capitolo 3

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Seguo le altre lezioni concentrandomi e dando il massimo.

All'ora di pranzo le lezioni finiscono ed io corro verso l'aula di hip hop dove il professore mi aspetta impaziente. Appena entro si gira verso di me e con un ghigno mi chiede di mettermi ció che avevo stamattina, cosí mi cambio nello spogliatoio e legandomi i capelli in una crocchia disordinata rientro in sala e aspetto che mi dia delle indicazioni.

-Bene, ti ho osservato per quanto ho potuto durante la lezione- ed io mentalmente capisco che si riferisce al ritardo e arrossisco leggermente, vedendo il mio rossore fa un ghigno e continua a parlare -ho notato che non ti sai muovere, sei una statua, non sai dove mettere i piedi e ti confondi spesso. Quindi inizio spiegandoti la parte inziale della coreografia di stamattina- si avvicina a me e si mette difronte al grande specchio che occupa tutta la parete destra della sala.

-bene ora seguimi- accende la musica con un piccolo telecomando che ha in mano e divarica leggermente le gambe, pronto a ballare, cosí lo imito.

La melodia esce dallo stereo e lui si muove velocemente, io cerco di stargli al passo ma la coreografia é complicata e veloce. Il panico mi assale e inizio a sbagliare tutti i movimenti nonostante mi stia impegnando.

-ferma ferma- mi dice fermando la musica e fissandomi.

-stai sbagliando tutti i movimenti e devi muovere quei fianchi, sculetta e caccia fuori la tua femminilità sei piú rigida di una mazza- mi dice sogghignado dopo aver visto il mio sguardo basso.

-bene riprendiamo- la musica ritorna ed io cerco di seguirlo al meglio ma fallisco e mi fermo prima di fare una figuraccia.

-perché ti sei fermata?- mi chiede -ti dico io cosa devi fare- mi dice con aria di superiorità riaccendendo lo stereo per far ripartire la melodia.

-no- dico seria -non balleró- gli dico fissando i suoi occhi verdi che piano piano andavano scurendosi per la rabbia e mi penetravano cercando di capire il motivo del mio rifiuto.

-e perché? sentiamo, cosa ti disturba principessa?- mi dice soffocando una risata canzonatoria.

Inzio ad alterarmi e stringo i pugni.

-Non sono una principessa, e la tua coreografia non fa per me, quindi non la balleró-dico guardandolo negli occhi.

-invece si, sono io qui il professore e tu sei l'alunna quindi fai quello che ti dico io- dice alzando la voce.

-non alzare la voce con me-dico fermamente -non sono portata per l'hip hop, quindi o vai piú piano o niente-dico cercando di avere un comportamente ragionevole, é il mio professore e potrebbe dire qualcosa alla preside.

-Niente un cazzo ragazzina, decido io come approciarmi o come ballare, e se l'hip hop non fa per te allora non dovresti essere in questa scuola- mi dice alzando ulteriormente la voce.

-Io sono in questa scuola perchè la mia passione é la danza classica, non l'hip hop. Sono rigida perchè pratico la danza classica da quando avevo 4 anni e mi hanno sempre insegnato e stare dritta e composta, quindi non sarai tu a dirmi come mi devo muovere dopo anni di danza.- dico alzando la voce piú di lui e sovrastandolo.

-la lezione é finita- si dirige verso lo stereo e toglie il CD adagiandolo sul tavolino.

Rientro negli spogliatoi e mi riversto, esco velocemente e mi ritrovo in un corridoio vuoto dove si sentono rieccheggiare solo i miei passi.Ritorno a casa con l'affano, mi faccio una doccia e indossando un jeans chiaro con abbinato un maglioncino nero e dei tacchi neri preparo la cena per poi verso le 19:00 uscire senza avere fame e ritornando in quel bar poco affollato di questa mattina con sotto il braccio il mio libro preferito e il cellulare nella tasta del cappotto.

