La Regina dei Draghi era incredibile: bella, forte e gentile. Potente, davvero potente - estremamente potente: imbattibile! Riusciva a sbaragliare un'intera orda nemica in qualche misero secondo, con unica testimonianza di quanto accaduto solo la terra bruciata.
Era semplicemente assurdo pensare che qualcuno continuasse a minacciare il suo Regno - che qualcuno osasse pensare di poterla sopraffare -, ma sembrava proprio che i Serpenti non riuscissero a imparare la lezione. L'Imperatore dei Serpenti, infatti, la attaccava ancora e ancora, decimando i suoi stessi uomini con una crudeltà che la Regina non riusciva a comprendere.
Perché condannare il suo stesso popolo? Perché continuare ad assediare il Regno nemico, quando era palese che nulla ne sarebbe uscito fuori?
Finché tutto non fu più chiaro: quello dell'Imperatore era un piano subdolo, ma enormemente efficace.
Emma era sempre stata una donna dolce, con un sorriso gentile sempre sulle labbra - o, almeno, così era prima: ormai, non poteva più permettersi neanche di salutare gli amici di vecchia data. Lui lo sarebbe venuto a sapere, in un modo o nell'altro, e non poteva permettere di condannare Elia al freddo novembrino.
Il suo bambino... era così bello, il suo bambino. Elia aveva i suoi stessi occhi, di un marrone verdastro, e i suoi capelli castano chiaro; persino la fisionomia assomigliava più alla sua che a quella di lui. Era una fonte d'orgoglio, una piccola vittoria - davvero insignificante, in realtà -, ma di cui si poteva vantare silenziosamente: lui non poteva metterci mano sopra, non poteva darle nessuna colpa. Dopotutto, non si poteva combattere con la genetica.
Il piccolo stava facendo i compiti, in quel momento, mentre lei finiva di asciugare per bene i vetri delle finestre appena lavati - ci si doveva specchiare, le ripeteva sempre, ed Emma non ci pensava neanche, a contraddirlo.
Lanciando un veloce sguardo all'orologio appeso accanto alla porta d'ingresso, i suoi movimenti si fecero più frenetici e sconnessi. Per qualche secondo, la sua mente si chiuse in se stessa e, invece di continuare a pulire, lasciò degli aloni scuri sulla superficie vetrata.
No, no, no! Non poteva lasciare tutto così, doveva ricominciare daccapo e lavarli di nuovo, non poteva permettere che lui li vedesse così...
La donna riusciva a sentire su di sé lo sguardo attentoe insistente di Elia, incollato alla schiena. Voltandosi verso il bambino,madre e figlio non ebbero bisogno di dirsi qualcosa di concreto, né ebbero iltempo effettivo per fare alcunché: la porta d'ingresso si aprì prima che unodei due potesse anche solo fiatare.
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La Regina dei Draghi
Short Story[Storia partecipante al Concorso "Ricorda che l'Amore non colpisce in faccia mai" di @writherITA] A volte, il confine tra l'immaginazione e ciò che è reale non è così nitido come, invece, si pensa: alla fin fine, niente è indubitabile e nulla deve e...