Capitolo 4

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Mentre mi avviavo in classe, pensavo a Mary. Un po' mi dispiaceva di averla lasciata lì con mister "belloccio", ma d'altronde non potevo farne a meno.

Quando entrai in classe c'erano soltanto due o tre compagni già seduti. Tutti gli altri non erano ancora arrivati: strano.

Appena seduta sulla sedia notai una cosa molto strana: in fondo alla classe, dato che siamo dispari, c'è sempre stato un solo banco, mentre adesso ne avevano attaccato uno.

Mi avvicinai a Brigitte, la pettegola della scuola, lei sapeva i fatti di tutti. Era come in officina di informazione. E se volevi sapere qualcosa su qualsiasi persona, dovevi darle 1 dollaro.

Stava scrivendo qualcosa, le misi una banconota da un dollaro davanti agli occhi: alzò lo sguardo con aria saccente.
-Cosa vuoi?-
-Perché c'è un banco in più in fondo alla classe?-

Abbassò lo sguardo, fissò la banconota, e con un sorriso malvagio da dare i brividi se la infilò in tasca.

-Bé...in classe quest'anno avremo un nuovo compagno- aspettò qualche secondo a proseguire, giusto per aver il gusto di vedermi pendere dalle sue labbra.

Prese la matita e iniziò a scarabocchiare sul suo quaderno.

-Si chiama Jim Black, viene dalla Florida, si è trasferito per il lavoro del padre. È un pezzo grosso riguardante gli affari, e dal quel che si sussurra si dice che sia ricco da far schifo-
Mi guardò un attimo e poi aggiunse:

- Io non sono sicura di tutto ciò, se vuoi sapere la verità, informati per i fatti tuoi-

Finiva sempre le frasi con questa "citazione": lo faceva apposta quella strega, ti lasciava lì col dubbio, sarà vero? sarà falso?

-Bene adesso levati...se vuoi sapere qualcos'altro mi devi pagare, cara-

Me ne andai senza neanche ringraziarla, in quel momento mi passarono tante cosa per la testa. E se quel "Jim Black" di cui parlava Brigitte fosse il belloccio da qui era scappata quella mattina stessa.
Un brivido mi percorse la schiena: per qualche strano motivo vederlo mi dava fastidio, provavo qualcosa per lui, anche se era involontario, insomma volevo tenermelo alla larga.

Nel frattempo entrò la prof accompagnata da Jim Black, e come pensavo era proprio lui, il belloccio.
-Silenzio ragazzi...ho una fantastica notizia da comunicarvi...- osservai le facce dei miei compagni: la maggior parte delle femmine era impegnata a flirtare e a mandare sorrisetti fintissimi a Jim, mentre i maschi se ne fregavano completamente...

-Ragazzi... lui è Jim e starà con noi durante quest'anno scolastico!-
Forse la prof si aspettava che tutti noi esultassimo a questa "fantastica" notizia, ma non volò una mosca.

La prof si aggiustò gli occhiali.

-Chi si vuole sedere vicino a Jim?- tre secondi di silenzio e subito dopo tutte le femmine si misero a litigare sul fatto che secondo loro ognuna di loro per qualche ragione era la più adatta, a parte me e Brigitte.

A un certo punto Lisa alzò la mano.

-Prof, a rigor di logica dovrei sedermi io vicino a Jim, perché d'altronde si sa, sono la più brava di tutta la classe e potrei dargli una mano con il programma!-
-Si, si hai proprio ragione Lisa, Jim starà vicino a te-

Il problema è che per far stare Jim vicino a Lisa abbiamo passato tutta l'ora a fare dei cambiamenti di posti, mi spostarono dal mio e mi misero nella seconda fila, vicino a Michael.

Gli ultimi 5 minuti di lezione quelle gattemorte delle mie compagne continuavano a fissare Jim come se fosse Dio.
-Da dove vieni Jim?- chiese la prof
-Vengo dalla Florida, ma abbiamo cambiato città perché mio papà lo pagavano troppo, e visto che avevamo una casa troppo piccola, non sapevamo più dove mettere tutti quei soldi: in banca avevano due depositi e stavamo per affittare anche il terzo, mentre in casa avevamo solo cinque cassaforti piene e stracolme. Questa casa fortunatamente è talmente grande che non sono ancora riuscito a vedere tutte le stanze- e con queste parole scoppiò in un grande risata che coinvolse tutta la classe.

Notai che i miei compagni erano quasi divertiti e meravigliati da questa cosa, come se fosse un Dio dell' Olimpo.

Io ero meravigliata dall' ORRORE.
Come si poteva dire una cosa di questo tipo davanti tutta la classe, vantandosi dei "Soldi" che lui è la sua famiglia possedevano. Poi sinceramente io non ci credevo neanche. In questa cittadina una casa così immensa non esisteva.

Tutta la classe pendeva dalle sue labbra, e ogni cosa che lui diceva lo prendevano per vero.
Durante l'intervallo si avvicinò al mio banco, seguito della schiera di servetti, mi sorrise e mi chiese perché non mi ero offerta di stare vicino a lui.

Rimasi sbigottita. Come gli poteva venire in mente una cosa simile?
Alzai lo sguardo: un ciuffo di capelli bruni gli copriva un occhio.
-Perché avrei dovuto? Solo perché ti ho incontrato in autobus?-
Si girò verso la schiera, sorrise, e i suoi occhi si trasformarono in due microscopiche fessure.
-Be... a quanto pare in autobus eri molto interessata alle mie foto, visto che le fissavi- scoppiò a ridere e la schiera, ovviamente, mi prese in giro.

Lo fulminai con lo sguardo, e me andai. Che str**zo.

Con passo deciso mi avviai verso casa. Le lezioni non erano ancora finite, ma non avrei mai potuto sopportare di stare in classe con lui. Mi sentì strattonare il braccio.

Mi girai di scatto, e per la seconda volta mi ritrovai davanti lui. Mi liberai dalla presa.
Con la mano mi accarezzò il viso: era veramente troppo. Lo spinsi all'indietro e cadde di sedere sul marciapiede.
- A quanto pare sei tu quello che mi spia!- e me andai, ancora.

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