C'era una volta una levatrice. Era una signora grassa e baffuta che viveva guardandosi intorno sospettando di tutto e di tutti. Indossava abiti grigi di lana per non lasciarsi abbattere dai venti del Nord che imperversavano sulla sua casetta che si trovava esattamente sulla vetta innevata di una montagna. Su questa allevava capre, pecore pasciute e bambini che, per loro scelta, vivevano in modo animalesco (il cosiddetto 'stato bravo'). Chiamava gli ovini fischiando e i suini cantando con voce brutta e profonda: pensava che i suini accorressero al suo richiamo perché apprezzavano il suo, per così dire, 'canto', ma in realtà si affrettavano ad arrivare dalla padrona affinché smettesse il suo richiamo terribile.
La domenica, la levatrice andava a messa nelle piantagioni del Pianto, dove era solita coprire la chioma grigia con uno straccio che le piaceva chiamare 'foulard' per darsi un tono davanti alle sue amiche antipatiche.
Durante un sabato del villaggio, mentre al calar del sole si affrettava a raggiungere la vetta da cui richiamava i suoi fetidi animaletti, non avendo posto attenzione a dove metteva i piedi perché impegnata a guardarsi intorno con aria sospetta, cadde nella Fossabuia. Mentre cadeva, usò tutte le facoltà intellettive che fino a quel momento aveva lasciato spente nello sfondo del suo cervello, forse immedesimandosi con lo sfondo silenzioso e privo di senso in cui si svolgeva la sua vita: la sua mente si accese e prese vita, i baffi si ritrassero nella pelle e scomparvero, parte della sua ciccia si volatilizzò lasciandole una silhouette magra che gli abiti avvolgevano larghi. Sempre durante la caduta, chiamò con il telefono il 118, che accorse tempestivamente prima che la levatrice cadesse nella fossabuia. Una volta uscita, tuttavia, le sue prodigiose capacità intellettive si ritirarono non appena la stupida puzzolente aria di montagna su cui la prole veniva allevata le tornava nei polmoni; e allo stesso modo la ciccia e goffaggine (baffi compresi) tornarono come se non se ne fossero mai andati.
Dopo aver ringraziato con uno sguardo sospettoso e minaccioso il 118, tornò a vivere supina i suoi giorni da levatrice, a cantare spregevolmente, ad allevare creature animalesche allo stato bravo, a pettinarsi i baffi da sotto il suo 'foulard' e a odiare il mondo intero.
Se ti vedo ti denunzio,
Dormi bene con l'annunzio.
Se non bevi alla cannunzia
Mai nessuno ti rinunzia!
Sei grassa e un po' baffuta
La vergogna non ti ammuta.
Fifi e mancia, ahh cretina
Se non dormi mai supina.
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Cuoricina Ra e altri racconti che non capisco
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