La Regina dei Draghi era sempre stata conosciuta come una Regina degna di questo nome: la sua forza era solo seconda alla sua benevolenza e alla sua bontà d'animo, come sottolineavano i cantastorie ogni volta che narravano le sue avventure.
Peccato che ogni evento porta con sé un cambiamento e non sempre si può giudicare quanto positiva una evoluzione di questo genere possa essere.
L'Imperatore dei Serpenti aveva tenuto con sé la Regina dei Draghi per anni, torturandola psicologicamente e fisicamente nel corso del tempo, cercando di farle raggiungere quel punto di rottura che, lo sapevano entrambi, era lì, da qualche parte: andava solo trovato e oltrepassato.
Ciò nonostante, la Regina possedeva anche una volontà di ferro, alimentata costantemente dall'amore materno verso quella creaturina che rappresentava la sua eredità.
La creaturina era in perfetta salute e ignara di ciò che le accadeva intorno... fino a un certo giorno.
Ci fu un certo giorno in cui l'ultimo rimasto del popolo dei Draghi vide e capì e l'orrore oscurò e compromise il suo piccolo cuore. La sua Regina non poté non angosciarsi e disperarsi, mentre vedeva la creaturina abbandonare ogni speranza.
Fu questo che fece reagire la Regina dei Draghi e lei, come nelle sue avventure cantate nelle osterie e nei borghi delle città, spazzò via l'Imperatore dei Serpenti, liberando se stessa e l'Ultimo dei Draghi.
Elia la guardava ed Emma lo fissava di rimando.
Fu come se nulla fosse mai successo, tutto scomparve in un battito di ciglia: la mano sui suoi capelli si allentò fino a scomparire, i lividi guarirono prima che potessero anche solo comparire e l'intera esistenza di lui venne cancellata e rilegata nell'oblio più profondo.
O, almeno, avrebbe tanto voluto che andasse in quel modo: venne scaraventata addosso al divano, le ginocchia che colpirono con violenza il pavimento duro. Non riuscì nemmeno a gemere per il dolore, tanto la preoccupazione per il figlio era travolgente.
Elia la osservava e si rendeva conto di quanto malata fosse la relazione tra i due genitori.
Un calcio dritto nello stomaco e il fiato venne espulso direttamente dai suoi polmoni. Rantolava per cercare di catturare un po' di aria, ma tutto il corpo le faceva così male – così maledettamente male. Ma il suo bambino stava vedendo tutto ed Emma non si poteva permettere di lasciare che lui facesse quello che voleva – non con Elia che li guardava da oltre la finestra.
Sentì le braccia ricoprirsi di pelle d'oca, brividi incontrollabili scuoterle le spalle esili e passi, passi, passi risuonarle nelle orecchie.
Si stava avvicinando.
Dopodiché, Emma fece qualcosa che non aveva mai osato anche solo pensare. Il suo istinto le urlava di starsene buona, di non farlo infuriare ancora di più, ma lei, semplicemente, non poteva tacere di fronte al suo piccolo Elia.
Emma alzò lo sguardo. Lo fissò dritto negli occhi e, per la prima volta, si chiese perché aveva acconsentito a tutto quello – alle umiliazioni, al dolore, alla sconfitta. Perché doveva relegare Elia nell'ignoranza quando poteva, facilmente, rifiutarsi di subire?
Emma aveva alzato lo sguardo e un sapore metallico in bocca le ricordò la ragione per cui non si era mai azzardata a sfidarlo – per quale motivo aveva sopportato le umiliazioni, il dolore, la sconfitta.
Percepì una fine linea di sangue scorrerle giù per il mento e arrivare fino alla gola, macchiando persino con qualche goccia il colletto della maglietta bianca che indossava.
Lui era arrabbiato – furioso, come non lo era da tempo.
Lacrime calde premevano per uscire dagli angoli dei suoi occhi e, testardamente, venivano ricacciate indietro; la testa le girava vorticosamente, tanto che stava cominciando a diventare difficile distinguere il soffitto dal pavimento.
Il parquet era sempre stato così freddo? Non le era mai sembrato.
Elia?
Che stava facendo Elia?
La stava guardando? Emma non voleva che il suo bambino la guardasse in quel momento.
Si odiava e voleva scomparire, essere incenerita al centro della Terra, seppellita sotto ettari di terra, dimenticata completamente dalle memorie di chi la conosceva – e tutto per quell'unico istante. Per quella sua idiota ostentazione, per quella sua inutile credenza di poter farsi valere su di lui, ora doveva sottostare alla vergogna più pura.
Elia la stava ancora guardando?
Avrebbe voluto lasciarsi andare, mentre lui continuava a toccarla e toccarla e toccarla e toccarla, ma poi chi avrebbe pensato a Elia? Di certo non lui; non poteva lasciare suo figlio nelle sue luride mani.
Ma era così difficile rimanere sveglia. Era così difficile non prendere la strada più facile, quella meno dolorosa e provante, quella che le avrebbe assicurato pace per il resto dell'eternità. Però doveva pensare a Elia.
Chi avrebbe pensato a Elia, se non lei? Chi era il più adatto a prendersi cura del suo bambino, se non lei?
Il suo piccolo ometto... era così coraggioso, il suo bambino. E lei non doveva essere da meno: doveva essere forte per entrambi, doveva sollevarsi da quel parquet e assicurare ad Elia una vita soddisfacente.
Emma si era convinta, una volta per tutte: ci erano voluti anni, fatti di sofferenze e insicurezze, ma si sarebbe alzata in piedi e avrebbe cambiato vita, in una dove la violenza era bandita.
Il pavimento sembrò leggermente meno freddo, mentre il mal di testa si acuì. Le mani che la scuotevano si fecero più reali, intanto le urla cominciarono a farsi strada nella sua mente: la cortina scura che la ombreggiava stava pian piano svanendo, cancellata dalla risoluzione che l'amore di una madre porta intrinsecamente. Non osò aprire gli occhi, ma, per un secondo, le sembrò quasi che non fossero le sue, le mani che la stavano toccando.
Possibile che Elia le avesse disubbidito e fosse rientrato in casa?
Non poteva averlo fatto! Elia doveva rimanere al sicuro fuori casa, alla luce del sole e sotto gli occhi di tutti, dove lui non poteva toccarlo!
Eppure sembrava proprio che fossero diverse, questa volta, quelle mani.
Emma si sentì chiamare e, una volta per tutte, si concesse di svenire.
STAI LEGGENDO
La Regina dei Draghi
Short Story[Storia partecipante al Concorso "Ricorda che l'Amore non colpisce in faccia mai" di @writherITA] A volte, il confine tra l'immaginazione e ciò che è reale non è così nitido come, invece, si pensa: alla fin fine, niente è indubitabile e nulla deve e...