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Mi trovavo in una stanza buia, non vedevo niente.

Avevo le mani legate: la bocca era bloccata da un grande pezzo di scotch nero.

A un certo punto una luce si accese, mi voltai spaventata, aspettandomi di trovare un assisano pronto a torturarmi, ma un enorme leone era poco distante da me.

Il leoni mi facevano una paura tremenda sin da quando ero piccola.
Lo guardai negli occhi, lui iniziò ad avvicinarsi.

Cercai di scappare e di urlare invano ma lui si avvicinò sempre di più: ovviamente mi avrebbe mangiato.
La prima cosa che mi venne in mente fu:
"Ormai é finita, mi mangerà di sicuro e se così non fosse, morirò più tardi di fame o di sete, non ho salutato ne mamma ne papà... cosa penseranno di me?!
Al mio funerale verrano tutti?
Ma altro che funerale: nessuno mi troverà se mi mangerà il leone, che fine triste!
Ho sempre pensato di morire con un bel funerale fatto per bene con i miei figli e i miei nipoti che mi portavano splendidi fiori e invece se muoio in questo modo non avrò nessun funerale con i giorni e nessuno si ricorderà di me! Che cosa triste..."

Il leone intanto si avvicinava sempre di più: mi guardava con sguardo malizioso e si leccava in baffi, fissandolo negli occhi sembrava che dicesse:
"È inutile che scappi: ora ti mangio!"

Prese la rincorsa, saltò per venirmi addosso.

Strizzai gli occhi pensando "Addio vita, mi sei piaciuta tanto!", ma all'improvviso sentì:
-bip bip bip-

Aprì gli occhi pensando che fosse il rumore di ingresso al paradiso, come quando entri in quei negozi con la campanella che suona, ma trovai il leone sospeso in aria che mi fissava.
-bip bip bip-

Cosa stava succedendo?! Perché il leone non mi aveva mangiato e si era fermato in aria a fissarmi? E poi quel fastidiosissimo rumore da dove proveniva? Booo.

Dopo l'ennesima volta che il bip bip bip suonava e il leone stava lì imbambolato mi stufai e togliendomi lo scotch con la bocca dissi:

-Ascoltami caro leone, se mi vuoi mangiarmi fallo ora perché io non ho tutto il giorno da perdere stando qui ad aspettare che tu decida di mangiarmi quando ti fa comodo.
Ho una certa fretta di morire! Tanto tra oggi e domani morirò comunque, perciò preferisco morire adesso che chissà quando!-

Con queste parole il leone si sedette e aprì la bocca dicendo:
-Quanto ci metti a svegliarti?-

Cosa stava dicendo quel leone?! Si era bevuto la grappa  prima di uccidermi?
-Bip bip biiiiiiiiiiiip- disse.
-Ma che problemi hai?!- dissi: quel leone era impazzito.
Il leone aprí la bocca e disse:
-Svegliati devi andare a scuola!!- il leone aveva la voce di mia madre! Ma che ca...?
                                                                         ***

Mi svegliai all'improvviso, assonnatissima e confusa. Aprendo gli occhi trovai mia mamma che mi toglieva la coperta di dosso e apriva la tapperella.
-Sveglia, sveglia, svegliaaaaaa!- urlò. -Devi andare a scuola, sei in ritardo!-
Cercai di capire da proveniva quel rumore, era la sveglia.

Con queste parole se ne andò lasciandomi lì, confusa, assonnata e scioccata e in preda ad una crisi di nervi:
Possibile che dovevo sempre fare quei sogni di mer*a!?

Presi coraggio e scesi dal letto, ma appena il mio piede scalzo tocco il pavimento il gelo polare si impossessò del mio corpo.

Un brivido mi percorse la schiena.

Con ancora più coraggio di prima misi anche l'altro piede per terra e con una voglia infinita di tornare a letto e di dormire per ancora dieci ore minimo mi avviai in bagno.

Mi guardai allo specchio: avevo una pettinatura che sembrava una misto tra un nido di un uccellino e un gatto spennacchiato.

La mia faccia sembrava uscita da un film di paura: avevo due grosse occhiaie viola sotto gli occhi, metà faccia arrossata e con il segno del cuscino.

La bava durante la notte si era seccata sui bordi della labbra formando una crosta giallina veramente ripugnante.

Rimasi incantata a fissarmi allo specchio per qualche minuto, sconvolta dal riflesso del mio viso nello specchio.
La domanda che mi risuonava nel cervello era: come si può essere così brutti?

A un certo punto mia madre spalancò la porta urlando:
-COSA STAI FACENDO!? SEI IN RITARDO: A QUEST'ORA DOVRESTI GIÀ ESSERE PRONTA PER PRENDERE IL PULLMAN INVECE TI TROVO QUA A FISSARTI ALLO SPECCHIO! -

Mia madre non è d'aiuto in questi casi...

Mentre io presa dal panico cercavo di lavarmi i denti, fare pipì, vestirmi, spazzolarmi e fare lo zaino nello stesso momento c'era mia madre che mi urlava:
LAVATI I DENTI!
LAVATI LA FACCIA!
SPAZZOLATI I CAPELLI!
METTITI I CALZINI BLU CHE STANNO MEGLIO!
FATTI IL LETTO!
VESTITI!
HAI STUDIATO? NON MI DOVEVI MICA PORTARE UNA GIUSTIFICA?!
CAMBIATI LA MAGLIETTA: È SPORCA!
QUEI PANTALONI TI STANNO PICCOLI: CAMBIATELI!
SEMBRI UNA SCAPPATA DI CASA: SPAZZOLATI MEGLIO I CAPELLI!

La fulminai con lo sguardo e lei tacque per circa 4 secondi e poi d'inizio la solfa...
LAVATI, VESTITI, FATTI IL LETTO e bla bla bla...

Guardai l'orologio: 7:48. Buono.

Feci un calcolo veloce: se non facevo colazione avrei guadagnato circa 4 minuti, quindi avrei avuto 4 minuti in più per arrivare a scuola. Il pullman passava alle 7:52 alla fermata sotto casa mia.... ODDIO. Il tempo non bastava.

Mi precipitai giù per le scale senza neanche salutare mia mamma, corsi come non avevo mai fatto per arrivare alla fermata in tempo.  C'è l'avevo fatta!
Guardai l'orologio: 7:52.
Salì sul pullman nel solito posto. Stanca e sudata, ma allo stesso tempo soddisfatta.

Questa è la mia solita mattinata.

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