Arrivata al locale, entro facendo suonare la campanella della porta.

Noto Ros seduta ad un tavolino mentre sorseggia la sua cioccolata calda così mi avvicino per salutarla.

-ciao- le dico sorridendole, la ragazza alza gli occhi e mi rivolge un dolce sorriso che le scava delle deliziose fossette su entrambe le guance.

-heilà, come è andata la tua prima giornata?-mi chiede facendomi segno di sedermi per poi, mentre aspetta una descrizione dettagliata della mia mattinata, chiedermi se gradisco una cioccolata calda. Dopo aver visto il mio cenno d'assenso me la ordina e velocemente sposta lo sguardo su di me aspettando una risposta alla prima domanda.

-Abbastanza bene, grazie- dico ripensando al suo amico nonchè mio professore, che mi ha fatto stare a scuola per 1 ora in più, senza raggiungere grandi traguardi, infatti non ho ancora imparato la coreografia che durante la sua ora ha insegnato al resto della classe.

-a te, invece, è andata bene la mattinata?-chiedo cercando di spostare il discorso o la prossima domanda su di lei.

-Ah, non ne parliamo, i clienti a volte sanno essere davvero fastidiosi. Non puoi capire quanto vorrei strozzare le persone che mi trattano come una schiava:"hei tu, vieni qui a pulire!" e se non arrivi immediatamente ti dicono che le cameriere dovrebbero essere più competenti, perchè devono eseguire gli ordini dei clienti velocemente-dice iniziando a gesticolare e facendomi spuntare un sorriso spontaneo.

-e poi ci sono quelli che ordinano una cosa e poi ti dicono che non era quello che avevano chiesto e che sei un'incompetente perchè gli fai perdere tempo. Ma ti rendi conto di che razza di persone esiste sulla faccia della terra?-inizia ad arrabbiarsi e noto un leggero rossore sulle gote che inzia ad intensificarsi metre continua a parlare così la fermo cercando di cambiare ulteriormente discorso.

-Allora tu di dove sei?-le chiedo cercando di non farle pensare ai clienti maleducati che incotra ogni giorno.

-io sono nata in America, a Los Angeles, con mio fratello ci siamo trasferiti qui a Londra, per il suo lavoro.- mi racconta ricominciandoa sorseggiare la sua cioccolata calda.

-mio fratello ha 24 anni e insegna alla Royal Ballet School, dove vai tu. Aspetta ma stamattina lo hai conosciuto!- mi dice posando la tazza con la cioccolata.

-è il ragazzo a cui avevo chiesto di accompagnarti a scuola e... mi dispiace per la sua risposta.-mi dice abbassando la testa per la mortificazione.

-non ti devi preoccuparti, non è successo niente.-le dico sorridendole e prendendo il primo sorso della mia cioccolata.

-sai, dovrebbe arrivare a momenti, così te lo presento per bene, magari vi incontrate a scuola, così non sei tanto sola.- mi dice esaltata per la sua idea brillante.

-veramente, lui è il mio professore di hip hop.- le dico cercando di non farle capire quanto mi dia  fastidio solo poter pensare che quel ragazzo possa conoscermi o diventare mio amico. La trovo un'idea folle. Quell'uomo non mi è simpatico e sicuramente quando lui mi vede non sprizza gioia, quindi non ci dobbiamo frequentare come conoscenti; io sono sua alunna e lui è il mio insegnate.

OKEYY

ciao a tutti. :)

sto scrivendo questa storia perchè mi piace l'idea che possa far fare tutto quello che voglio ai miei personaggi, immaginandomi una storia che vorrei vivere io o anche solo un posto in cui desidero essere o vivere. Mi sono ispirata ai sogni di mia sorella per la trama, voglio dedicarle questo racconto. Pubblicherò il 4° capitolo solo a 3 voti. Un bacio a tutti.

come neve in autunnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora