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"Quella notte, per il breve spazio di un'ora, imparai ogni piega della sua pelle come altri imparano le preghiere o le maledizioni."
– Carlos Ruiz Zafòn

*

Non era come tutte le altre mattine. La luce del sole entrava dalle finestre spalancate. Sbattei le palpebre ripetutamente, cercando di familiarizzare con il luccichio del sole che sbatteva su di noi. Delle coperte calde erano aggrovigliate attorno a me, l'aria fresca e piacevole del mattino mi circondava e mi incoraggiava a stare ancora più sotto la coperta. Quando mi alzai di poco con il capo, ammirai il panorama dalla finestra; il cielo invernale, le poche foglie degli alberi smosse dal vento. La città era immersa di colori freddi, un panorama bellissimo.

Tuttavia, quando guardai accanto a me, capii che Harry era qualcosa di totalmente diverso. La luce dorata era su di lui, filtrava attraverso i suoi ricci, gli illuminava il viso e le ciglia lunghe e spesse. C'era un morbido silenzio, solo il leggero respiro di Harry addormentato proveniente dalle sue labbra color lampone. C'era la sua espressione placida e i suoi lineamenti definitivi annegavano nella morbidezza del sonno. Potevo sentire il suo calore sulla mia pelle, una sua gamba tra le mie e il suo braccio pieno dei suoi tatuaggi luminosi avvolto intorno a me, che mi tiravano verso di lui. Era così bello.

Il pensiero di dovermi alzare mi pesava, non ero sicura se avessi voluto che questo momento finisse. Sbadigliai come se fosse un lamento e poi cambiai posizione, mettendomi faccia a faccia con il riccio. Il suo respiro soffiava sulla mia pelle, proprio sulle mie labbra, solleticandomi la zona. Per una volta nella vita, sentivo come se i demoni nella mia testa fossero addormentati.

Non riuscii ad impedire alle mie mani di tracciare delicatamente la sua mascella scintillante. Le mie dita accarezzarono la sua carne olivastra teneramente, provocandomi dei brividi. Era caldo. "Chasity?" Mi chiamò lui, mormorando confuso, la voce roca.

"Non voglio alzarmi, Harry." Borbottai dopo qualche secondo di silenzio.
Non voglio che questo momento finisca.

Incontrai i suoi occhi assonnati poi, che sbattè pigramente prima di focalizzare la sua visione su di me, "Non dobbiamo." Borbottò in risposta, richiudendo gli occhi subito dopo.

Io richiusi i miei riaddormentandomi in un batter d'occhio, ma il sonno finì qualche ora dopo e quando li riaprii il peso del suo corpo su di me era svanito. Mi guardai attorno, erano le 10 di mattina, così mostrava il suo orologio, ed ero sola sul divano. Mi misi a sedere, poggiando una mano per darmi la spinta. In quel momento, l'appartamento sapeva di caffè, l'odore s'infiltrò nel mio naso. Non feci in tempo ad alzarmi, la prima cosa che vidi fu lui. Era lì davanti a me e indossava una felpa extra large nera, abbinata ad un paio di pantaloncini in tuta e una tazza in mano. Feci un sorriso forzato, "Ho fatto del caffè." Parlò.

"Grazie, Harry." Lo ringraziai, prendendo la tazza, "Per tutto."

"Smettila di ringraziarmi, Chasity."

"No, invece." Scossi la testa, "Sei stato gentile e-"

"E tu lo sei davvero troppo, invece." Rispose, "È per questo che il mondo ti fa male. Sei troppo gentile."

Aggrottai le sopracciglia. Lui si mosse nervoso, evitando il mio sguardo, poi sospirò, "Hai dormito bene? Avresti dovuto dormire dillà e invece ci siamo addormentati entrambi sul divano durante il film."

"Ho dormito bene." Annuii, spostando lo sguardo in un angolo del salotto. Lì, a terra, si trovava una piccola valigia, piena di vestiti e altre cose che non riuscivo a vedere bene dal divano, "Parti di nuovo?" Gli chiesi, spostando lo sguardo su di lui.

"Sì." Rispose, "Torno a Londra."

"Giusto." Dissi semplicemente, "A volte dimentico che abiti lì."

"Lo dimentico anch'io spesso." Si sedette, "È per questo che non tornerò per un bel po' qui."

Scattai, "Cosa?"

"Devo concentrarmi di più sullo studio." Scosse la testa, "Non faccio altro che fare avanti e indietro. Non arriverò neanche a fine mese con i soldi se continuo così."

"Non tornerai più, quindi?"

"Certo che tornerò, Chasity." Mi guardò, "Semplicemente, non subito." Io e Harry non eravamo niente e ne ero consapevole. Ma perché il solo pensiero di non vederlo più per un lungo periodo stava facendo male? Cosa intendeva dire con 'non subito'? Non sapevo se volessi scoprirlo o no, sapevo però che per qualche strano e malato motivo, mi sarebbe mancato.

"Mi piacerebbe mostrarti le mie abilità nel cucinare, e pranzare insieme," ridacchiò, per poi spostare lo sguardo sull'orologio al muro, "ma devo partire tra due ore."

"No, davvero. Tranquillo." Mi alzai velocemente dal divano, "Adesso raccolgo tutta la mia roba e scendo a prendere il primo autobus e-"

"Chasity." Mi interruppe, "Calma. Ti ci porto io a casa."

"No, Harry. Non se ne parla." Scossi la testa, "Hai fatto già abbastanza."

"Non insistere." Si alzò anche lui dal divano, "Prendi la tua roba e andiamo."

*

Scendemmo le scale fino al garage dell'appartamento. Mentre ci avvicinavamo alla sua macchina, Harry si mise le mani in tasca per prendere le chiavi. Quando entrammo, le infilò, pronti per partire. Il viaggio fu silenzioso. I miei occhi cercavano di concentrarsi sul paesaggio fuori il finestrino della macchina, cercando di non pensare. La testa era completamente altrove, cercando di sfuggire al silenzio imbarazzante e pesante che c'era tra di noi. Perché mi importava così tanto? Perché mi importava così tanto che molto probabilmente non l'avrei più visto per settimane? Settimane che non sarebbero passate velocemente? Per quanto tempo avremmo giocato a questo stupido gioco? Perché fingere di essere freddi e senza emozioni?

In una ventina di minuti, ci ritrovammo davanti casa senza che neanche me ne accorgessi. Mi ripresi dai miei pensieri, "Grazie ancora, Harry." Gli sorrisi, portando una mano sulla maniglia dello sportello, pronta ad aprire e uscire.

"Ciao, Chasity." Mi sorrise anche lui. Io distolsi lo sguardo immediatamente, uscendo dalla macchina, senza guardarmi dietro. Arrivai davanti la porta di casa in un batter d'occhio siccome avevo camminato a passo svelto e improvvisamente, il tutto mi colpì.

Mi voltai di scatto, gli occhi un po' spalancati, un po' pieni di confusione. Mi voltai e trovai il nulla; era andato via. Abbassai lo sguardo, aggrottando le sopracciglia.

Come sapeva dove abitassi?

Come Find Me [h.s.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora