×|Without blood|×

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Era sempre stato diverso.
Per il modo in cui pensava, parlava o reagiva.
Vi era sempre stato qualcosa di unico che lo caratterizzava...
O forse era qualcosa di sbagliato?

Era l'ennesima volta quella settimana che entrava in quell'edificio bianco morte e azzurro ingriggito, l'odiava.
Un odore pungente gli rimbalzò addosso, più loro avanzavano verso la solita stanza. Assunse un'espressione schifata, tenendo bassa la testa. I suoi occhi scuri contornati da occhiaie profonde erano coperti dai ciuffi corvini un po' in disordine. Le braccia serrate al petto, già si sentiva tremare.

«Hey piccolo, non avere paura. Devono solo fare un controllo...» Lo confortò la madre, accarezzandogli la spalla.

Il ragazzino alzò di poco lo sguardo, incrociando i dolci occhi azzurri della madre. Sospirò, facendosi forza. L'aveva affrontata mille volte la stessa situazione, perché lo preoccupava tanto questa volta?
Forse perché sospettava che loro sapessero di quell'ombra?

La donna bussò due volta contro la porta bianca levigata, attese qualche secondo prima che il consueto dottore aprisse la porta con un sonoro scricchiolio.

«Oh, salve signora Sharpe; ciao Missing» Esclamò il dottore con un largo sorriso sulle labbra.

«Salve dottor Pickering» Salutò la donna, mettendo le mani sulle spalle del figlio.

Missing si limitò a guardare il dottore con monotonia, tentando di nascondere la paura e preoccupazione.

Come tutte le volte, il dottore lo fece sedere sulla poltroncina di pelle grigia, difronte alla scrivania di legno chiaro. A destra poteva scorgere un tavolino stretto e lungo ricolmo di barattoli, siringhe e altri attrezzi di metallo che luccicavano al solo sfiorar della luce. A sinistra, il lettino, in pelle anch'esso, e l'armadietto dalle ante trasparenti ricolmo di cartelle nominate, tutte azzurre sbiadite.
Il dottor Pickering si avvicinò all'armadio, aprendo con delicatezza una delle due ante. Scorse con un dito le varie cartelle, finché non trovò quella che cercava, in alto a sinistra.

«Allora Missing, come stai?» Chiese dopo essersi seduto dietro la scrivania e aver preso la consueta penna nera dal tappo metallico.

Missing rimase a guardare le sue dita premere contro il tappo della penna più volte, emettendo un deciso click. Poi alzò lo sguardo, fissando le lenti perfettamente pulite contro il viso del dottore.

«Secondo lei come dovrei stare...?» Rispose con un filo di voce, c'era qualcosa di aggressivo nel suo tono.

«E io come faccio a saperlo?».

Il corvino sospirò seccato, odiava ricordare.

«Sto come uno che soffre di allucinazioni e attacchi di panico da una vita, come uno che meno di due giorni fa è stato aggredito, come uno che si ritrova ancora qui...nuovamente» Disse, enfatizzando l'ultima parola.

L'uomo appuntò qualcosa su di un taccuino all'interno della catella, poi tornò a guardarlo. Sapeva cosa avrebbe chiesto.

«Ti ricordi il volto dell'aggressore?».

«Ho già detto che non ricordo nulla».

La madre si prontò ad accarezzargli le spalle, ma lui la spinse via.

«Signora Shape, potrebbe lasciarci da soli per un po'?» Chiese il dottore, lanciandole un'occhiata.

La donna annuì debolmente, accarezzando la nuca del figlio prima di uscire.

«Be', ora siamo soli Missing. Dimmi hai avuto altre allucinazioni? Fastidi?» Chiese nuovamente il dottore, con voce diversa...

Il corvino lo guardò sospettoso, c'era qualcosa che non andava...
L'uomo si alzò, posizionandosi dietro di lui, il battito cardiaco del minore aumentò più l'uomo si avvicinava. Sentiva le vene pulsargli, le gambe tremargli, il cuore scoppiare fuori dal petto.
Il medico posò le sue mani gelate sulle spalle del ragazzo, sentendolo sussultare sotto la sua presa.

«Qualcosa di insolito sta accadendo, Missing, qualcosa di...sbagliato?» Sussurrò calmo, per poi strappare un lembo di stoffa della felpa nera del ragazzo.

