•Capitolo 7•|Una dolce nevicata|

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Scendo e alla fine delle scale trovo Alex, dopo settimane a non vederlo i suoi occhi mi fanno tremare le gambe, mi perdo in quel verde smeraldo ed è quando comincia a parlare che comincio a non capire davvero più un cazzo, mi sforzo a capire cosa dice.
ALEX- Hey Sara... volevo dirti che io alla nostra amicizia ci tengo davvero tanto e non voglio che finisca o che si indebolisca, ed è per questo che sono qua, sono qua per chiederti di trovare un modo per farti passare la cotta per me perché io amo Ambra e te non sarai mai niente d'altro che una mia ottima amica.
A quelle parole il mio corpo si irrigidisce e mi sento come congelata, ghiacciata dalle parole uscite dal cuore di ghiaccio di Alex.
IO- Alex, la porta è là, prendila e non tornare mai più ti prego... io ho bisogno di te ma te non hai bisgono di me, ADDIO ALEX.
L'ultima frase l'accompagnai con delle lacrime che non riuscì a fermare nemmeno dopo 3 ore che quella discussione finì.
Ormai sono le 8 di sera e io sono chiusa in lacrime, sdraiata sul letto a piangere guardando le polaroid di me ed Alex, una, due, la terza... siamo io e Alex con delle felpe con scritto King e Queen.

Frugando tra le altre polaroid trovo quella del nostro primo abbraccio

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Frugando tra le altre polaroid trovo quella del nostro primo abbraccio.
Mi crolla il mondo addosso, penso ai suoi capelli tutti sconpigliati, alla sua voce così perfetta, al suo fisico e al suo carattere, tutto mi distrugge di lui.
Sono le 8.30 pm. e scendo a cenare, mia madre mi ha preparato le lasagne che a me piacciono tanto ma stranamente non ho appetito, mangio un quarto scarso del mio piatto e me ne torno in cameraa, vado a fare la doccia e mi faccio giusto due tagli.
Alle 10 sono già a letto e mi addormento subito, la mattina dopo mi sveglio alle 12.30 essendo sabato, non ho appetito e così evito di mangiare, vado a salutare Luca e Matteo nelle loro stanze e me ne torno in stanza, guardo fuori dalla finestra e una morbida coperta bianca ricopre tutta New York.
Decido allora di indossare pantaloni strappati sulle ginocchia neri e un maglione largo bianco, mi trucco con rossetto rosso scuro e ombretto oro, manca poco meno di un mese a natale e così chiedo alla mamma se possiamo andare a comprare gli addobbi natalizi, alla mia proposta si emoziona e corre subito a prepararsi.
Siamo in auto quando mia madre si ferma e mi chiede di aspettare qui in auto per mezz'oretta, io le dico che me ne vado al parco vicino all'auto e lei annuisce e se ne va a casa di questa sua nuova amica.
Entro nel parco, la neve che delicatamente si appoggia sui miei capelli, tutto tace, nessun rumore fastidioso, solo risate di bambini felici  e...
X- Sara... ciao.
Questa voce, sangue ghiacciato mi passa nelle vene, speravo di non risentirla mai più, non voglio rispondere, non voglio girarmi e ridargli la possibilità di distruggermi di nuovo, no non gli darò questo potere, se dovrò, sarò ciò che odia.
IO- Alex, ciao.
ALEX- Come va Queen?
IO- Non mi chiamare mai più così, mi hai già distrutta abbastanza non pensi?
ALEX- Ti sei tagliata?
IO- Si...
ALEX- Ti ho detto che non voglio che ti tagli, ti ho già anche detto che se ti saresti tagliata ancora io ti avrei cancellato dalla mia vita, saresti diventata un niente.
IO- Sei tu che... (lo guardai meglio, i suoi capelli biondi scompigliati con dei delicati fiocchi di neve che ci danzano sopra, il suo sorriso sempre presente e quei occhi che mai dimenticherò) che mi fai del male!
ALEX- Sei debole, sii forte.
IO- E perché dovrei?
ALEX- Per te, perché non ti piaci, ah se vuoi soffrire fai pure, a me non cambia niente.
IO- Ma cosa ti ho fatto Alex?
ALEX- Non posso permettere che tu dipenda da me, ti farò sempre e solo più male, io non voglio te e quindi starai sempre male per causa mia. È già successo però con ragazze che tenevano a me molto meno di quanto ci tieni tu, sei una delle prime che è così legata a me.
IO- Si, e te mi hai distrutta, scusami ora devo andare, buona giornata. Salutami la tua cagna, oh scusa volevo dire Regina.
Me ne tornai in auto e scoppia in lacrime, gocce salate tinte di nero danzano sul mio viso fino a che non crollano e cadono sulle mie mani macchiando quest'ultime anch'esse di nero.
Con la manica della giacca mi pulisco il viso e fingo un sorriso ler quando arriva mia madre.

Io odio tutto di te, perché dovrei amarti?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora