Capitolo 5

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<Che lezione hai ora?> mi chiede Nicky

<Fisica> rispondo

<Io ho scienze> dice. Speravo che avesse ancora una lezione con me, ma non si può avere tutto nella vita.

Sto per chiederle dove si trova l'aula di fisica ma deve avermi letto nel pensiero perché mi precede <Devi andare al secondo piano, la classe è la terza porta dopo la sala professori>

La ringrazio e seguo le indicazioni che mi ha appena fornito.

Stranamente trovo l'aula senza nessuna fatica.

Mi siedo in un banco in fondo alla classe, le pareti, come quelle della classe di matematica, sono di un verde pastello. È un colore che adoro, mi mette tanta tranquillità invece nella mia vecchia scuola erano bianche e mettevano solo tristezza.

Preparo le mie cose e aspetto che l'insegnante arrivi. Intanto mi guardo in giro e noto  entra in classe dopo poco con una borsa in una mano e con un caffè nell'altra <Forza sedetevi> ordina con un tono severo senza nemmeno dire un 'buongiorno'.

A quanto pare la buona educazione per lui è un optional.

<Allora, oggi riprenderemo da dove siamo rimasti l'anno scorso: la velocità> inizia già a scrivere alla lavagna un problema inerente all'argomento appena citato che inizio subito a scrivere.

Dopo una spiegazione di dieci minuti ce ne lascia altri quindici per risolvere l'esercizio e mentre sono concentrata sugli ultimi calcoli la porta dell'aula si apre di colpo.

Alzo lo sguardo. È Alex.

<Kane sei in ritardo di venti minuti> lo riprende il professore

<Lo so> risponde tranquillo, come se niente fosse.

Mi guardo velocemente intorno e realizzo che l'unico banco vuoto è quello accanto al mio.

<Vai al posto Kane> dice l'insegnante con tono brusco.

Alex viene verso di me.

Fa cadere lo zaino a terra e si siede a pochi centimetri da me.

Cerco di coprirmi il viso con la mano. Non voglio davvero che mi riconosca, ho la sensazione di non aver fatto una buona impressione su di lui prima. Credo di non stargli molto simpatica.

Riesco a percepire i suoi occhi su di me che mi scrutano attentamente mentre cerco di finire il problema che avevo lasciato a metà.

Questa volta non sono davanti ad una porta però.

<Perché mi fissi?> chiedo

<Non posso?> ribatte con la sua voce profonda

<Sì... cioè no... cioè... fai come vuoi, ma mi metti a disagio> odio quando le parole mi escono in questo modo confuso.

<Ti metto a disagio?> ride <spero che sua maestà voglia perdonarmi> mi prende in giro continuando a ridacchiare.

<Potresti smetter..>

<Bene, vedo che abbiamo una coppia molto affiatata laggiù> sento dire dall'insegnante che porta l'attenzione di tutta la classe su di noi.

Entro nel panico, questa è l'ultima cosa che avrei voluto che accadesse.

Do un'occhiata rapida alla classe: tutti gli occhi sono puntati su di me.

Ora mi sento proprio a disagio.

<Signorina mi dia la risposta del problema> continua rivolgendosi a me.

Esito per qualche secondo e poi riesco a parlare <Non sono ancora arrivata al risultato>

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