Vedendo l'azione azzardata dell'uomo, Missing scatto dall'altro lato della stanza, facendo sì che una fessura all'altezza della spalla sinistra si squarciasse definitivamente. Si portò una mano su quel punto che stranamente gli doleva con insistenza, con riluttanza alzò la mano scoprendo uno strano simbolo su quel punto. Una figura che non riusciva a identificare.
La testa gli girava, si sentiva pesante e con un bisogno immenso di alleggerirsi. Un liquido caldo gli percorreva la schiena, lento e quasi piacevole.
L'uomo lo guardò da prima sorridendo, poi assunse uno sguardo quasi folle.

«F-funziona! FUNZIONA!! Il Siero δ (si legge delta) FUNZIONA!!» Gridò  euforico il dottore, guardando con meraviglia il povero ragazzo.

Missing non ci trovava nulla di fantastico in tutto quello, anzi provava dolore e confusione. La sua mente era presa d'assalto da mille pensieri molto simili a stani codici.

0100110010101010011101

Codici binari che si ripetevano all'infinito.

«C-cosa s-succede??» Balbettò portandosi le mani alla nuca dolente, quasi come se il dolore volesse fuoriuscire dal suo corpo partendo dal cervello.

«Eheheh, stai diventando qualcosa di unico. Tu stai per essere uno dei primi a sopravvivere al siero δ, E105» Sentenziò ridendosela l'uomo in camice.

Quindi lui era solo un esperimento?
Una cavia?
Inizialmente destinato alla morte?

NO!

La sua vita non sarebbe trascorsa dentro un laboratorio, lui sarebbe stato libero.
Erano i codici a dirglielo, era il suo istinto.
Quel liquido caldo smise di scendere, si sentiva leggero, ai sentiva finalmente bene. O quasi.
La sua vista era cambiata, malgrado la poca luce nella stanza lui ci vedeva benissimo dall'occhio destro, dall'altro aveva una singolare visuale, ultravioletta.
Iniziò a ridere in modo isterico, mettendosi retto davanti a quell'uomo.

«T-tU m-Ii h-Hai F-FaTto q-Qu-UE-sto...ehehehe...t-U c-CReDi c-CHe i-Io vEr-Rò cOn T-tE? N-ø!».

Il medico indietreggiò, sbattendo contro la porta d'ingresso, sul suo volto regnava il terrore.

[...]

Un'insana risata faceva da sottofondo a quello scenario, mentre che strani steli neri e fucsia scuro ricci di spine, grandi come due polsi, trafiggevano il dottore Pickering. Il suo cuore diviso a metà pendeva dal petto, sangue cremisi lo tingevano per intero, così come il pavimento un tempo bianco.
Le sue urla non si udirono.

«Io non sono sotto il controllo di nessuno!» Esclamò nella penombra la figura di un ragazzo.

I capelli corvini, con alcuni ciuffi fucsia scuro dinnanzi all'occhio sinistro. Il cranio presentava una spaccatura da cui colava un liquidi scarlatto, così come dal collo e le braccia. Gli occhi fucsia tendenti al rosso, la cui orbita presentava strani rettangoli neri e bianchi che lampeggiavano a interferenza per tutta la sua superficie. Le mani insanguinate, i vestiti sgualciti e incrostati. E quattro steli di rosa ricoperti da spine da cui colava quel liquido vitale a fuoriuscire dalla sua schiena, mentre lui rideva.
Rideva ripensando alle vittime che si era lasciati alle spalle, rideva per ciò che era, rideva per quei codici che con insolito amore gli sussuravano all'orecchio dolci parole.

Ma dai sui occhi scendevano lacrime cristalline, candide, mescolandosi con quel liquido rosso.

«Why me?» Chiese ad alta voce, toccandosi quel simbolo sulla spalla da cui tutto era partito.

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Piaciuta la One-Shot?

Sentitevi liberi di fare domande, nel prossimo capitolo usciranno delle curiosità e spiegazioni ^^

✧«~𝕀𝕝 𝕞𝕚𝕠 𝕞𝕠𝕟𝕕𝕠 𝔻𝕀𝕊𝔸𝔾𝕀𝕆𝕊𝕆~»✧ (𝕆ℂ'𝕤 𝕤𝕥𝕠𝕣𝕚𝕖𝕤)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora