle al dipinto, e si sedette su un altro, giusto di fronte a noi.

《Ti ho riconosciuta subito, Cheryl. Sei veramente il ritratto di tua madre.》
《Ah sì, me lo dicono spesso, ahaha. Piuttosto, devo farle- ehm, farti i complimenti, Juliette. Hai una casa davvero stupenda.》
《Oh, grazie mille! Questa parte di solito la uso per ricevere i miei clienti, per questo è così... In realtà le altre camere sono piccole e disordinate.》Disse, con una risatina.
《Comunque Zach, devo dire che hai davvero dei begli occhi. Molto particolari. Anche se penso che te l'abbiano già detto in molti, ormai.》
Zach sussultò leggermente: non aveva prestato molta attenzione perché in realtà sembrava essere molto occupato a guardarsi attorno con la sua solita meraviglia infantile.
《Ah, grazie mille. In realtà me l'aveva detto solo Cheryl finora.》
Questa volta fui io a sussultare, sentendo il mio nome passare sulla sua bocca inaspettatamente un'altra volta. Non ci ero abituata, ma alla fine aveva più senso così... altrimenti avremmo dovuto spiegare a Juliette tutto quel caos di nomi e perdite di memoria.
《Davvero? È un vero peccato.》Disse, per poi schiarirsi la voce. 《Comunque Cheryl, dicevi che avevi qualcosa di cui parlarmi?》
《Sì, ecco... In realtà avevo alcune cose da chiederti... riguardo a mia madre. Sai già cosa è successo, vero?》
La faccia di Juliette si fece cupa.
《Sì... Ho visto tutto al telegiornale e sono andata subito a vedere come stava. Infatti sono appena tornata dall'ospedale. Mi sono presa quasi tutta la giornata libera per quello. Devo dire che non mi aspettavo di essere contattata da sua figlia subito dopo...》
Si bloccò un attimo, come se qualcosa fosse scattato nella sua mente.
《Ma se sei venuta a cercarmi... Allora... Tua madre ti ha parlato di me?》
《Beh, in realtà no. Non parlo con mia madre da un po' di tempo ormai, per varie ragioni. Però... so già tutto. Cioè... quasi tutto. È per questo che sono venuta a cercarti.》
Quasi tutto? In che senso?》
《Ho letto - anzi, abbiamo letto - un quaderno di mia madre, che si trovava a casa sua...》tirai fuori il telefono, e glielo diedi, lasciando che leggesse tutto quello che voleva《E, oltre a quello che c'è nel quaderno, anche "grazie" all'incidente di stamattina, sappiamo che è stata a capo di un'organizzazione criminale, che lucrava sul traffico di organi. Però ci sono dei pezzi mancanti. Io sono stata rapita, assieme a mia sorella, da questa organizzazione. Siamo riuscite a scappare, ma stiamo ancora brancolando nel buio, perché non si riesce a capire perché siamo state rapite. Non ha semplicemente senso. In più, c'è anche il fatto che mia madre sembra aver preso parte nell'Organizzazione solo sei mesi fa, più o meno, quando il personaggio di J - l'alias del capo dell'Organizzazione - sembrava esistere fin dall'inizio. Almeno da ciò che ho letto, sei la persona più vicina a mia madre, e quindi mi chiedevo se potessi sapere qualcosa a riguardo.》
Juliette ascoltò attentamente, e dopo qualche minuto passato a leggere i contenuti del quaderno, rattristata, sospirò, e mi porse il telefono.
《Beh, dato che ne siete già al corrente, vi dirò la verità. Io sapevo già tutto. Alice mi aveva anche fatto vedere la storia che aveva scritto nel quaderno, anche se, beh, non avevo mai visto il resto. Ovviamente non avrei mai voluto che facesse nulla di tutto questo. Ma non ci ho potuto fare nulla, perché quando l'ho saputo lei era già stata "assunta", e il cancro mi stava divorando dall'interno. Ero così debole da non riuscire più a pensare.》Disse, con aria cupa, continuando《Alice non riusciva ad accettare il fatto che io sarei venuta a mancare, e ha voluto fare di testa sua. E giustamente, è finita così. Adesso io sono viva, e lei è quella in punto di morte.》
Non avevo idea di come rispondere. Juliette era lì, sull'orlo del pianto, così vicina a me, eppure così lontana. Avrei voluto confortarla, ma non ne avevo il coraggio, e chiederle di continuare mi sembrava insensibile. Rimanemmo tutti in silenzio per un po', finché non fu la stessa Juliette a rompere il ghiaccio.
《Alice mi aveva spiegato che in realtà la vera J era già morta. Probabilmente l'avevano tradita, per appropriarsi il potere. Però questo lo sapevano solo coloro che erano a capo. Se si fosse saputo in giro, ci sarebbe stata una vera e propria lotta per il potere, e un caos tremendo. Avevano bisogno di una sostituta. E l'unica caratteristica riconoscibile di J erano i capelli biondi, quindi sarebbe bastato scegliere una donna a caso. Alice era disperatamente alla ricerca di soldi per aiutarmi, e si vedeva. Le hanno offerto tantissimi soldi solo per fingersi a capo dell'Organizzazione. E lei ha accettato, senza neanche sapere con cosa aveva a che fare.》
Tutto ciò aveva dell'incredibile. Non avrei mai potuto immaginare una cosa simile, anche se effettivamente, trattandosi di un'organizzazione criminale, me lo sarei dovuta aspettare. Però ovviamente, le domande continuavano a farsi strada nella mia mente.
《Aspetta... Quindi... Se lei era una specie di attrice, come faceva a conoscere la madre di Zach? Non si saranno mai incontrate prima di ieri, probabilmente...》
Il rosso, che finora aveva seguito con attenzione, spalancò gli occhi al sentire nominare sua madre, e sembrava aspettare con ansia una risposta.
《La madre di Zach? Onestamente non so chi sia, Alice non ne ha mai parlato, però suppongo che fosse nella lista...》
《La lista?》
《I capi le hanno dato una lista di nomi, foto e descrizioni di persone legate all'Organizzazione che J conosceva, così avrebbe saputo come comportarsi nei loro confronti. Se la portava sempre dietro, quindi a quest'ora sarà probabilmente distrutta, o nelle mani della polizia...》
Rimasi quasi a bocca aperta a sentire una cosa del genere.
《Wow, hanno davvero pianificato tutto nei minimi dettagli... 》
Feci una breve pausa, contemplando un po' tutto, ma poi diedi voce alle mie preoccupazioni.
《Anche se... Ancora non riesco a concepire come abbia potuto accettare un'offerta del genere... Cioè, capisco che mia madre fosse disperata, ma... Si sarebbe potuta informare un po' meglio, perlomeno...》
Juliette abbassò lo sguardo.
《Non aveva altra scelta. Beh, in realtà, c'era un'altra scelta, ma sarebbe stata quella di lasciarmi morire, che io avevo già accettato da tempo, però tua madre è testarda, e quindi eccoci qua.》
Frugò distrattamente nella borsa che si trovava accanto a lei con una mano, tirando fuori un pacchetto di sigarette, e se ne mise una in bocca, per poi frugarci dentro di nuovo, ma si bloccò, e sorrise con amarezza.
《Scusate, è l'abitudine. Lo faccio istintivamente quando sono stressata, senza accorgermene. Tengo ancora queste sigarette come monito, ma continuo a dimenticarmi che non dovrei fumarle. Per questo ho buttato via tutti i miei accendini. Comunque...》
Rimise la sigaretta nel pacchetto, e il pacchetto nella borsa, continuando.
《Ovviamente, tutto ha un prezzo. Io ero praticamente costretta a letto, ma vedevo benissimo come tutto questo stava influendo su tua madre. Tra il prendersi cura di me e l'andare a quello schifoso lavoro, non c'era nulla di peggio. La sera tornava a casa completamente distrutta.》
Aggrottò le sopracciglia, in un'espressione tormentata.
《Sai, quando sei una brava persona è molto difficile rimanere calmi e composti mentre si è circondati dal male. È come reprimere dei conati di vomito, costantemente, fino a star male.》
Mi tornò in mente la figura del padre di Zach nei suoi ultimi momenti di vita, disperato e sull'orlo del suicidio, come me l'ero immaginato, e rabbrividii. Rivolsi uno sguardo verso Zach, sperando che non stesse pensando alla stessa cosa, ma le sue mani, strette con forza in dei pugni, dicevano esattamente come si sentiva.
Avvolsi la mia mano sul suo pugno, tentando di rassicurarlo, o quantomeno calmarlo. Nel frattempo, Juliette andava avanti, fissando il pavimento.
《Questo durò finché non riuscì a mettere da parte abbastanza soldi per il mio intervento, l'aereo e tutto il resto. Me lo ricordo ancora. Era così felice. Finalmente pensavo che tutto questo sarebbe finito, che saremmo potute andare avanti e farla finita con questa storia.》
Sorrise con aria nostalgica, per poi incupirsi.
《Ma sarebbe stato troppo facile. Una volta tornata dall'America in stato di remissione, tornai a vivere qui, assieme a lei, e mi promise che avrebbe lasciato quel "lavoro". Per tutta risposta, quelle persone che stavano controllando l'Organizzazione al suo posto decisero di prendere in ostaggio sua figlia, che per puro caso si trovava assieme a un'altra sua figlia.》
Spalancai gli occhi per lo stupore, mentre il mio cuore batteva con così tanta forza che potevo sentirlo nelle mie orecchie.
《Io per fortuna non uscivo di casa da mesi, escludendo il viaggio. Se ci avessero visto assieme, probabilmente avrebbero rapito me al posto vostro. Pensandoci adesso, forse sarebbe stato meglio. Io ero destinata a morire, dopotutto.》
Juliette parlava, ma io mi ero fermata a qualche frase fa. Sembrava quasi che il mondo avesse smesso di muoversi. Mi misi le mani fra i capelli. Era questo il motivo di tutto ciò che era successo?
Non sapevo come sentirmi a riguardo. Da un lato ero felice di essere finalmente riuscita a scoprire perchè ero stata rapita, ma dall'altro ero profondamente arrabbiata. Cercai di calmarmi, ma finii per sbottare.
《Cioè, lei ci ha messo tutti in pericolo così? Non avrebbe dovuto aspettarsi delle conseguenze? Soprattutto sapendo quello che è successo alla famiglia di Zach! Saremmo potute morire, Cristo! Mio padre sarebbe potuto morire! E noi non c'entriamo per niente! Ha fatto tutto questo per te, ma sembra proprio che quella donna non faccia altro se non pensare solo a stessa. Però alla fine avrei dovuto aspettarmelo... Dopotutto ha pure lasciato Hazel da sola per tutto questo tempo solo per stare con te.》
In tutto questo, Juliette rimase tranquilla. Quando mi calmai, mi parlò con una delle voci più soavi che avevo mai sentito.
《Sai, Cheryl, in ogni parte del mondo ci sono dei genitori che pretendono di essere rispettati dai loro figli per il solo fatto di averli messi al mondo, quando non hanno fatto nulla per meritarselo. Ti impongono di adorarli come degli dei, mentre ti calpestano, ti fanno sentire in colpa e ti maltrattano in ogni modo possibile.》
Quella che vidi sul suo volto era una delle espressioni più serie e decise che avevo mai visto. Mi incuteva quasi timore.
《Tua madre non sarà stata una figura genitoriale perfetta, ma, secondo me, si merita almeno un po' del tuo rispetto, se non tutto. Voi siete riuscite a scappare, ma l'Organizzazione non poteva mica lasciarvi andare così. Hanno mandato Alice stessa assieme ad altre persone, tra cui un capo, a cercarvi. Così crudelmente si aspettavano che lei continuasse a recitare la sua parte mentre le sue figlie erano in pericolo. Un passo falso, e vi avrebbero giustiziato sotto i suoi occhi. Una vera e propria tortura. Ogni giorno, tua madre piangeva e si tormentava, sperando di non trovarvi con tutto il suo cuore. Però, giusto ieri, ha deciso di ribellarsi. Ha preso un po' di persone con sé all'insaputa dell'Organizzazione per cercare di portarti al sicuro. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di trarti in salvo, Cheryl. Anche se purtroppo, da quello che ho visto, non ci è esattamente riuscita.》
Si alzò in piedi, e si avvicinò all'enorme muro di vetro trasparente che era la finestra, guardando fuori, con le braccia incrociate. Il suo gatto, che finora era rimasto da qualche parte in cima alla rampa di scale, le scese, per poi andare a girare attorno alle sue gambe.
《Sì, non è giusto che abbia lasciato tua sorella da sola, e che abbia lasciato che ve ne prendeste cura voi, ma probabilmente voleva evitare di farle vedere quanto stava soffrendo. Voleva proteggerla. Dopotutto, se tua sorella avesse scoperto qualcosa e ne avesse parlato in giro, probabilmente l'avrebbero uccisa. E sì, Alice è stata stupida a pensare che le sue azioni non avessero conseguenze, ma questo non cambia che abbia fatto tutto in buona fede. Tua madre mi ha salvato la vita, Cheryl, e per quanto lei ti voglia bene, si può scordare che io lasci che venga insultata in questo modo da sua figlia. Ha messo in gioco la sua vita per te, Cheryl, e dovresti quantomeno esserle grata.》
Dicendo quest'ultima frase, tornò a guardarmi, con uno sguardo così tagliente che sembrava quasi riuscire a vedermi dentro. Era come se tutte le cavolate che avevo detto fossero state messe in bella mostra di fronte a me, e mi sentivo stupida. Mi alzai anche io, tenendomi il braccio con una mano, quasi come se volessi proteggermi.
《Hai ragione. Scusami, non mi sarei dovuta comportare in quel modo. Ci siamo anche appena conosciute... Non è da me essere così maleducata. È solo che, non lo so, è tutto così inaspettato... Mi ci vorrà un po' per processare tutto per bene. Non parlo con mia madre da così tanto tempo, e non riuscivo a capire perché si comportava in quel modo con Hazel, con me, con tutti... Forse per questo l'avevo antagonizzata un po'.》
《È una cosa normale, non preoccuparti. Sono una psicologa, dovrei saperlo, ma ho perso il controllo. Dopotutto, hai scoperto solo ora che non è effettivamente una criminale. Mi devi scusare anche tu.》
Ci scambiammo un sorriso. Ci fu un po' di silenzio, ma poi trovai il coraggio dentro di me per cercare di mettere tutto a posto.
《Senti... Magari domani, se ti va, potremmo andare all'ospedale insieme, e fare un po' di compagnia a mamma...》
Il suo sorriso si fece ancora più grande.
《Oh, certo. Sarebbe fantastico.》
Nel frattempo, da come si poteva vedere dalle enormi finestre, già alle quattro e mezza il sole invernale stava cominciando ad abbassarsi, dando alla stanza un colorito arancione. 
《Scusate, non vorrei interrompere, ma potrei avere dell'acqua? Sto morendo di sete...》Esordì Zach, cambiando completamente l'atmosfera.
《Oh, certo, te la porto subito. Che maleducata che sono, avrei dovuto chiedervelo prima. Tu vuoi qualcosa, Cheryl?》
《Ah, no, grazie, sto bene così.》
Detto questo, Juliette sparì in un'altra stanza.
Il gatto, che finora era stato ai suoi piedi, si avvicinò a me, facendo le fusa. Lo accarezzai, lasciando che la mia mente divagasse, mentre Zach mi guardava incuriosito.

Mi ritrovai a pensare che, in un ipotetico futuro in cui mia madre e Juliette si fossero sposate, avere quest'ultima in famiglia sarebbe stato davvero divertente. Hazel avrebbe finalmente avuto una famiglia decente, io e mia madre avremmo potuto riallacciare i rapporti, e sarei potuta diventare uno di quei ragazzini che vengono costantemente passati dalla famiglia del padre a quella della madre. Beh, forse ero un po' troppo grande per quello, però non avevo mai avuto l'opportunità di passare del tempo con una vera e propria famiglia in allegria, e quindi pensare a quell'eventualità mi faceva sentire meno sola. Lo stesso valeva per Zach, ovviamente. Magari io e lui saremmo potuti andare a vivere assieme, e magari alla nostra grande, immaginaria famiglia si sarebbe potuta unire anche Sylviane.

Fui interrotta dal ritorno di Juliette, che distrasse il gatto, che corse subito da lei.

《Ecco qua.》Disse, porgendo l'acqua a Zach, che la ringraziò. Io mi alzai, avvicinandomi alla donna, che indossava un elegante vestito bianco, illuminato dalla luce del tramonto.
《Grazie mille di tutto, Juliette, sei stata davvero gentilissima, e grazie a te ho finalmente messo assieme tutti i pezzi di questa storia. È stato un vero piacere incontrarti.》Dissi, sorridendo, porgendole la mano. Lei la avvolse con entrambe le mani, dicendo:《No, Cheryl, il piacere è stato tutto mio. Quando tua madre si sveglierà, sono sicura che sarà felicissima di vederci entrambe al suo fianco, sempre se tutto andrà bene.》
Poi si girò verso Zach, che nel frattempo si era alzato 《È stato un piacere conoscere anche te, Zach. Spero che potremo conoscerci meglio in futuro.》
《Uh, sì, è stato un piacere anche per me...》Balbettò Zach, stringendole la mano distrattamente.
《Ok allora, ci vediamo domani.》Esordii, sorridendo, cominciando ad andarmene assieme a Zach.
《A domani.》
Ricambiò il sorriso, chiudendo la porta alle nostre spalle, e, simultaneamente, chiudendo un enorme, incasinato capitolo della mia vita.
















Salve! Sono qui per avvisarvi che molto probabilmente il prossimo capitolo sarà l'ultimo. E se non quello, lo sarà quello dopo. Finalmente ci siamo. Probabilmente non appena avrò finito revisionerò l'intera storia e sistemerò un po' di cose. Potrei riscrivere alcune parti, ma la storia in sé rimarrà la stessa, non preoccupatevi. Alla prossima!

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 25, 2020 ⏰

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