Capitolo 2

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Mi sbrigo a slacciare la cintura e ad alzarmi, non vedo l'ora di scendere per vedere il luogo dove finalmente avrà inizio la mia nuova vita.

Mio fratello, che era qualche sedile dietro di noi, ci raggiunge e tutti e tre ci avviamo verso l'uscita ormai già bloccata da una fila infinita di passeggeri.

<Iniziamo bene> sbuffa mamma.

<Accidenti ora che tutta questa gente si muove arriviamo a Capodanno> interviene Cal.

<Andiamo.. rilassatevi, non ci vorrà molto, massimo 10 minuti> aggiungo io.

Dopo vari controlli però mezz'ora più tardi il traffico non ne vuole ancora sapere di muoversi.

Con un colpo di tosse Cal mi sussurra all' orecchio <Dicevi Dak?> e io faccio una smorfia scocciata.

In mezzo a quell'ammasso di gente riesco a scorgere una bambina con i codini e un vestitino rosa con una bambola sotto braccio che piange a dirotto.
Un' uomo, che penso sia il padre, si abbassa per abbracciarla e darle un bacio sulla fronte, le sta dicendo qualcosa per tranquillizzarla, infatti pochi secondi dopo si asciuga il viso e sorride all'uomo.

Quest'immagine non può che commuovermi. Ho sempre desiderato avere un padre con cui andare alle partite, giocare a baseball, andare a pesca.. purtroppo però non l'ho mai conosciuto.

<mamma, tutte le mie compagne di scuola hanno il papà, perché io no?> chiesi a mia madre quando avevo otto anni.

<Amore, il tuo papà non può stare con noi> rispose accarezzandomi la testa.

<Perché no?>

<È complicato piccola>

Vide il mio broncio e si inginocchiò per arrivare alla mia altezza <non hai bisogno di un papà amore, hai la mamma che proteggerà e si prenderà sempre cura del suo piccolo mostriciattolo > iniziò a farmi il solletico facendomi rotolare sul pavimento.

Mi ricordo che dopo quella volta non le chiesi più nulla sull'argomento, sapevo che quando ne parlavo lei diventava triste e lo diventa tutt'ora.

L'ho sempre ammirata per il modo in cui è riuscita a cavarsela da sola.
Ha cresciuto me e Cal senza l'aiuto di nessuno, facendo due lavori per essere in grado di manterci senza mai dover ricorrere alla babysitter o alla nonna.

È lei che mi ha insegnato che ad una donna non serve avere un uomo al proprio fianco per essere felice. Dobbiamo affrontare ogni cosa da sole ed essere indipendenti.

È una donna così forte, così combattente, non potrei avere un esempio migliore da seguire.

-

Passati tre quarti d'ora la strada è finalmente libera e pochi secondi dopo mettiamo piede sulla terraferma.

Tutti e tre recuperiamo i nostri bagagli e una volta fuori dall'aereoporto li carichiamo sul taxi che ci sta già aspettando.

Durante il viaggio mi soffermo a guardare la bellezza della città: i grattacieli, le palme, l'atmosfera quasi magica... persino le persone mi sembrano diverse qua, non so, più socievoli.

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