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"Ogni volta che mi guardi, nasco nei tuoi occhi."
– Jorge Riechmann

*

"Pensavo non portassi nessuno sulla tua moto."

"Infatti non c'è nessuna moto stasera," rispose, "solo la mia macchina." La raggiungemmo infatti, entrai senza pensare al fatto che stessi andando per davvero a casa di Harry Styles, qualcosa che non mi sarei mai aspettata solo qualche giorno prima.

Quando arrivammo, lo seguii per un vicolo e ci ritrovammo davanti ad un portone. Prese le chiavi dalla tasca dei suoi jeans e le infilò nella serratura, aprendo poco dopo. Salimmo qualche scalino prima di arrivare davanti la porta del suo appartamento. Appena dentro, casa sua mi piacque da subito, a primo impatto. L'appartamento era abbastanza piccolo, ma comunque bellissimo, "Cos'hai dovuto fare per permetterti un appartamento del genere?"

Rise, "Non è quello che credi. È la vista che ti dà un'idea sbagliata." In effetti il salone non era niente di che, c'era un divano bianco con di fronte una piccola televisione, la cucina era invisibile, affiancata da una porta, che doveva essere la sua camera da letto. Ma la vista dalle sue grandi finestre... mozzafiato. Bristol era completamente illuminata.

"È comunque bellissimo." Sospirai, guardandomi ancora attorno. Mi fece segno di seguirlo e lo feci, ritrovandoci poi nella sua camera. Sembrava che il suo letto profumasse di vanilla, il tipo di profumo che ti faceva venire voglia di trascinartici sopra e rimboccarti le coperte. Accese una semplice bajour che diede una soffice e calda luminosità alla stanza, "La porta lì è il bagno," mi spiegò, "se ti serve."

"Dormo qui?" Chiesi, indicando il letto. Lui annuì con la testa, "E tu? Dove dormi?"

"Sul divano."

"Non se ne parla." Scossi la testa, "Io dormo sul divano."

"Penso che tu oramai mi conosca abbastanza bene da sapere che non ti lascerò dormire sul divano se mi sono messo in testa così." Rispose, "Quindi rassegnati. Dormo io sul divano." Abbassai la testa, annuendo. Lui continuò, "Ora togliti le scarpe." Indicando poi un angolo della sua stanza.

Quando feci quello che mi aveva ordinato e rimasi a piedi nudi, sentii dei brividi, "Ti do qualcosa da indossare." Si allontanò da me, il parquet del suo appartamento si attaccava ai miei piedi. Harry raggiunse il comò, poi aprì il cassetto superiore e frugò per un po', "Penso che..." si fermò prima di tirare fuori una maglietta, "tutto quello che ti darò sarà abbastanza largo da farti da vestito." Mormorò, prima di porgermela: era semplice, sul marrone scuro e profumava di lui, certamente.

"Grazie." Dissi e rimasi a guardarlo, aspettando che uscisse dalla camera. Mi lesse nel pensiero.

"Vado in cucina. Non ti vedrò nuda, tranquilla." Chiarì sfacciatamente, ridacchiando e facendomi un occhiolino poi. Sorrisi imbarazzata.

Harry lasciò la porta socchiusa e mi affrettai a spogliarmi. Iniziai dal vestito per poi arrivare a togliere le calze. Rimasi in intimo ma prima che potessi indossare la maglia, mi diressi verso il bagno che era proprio lì. Mi diedi una sciacquata al viso togliendo i residui di trucco e poi tornai di là, ma la porta della stanza era spalancata completamente.

"Harry." Ero in piedi, il mio vestito ai piedi del suo letto insieme al resto, la sua maglia ancora tra le mie mani. Il suo sguardo era fisso, immobile su di me. Si soffermò per un momento sulla famosa cicatrice sul mio fianco, quasi sull'anca. La coprii istintivamente con la mano, "Cosa stai facendo?"

"H-ho sentito la porta del bagno." Disse, "Pensavo fossi lì." Dopo qualche secondo distolse lo sguardo finalmente, poi scosse la testa, "Dimmi quando hai fatto. Devo cambiarmi anch'io." Si voltò per tornare di là e questa volta chiuse la porta saldamente dietro di lui.

Sperai con tutta me stessa di non esser diventata rossa come un pomodoro, mi coprii il viso con le mani anche se non c'era nessuno da cui nascondersi. Quando mi ripresi, indossai la maglia immediatamente; la stoffa era morbida e profumava della sua colonia... sembrava Tom Ford. Quando infilai le braccia nelle maniche, fu come un caldo abbraccio. Appena fatto, mi decisi ad aprire la porta, "Harry?"

Era sul divano, che mi guardava da sopra la spalla. Il suo sguardo saliva dalle mie gambe fino al punto in cui la maglia incontrava la coscia. Dio, pensai, Smettila di guardarmi così. Perché doveva essere così complicato? Mi guardava in questo modo e non diceva mai niente. A cosa stai pensando? Provi qualcosa per me o no?

Si schiarì la gola poi e finalmente parlò, "Te l'ho detto che andava bene."

"Già." Tirai l'orlo di essa.

"Vuoi sederti?" Mi chiese, toccando con la mano il cuscino del suo divano. Annuii e mi avvicinai a lui, potevo sentire ancora la sua colonia grazie alla maglia ma ora che ero vicino a lui... beh, era ancora meglio.

"Perché sei sparito?" Sbottai, improvvisamente. Non volevo essere insistente, non era mia intenzione, semplicemente... non me lo spiegavo. E chi avrebbe potuto farlo, se non lui?

"Chasity. Ti ho già detto che-"

"Lo so," lo interruppi, "lo so. Solo... perché?" Distolse lo sguardo poi, sospirando a fondo. Aspettai una risposta.

"Vuoi sapere la verità? Vuoi che sia onesto – davvero onesto, per una volta?"

"Mmh." Annuii.

"Tu mi terrorizzi completamente."

Cosa? "Ti terrorizzo?"

Annuì, "Sono spaventato perchè ho avuto una giornata di merda e tu mi fai venire voglia di parlare della mia giornata di merda. Cristo, Chasity. Per qualcuno che odia parlare di se stesso come me è spaventoso, capisci?" Aggrottai le sopracciglia, "Tu mi fai sentire vulnerabile. Più di qualsiasi altra cosa. Abbatti le mie pareti più velocemente di quanto possa costruirle. Mi... terrorizza."

"E perché non sei scappato via, ancora?" Chiesi,
"Perché sono qui?"

Lui sorrise a queste parole e rispose semplicemente, "È questo il punto. Non ci riesco, ed è terrificante."

Come Find Me [h.s.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora