Chapter 7

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L'aereo atterrò in orario all'aeroporto di Mosca, il Sheremetyevo International Airport. Tereza scese dal veicolo stringendosi nel suo gotico cappotto lungo, alzando il cappuccio sulla testa e tirando con se il piccolo trolley nero.

Camminò spedita senza guardarsi intorno, conosceva molto bene quell'aeroporto. Lo aveva usato spesso. Passò dal controllo dei passaporti con il suo documento russo.

-Добро пожаловать домой (Dobro pozhalovat' domoy)- esclamò l'uomo restituendole il passaporto.

-спасибо- rispose Tereza.

Arrivò, così, senza problemi fino all'entrata, nella zona dove si trovavano gli armadietti.

Si frugò in tasca alla ricerca delle chiavi, una volta trovate, aprì l'armadietto e raccolse una ventiquattro ore nera. Non l'aprì, non era saggio aprire una valigia con dentro delle armi, in un aeroporto. Così, fece per uscire e cercare l'auto che l'avrebbe portata nel suo piccolo appartamento, ma, fatti pochi passi, si trovò circondata da quattro uomini vestiti di nero, armati sotto le giacche e con auricolari nelle orecchie.

Tereza capì subito chi erano e cosa volevano.

Il suo arrivo non li aveva colti di sorpresa.

Alexeyev Vassili Igorevich sapeva che lei era lì per ucciderlo.

Tereza sorrise appena guardandosi intorno.

Il posto era pieno di persone, civili. E a loro non importava ucciderli, ma lei non poteva permetterlo.

Dietro di lei c'erano alcuni poliziotti, sarebbero morti in ogni caso, ma se reagiva potevano rivoltarsi contro di lei e tentare di ucciderla. Quattro persone non erano molte, anche se armate, ma se ci aggiungi la polizia, all'oscuro di tutto era un guaio.

Non poteva fare niente in quel momento.

Appoggiò la ventiquattro ore sul pavimento con molta calma, lasciò la mano dal trolley e si tirò giù il cappuccio del cappotto sorridendo e mostrando il viso più innocente che possedeva.

-Posso aiutarvi in qualcosa?- chiese in russo, facendo finta di non sapere chi aveva di fronte.

-Puoi seguirci, tanto per iniziare. Senza opporre resistenza. Non vogliamo spargimenti di sangue inutili. Non proprio adesso.- le rispose quello che sembrava il capo.

'Non proprio adesso'. Questo fece capire a Tereza che erano quasi giunti ad un'accordo. Doveva fermarli subito.

Quindi lei sorrise più apertamente e domandò:-prendete voi le mie valigie? Trattatele con cura.-

Passò tra di loro e seguì quell'uomo mentre gli altri prendevano la sua roba e la circondavano, tenendo una mano sotto le giacche pronti a scattare se lei osava fare qualcosa.

Una volta fuori, al freddo, si diressero verso un paio di macchine nere parcheggiate davanti all'entrata. La fecero salire e poi partirono.

Non ci volle molto tempo per arrivare alla villa di Igorevich.

Un maggiordomo aprì la portiera della macchina e Tereza scese, seguita dai suoi uomini.

Dall'esterno, la villa sembrava molto elegante. Era stata costruita con mattoni cotti e aveva decorazioni create con pietre marroni. Alte e ampie finestre erano state aggiunte in modo asimmetrico. La casa era dotata di una cucina moderna e di tre bagni, disponeva anche di un piccolo soggiorno, di cinque camere da letto, di un'ampia zona pranzo, di un bar e di un ampio seminterrato. L'edificio era a forma di una S quadrata. Le due estensioni si prolungavano in un patio coperto da ogni lato.

La strega dagli occhi d'argentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora