fare un succhiotto;;

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Era successo qualcosa ieri al fiume, qualcosa era cambiato.

All'inizio tutto quello che io e Richie avevamo creato si era distrutto.

La mattina dopo la giornata al fiume, Richie non era passato da casa mia prima di andare a scuola. All'inizio pensavo fosse perché era malato o magari in ritardo, ma quando l'ho visto a scuola parlare con Bill ho capito che l'ha fatto per evitarmi.

Ed è andato avanti ad evitarmi per il resto del giorno.

E poi per tutta la settimana.

Avevo rovinato tutto. Era colpa solo mia. Se non mi fossi innamorato di lui probabilmente non sarebbe successo nulla di tutto ciò, probabilmente adesso starei ridendo con lui - oppure lui mi starebbe insultando, dipende - e invece non mi parla neanche più.

Dopo quattro giorni passati senza rivolgerci la parola ho capito quanto mi manca e quanto ho bisogno di lui.

Era diventato una parte di me senza la quale non potevo stare.

Volevo, anzi avevo bisogno, di risolvere la situazione e far tornare tutto come prima.

Avevo bisogno di passare del tempo con lui, di parlargli.

Quella sera è stata la seconda volta che sono uscito di nascosto, questa volta ho chiuso la porta di camera mia a chiave e sono uscito dalla finestra.

Per prima cosa sono andato a casa di Richie, ho suonato al campanello e mi ha aperto sua mamma.

Le ho chiesto se Richie era in casa e mi ha risposto che era andato a una festa a casa di Peter Bennet.

Così sono andato a quella festa. E indovinate? Anche questa volta avrei fatto meglio a starmene a casa per non peggiorare la situazione.

Appena sono entrato in quella casa estremamente affollata ho visto Richie. Era sul divano insieme agli altri, con una camicia hawaiana e un paio di pantaloni corti, e aveva lo sguardo perso nel vuoto.

Mi sono incamminato in fretta verso di lui, senza guardare dove mettevo i piedi e andando addosso ad un paio di persone, ma sono stato preceduto da una ragazza, credo si chiamasse Greta o Julia. Insomma, quella si è seduta vicino a lui e hanno iniziato a parlare.

Sono rimasto bloccato per un secondo, poi i miei piedi si sono mossi da soli verso la cucina. Dovevo schiarirmi le idee.

Sono entrato e ho chiuso la porta, appoggiandomici contro. La musica arrivava ovattata e per un secondo ho creduto di essermi allontanato da tutto quello che mi circondava.

Poi qualcuno ha tossito: ho aperto gli occhi e mi sono ritrovato davanti una ragazza bionda, carina, con una bottiglia di vodka in mano.

《Va tutto bene?》
Mi ha chiesto.

Ho annuito, allontanandomi dalla porta e sedendomi su una sedia. Lei si è seduta vicino a me e mi ha passato la vodka. Ne ho preso un sorso e ho subito sentito un bruciore alla gola.

《Tu sei Eddie, giusto? Ti ricordi di me? Sono Sally, andavamo alle elementari insieme.》

Sì, mi ricordavo di lei. Era una di quelle bambine viziate, che aveva sempre quello che voleva. Quel gruppo che escludeva me e i miei amici.

《Sei cambiato.》
Ha detto, sorridendo.
Molto probabilmente era ubriaca già da un pezzo.

《Grazie...credo.》
Mi metteva a disagio il modo in cui non mi staccava gli occhi di dosso.
Sembrava una maniaca.

Si è alzata per prendere due bicchieri di plastica, dove ha versato una quantità esagerata di vodka.

《Brindiamo: ai vecchi tempi.》 ha annunciato biascicando, alzando il suo bicchiere.

L'ho imitata e poi ho mandato giù tutto in un sorso. Sally ha subito riempito i due bicchieri.

《Come mai eri qui da sola?》

《Mi stavo annoiando e cercavo qualcosa da bere, ma poi sei arrivato tu.》 Ha fatto una breve pausa 《E per fortuna, iniziavo a sentirmi sola.》 ha detto, facendo una faccia da cerbiatta innocente.

L'alcol ha cominciato a farsi sentire, inviando fitte penetranti al mio cervello e annebbiandomi leggermente la vista.

Ma che cazzo stavo facendo?

《Posso fare una cosa?》 mi ha chiesto Sally con aria innocente, ho annuito con la testa.

Si è avvicinata e mi ha baciato, non mi sono tirato indietro e lei si è avvicinata ancora di più, approfondendo il bacio.

La mia mente ha iniziato a pensare a quanti germi c'erano in una bocca umana; per esempio, ce ne sono di più in una bocca umana che in quella di un cane.

Ma quel pensiero è scomparso quando lei mi è salita in grembo prepotentemente, accavallandosi sui miei fianchi.
Le sue mani hanno cominciato a giocare freneticamente con i miei capelli.
In tutto questo io ero fermo immobile.
Non sapevo assolutamente cosa fare, perché non mi ero mai trovato ad affrontare una situazione del genere.

E allora mi sono chiesto: "Che farebbe Richie?"

Ho passato velocemente in rassegna tutti i racconti piccanti che ci faceva quando eravamo ai Barren, rendendomi conto che parlava molto spesso di succhiotti.

Raccontava che le ragazze posavano le labbra sul suo collo e cominciavano semplicemente a succhiare.

Niente di così difficile, mi sono detto.

Così ho staccato le mie labbra da quelle di Sally, e le ho appoggiate sul suo collo.

Probabilmente in quel momento le persone che ci stavano osservando pensavano che fossi un vampiro o una sanguisuga o chissà che altro, ma sentivo Sally emettere dei piccoli gemiti, quasi ritmicamente.
Segno che, come prima volta, non stavo andando male.

Mi sono allontanato dal suo collo, e lei si è subito attaccata al mio iniziando a leccare e succhiare.

Ho lasciato andare la testa all'indietro e ho chiuso gli occhi.
Cercavo di godermi il momento e di stare rilassato, ma tutto questo era sbagliato.

Lei non era Richie.

to do list |reddieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora