Capitolo 6

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Le lezioni oggi sono state pesanti.

Per fortuna non avevo hip hip, la prospettiva di vedere quello sbruffone era nauseante.

Il pomeriggio passa molto velocemente. Arrivano le 18:00 e già profumata di doccia e vestita per la cena mi avvio al cancello della scuola.

Già da lontano vedo una macchina con i fari accesi davanti l'entrata.

Mi avvicino e aprendo lo sportello del passeggero mi siedo con grazia sul sedile girandomi verso il guidatore.

-Eccomi-dico sorridendo

-bene, devo aspettare un mio amico che verrà alla cena-dice guardando verso l'entrata dell'accademia

-oh, é un alunno?- chiedo sperando in un cenno positivo. Invece scuote la testa girandosi a guardarmi.

-é un professore- mi dice pensieroso -magari lo conosci- dice sorridendo.

-mhh- dico sperando di non vedere una chioma mora e due grandi occhi verdi.

-ma allora la fortuna non mi assiste-dico calcando la parola fortuna. L'amico é proprio colui che avrei voluto evitare.

Apre lo sportello dietro e monta sull'auto.

-eccoci qua, puoi partire- dice sorridendo al suo amico.

-salve anche a lei-dico un po' infastidita.

-salve- dice duro verso di me.

-allora vi conoscete!- esclama il mio vicino a cui staccherei molto felicemente la testa.

-si, é una mia alunna- dice senza darci tanto peso.

-e lui è il mio professore- dico ancora più infastidita.

-bene, allora non avete bisogno di presentazioni- dice continuando a sorridere john.

-comunque, sei arrivata presto-si rivolge a me il vicino.

-si, mi avevi detto di arrivare alle 18:00 e io non sono una ritardataria-dico convinta sorridendogli.

Sento dietro di me una risata roca

-scusi- dico girandomi a guardarlo -non mi pareva di star parlando con lei-dico arrabbiata.

-mi scusi ma la sua affermazione ha scatenato la mia ilarità-dice guardandomi ancora con le lacrime agli occhi.

-dicevi?-mi rivolgo nuovamente al mio vicino senza segnare di un'occhiata il professore

-beh- incomincia -di solito le donne ci mettono tanto a prepararsi, quindi ho pensato che tu avresti fatto lo stesso- dice accarezzandosi la mascella.

Mi perdo a guardare i suoi movimenti e mi incanto ad osservare le sue mani stringere il volante. Mi chiedo come sarebbe sentirsi avvolti, toccati, sfiorati, accarezzati da quelle mani forti e grandi.

Mi risveglio dal mio stato di trans solo quando vedo la sua mano sinistra raggiungere il mio ginocchio e incominciare ad accarezzarlo dolcemente, realizzando la mia fantasia.

- e-ecco io...-inizio esitando, per il suo tocco e per aver scordato ciò che aveva detto in precedenza- beh, io non sono come tutte le altre ragazze, non mi crogiolo davanti lo specchio.

Ho solo fatto una doccia e indossato vestiti puliti, poi sono corsa da te- dico con un leggero sorrisino che affiora immediatamente anche sulle sue labbra.

-scusate, ma io sono qui dietro e queste scene mi danno il voltastomaco- dice una voce profondamente turbata dietro di me.

- George devo trovarti assolutamente una ragazza- dice serio John guardando dietro per una frazione di secondo per poi ritornare con lo sguardo sulla strada.

Lo guardo senza capire cosa centri ciò con il nostro scambio di sguardi e sorrisini; lui se ne accorge e continua il suo discorso.

-non scopi da una vita, cazzo, sciogliti, trovati una puttanella da farti e non avere questi comportamenti da vecchio- dice un po' alterandosi.

Ohhh hai capito il professore, ora si che si spiega tutto:

•Sempre stressato

•Guarda il culo di tutte le alunne

•irascibile

E naturalmente

•sempre molto infastidito dalle dimostrazioni di affetto, soprattutto amorose.

-oh oh, magari hai un'amica da presentargli-dico rivolta verso John

-signorina, non interferisca nella mia vita privata e non si permetta di intrometterai nelle mie relazioni, sono cose che non le competono- dice molto molto arrabbiato.

-oh non si preoccupi, non ci tengo ad intromettermi, le volevo solo far capire che se si é in astinenza da troppo poi si potrebbero avere conseguenze fisiologiche, sa...tipo una possibile eiaculazione precoce o un disfunzione dell'organo genitale- dico facendo la mia miglior faccia da saccente e sfoggiando uno dei miei sorrisi più canzonatori.

-ma come si permet- inizia ma non fa i tempo a finire che la macchina di John é già parcheggiata davanti il nostro condominio e volcemnte apro la portiera dell'auto dicendo che siamo arrivati e mi fiondo all'interno del palazzo.

Mi avvio sulle scale e appena arrivo al primo piano a sento le loro voci, così mi affretto ad arrivare al secondo e a fermarmi davanti la porta del mio vicino.

Appena arrivano, John mi affianca e sorridendomi apre la porta per poi spingermi delicatamente all'interno.

Appena entro, girandomi intorno noto che si tratta di un grande open space:nel salotto c'è un divano nero in pelle ad angolo e di fronte invece una grande tv piatta.

Sulla mia destra si trova la cucina, davvero un gran bella cucina, in legno scuro.

Sentiamo un cellulare squillare e John si affretta a rispondere andando a parlare in un altra stanza, intanto io continuo a girarmi intorno e a guardare ogni cosa che c'è in salotto.

-non sapevo tu conoscessi John-dice una voce profonda dietro di me.

-già, é il mio vicino-dico semplicemente continuando a girarmi intorno.

-mhh- dice pensieroso, così mi giro verso di lui per capire cosa vuole da me, ma già non mi guarda più e si é già avvicinato all'isolotto della cucina.

-ragazzi-entra John in sala -gli altri non ci sono, hanno a avuto un contrattempo ed adesso non possono venire-annuncia sedendosi sul divano.

Restare tutta la sera in presenza dello sbruffone senza altre persone con cui parlare oltre John... sarà un'impresa non rivolgergli la parola.

come neve in autunnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora